DELLA VERITA' E DELLA NECESSITA'
Nina
e Teo, Antonio Ventura, Alejandra Estrada (trad. Elena Cannelli)
Kalandraka
2018
ILLUSTRATI
PER PICCOLI (dai 4 anni)
"'Stai
attento, Teo, se non mi ascolti non ti racconterò più nessuna
storia.'
L'animale
osservò la piccola con sguardo sorpreso. 'Sarà arrabbiata? Sembra
di sì..., però non capisco perché mi stia dicendo questo.' Nina
smise di guardare il gatto e tornò al suo libro. 'Allora l'orso
raccolse con le sue grandi zampe anteriori la topolina...'"
Per
terra una bambina, il suo gatto e un libro. Lei sfoglia, racconta,
guarda, guarda ancora più da vicino, parlotta con il gatto. Si
allontana, va a bere e poi ritorna. Il gatto si struscia, fa le fusa,
le si siede davanti e l'ascolta e poi, sul più bello, scompare dalla
sua vista, inghiottito da una poltrona. La bambina si interroga se
sia davvero lui che fa capolino tra i banchi del pesce disegnati nel
libro? Chissà...
Come
fanno spesso i gatti, dal nulla, quando Nina è di nuovo sprofondata
nella sua lettura, Teo riappare: si insinua nuovamente tra lei e il
libro.
Come accade tra bambini e animali, anche in questo preciso contesto, sembra che i due abbiano molto da dirsi.
Di
Nina e Teo la prima cosa che colpisce, come è giusto che sia, è la
copertina. Poi arriva il nome dell'autore che è garanzia di qualità e stile.
Lo
apri, lo sfogli e la seconda cosa che cattura lo sguardo e il tatto è
il tipo di illustrazione e il tipo di libro: disegno monocromo dal
vero a matita su carta uso mano.
Secondo
elemento che accentua la sensazione di non avere sotto gli occhi un
libro qualsiasi, ma un libro curato in ogni suo elemento.
A
una lettura frettolosa, la prima è sempre così, non ci si accorge,
se non in fondo, che tutto quello che si è letto e visto non è
esclusivamente una storia affettuosa tra una bambina e il suo gatto.
Non
è solo un bell'albo illustrato, ma è anche un regalo. O, per meglio
dire, leggendo la dedica, si tratta di un omaggio a Gabrielle
Vincent. E allora si ritorna indietro e con un occhio più
consapevole, si scopre che il libro fra Teo e Nina e proprio uno dei
libri della Vincent.
A
ben vedere, nelle pagine gialle si intravede l'orso e la topolina.
L'omaggio
però non è solo alla sua arte, ma a tutti coloro che hanno amato le
sue storie, i suoi disegni e a tutti quei bambini e bambine che hanno
letto di Ernest e Célestine o a tutto coloro che si sono commossi
per il suo cane solo sulla strada.
Con
paragonabile virtuosismo Alejandra Estrada, in omaggio alla Vincent,
ne 'cita' lo stile. Disegna con sole tre matite grasse, con un segno
che ha il l'apparente indefinitezza del bozzetto e contemporaneamente
la sicurezza della resa di volumi e spazio (e non solo quello della
pagina), di corpi reali in movimento.
Ma
altrettanto virtuoso e ossequioso nei confronti dell'illustratrice
belga, appare il testo a tre voci creato da Ventura.
Come
Gabrielle Vincent fece con la sua matita, senza neanche una parola,
così anche Antonio Ventura racconta una storia al limite del
silenzio, con suggestioni forti che non si chiudono mai in una sola
risposta, ma lasciano aria intorno a tutto ciò che l'occhio vede. E
in quell'aria si può generare pensiero.
Cosa si potrebbe chiedere di
più a un libro?
In
una bella intervista di qualche anno fa Antonio Ventura, scrittore ed
editore raffinato e colto, con una passione per la pittura, sosteneva
che ogni libro per essere un buon libro deve essere il frutto
costante di una ricerca da parte dell'autore verso verità e
necessità. Mi pare che entrambe qui ci siano, tanto nelle parole
quanto nel disegno: l'urgenza di entrambi gli autori di rendere
omaggio a una grande artista, e al suo modo di raccontare; l'urgenza
di farlo sotto forma di storia illustrata per i più piccoli. E la
verità? È in quello splendido -perché così sapiente e
consapevole- modo di disegnare bambini e gatti che dimostra Alejandra
Estrada; ma anche in quel delicato modo di raccontare con poche
parole l'infanzia e la gattitudine, rispettandone tutti i misteri che
le rendono, entrambe, imperscrutabili.
Non
è il primo libro in cui Ventura e Estrada si incontrano. Viene da
pensare che li tenga insieme con così tanta armonia il loro modo di
essere nel mondo. Tutti e due, con percorsi ed esiti diversi, hanno più
volte dimostrato di aver bisogno di una sconfinata libertà di
azione. Entrambi non sono capaci di accontentarsi di un unico
mestiere, ma spaziano in molteplici direzioni. L'editoria,
l'illustrazione, la scrittura, l'insegnamento, l'arte....
Entrambi,
poco o affatto frequentati dall'editoria italiana, meriterebbero ben
altra attenzione. In particolare Alejandra Estrada, mai pubblicata in
Italia, pare abbia molto da dire sia nel campo dell'illustrazione,
sia nel campo artistico più puro. Il suo percorso, guardando le
opere d'arte che concepisce, attesta quanto sia labile, talvolta, il
discrimine fra questi due codici espressivi; essi sono a
tutti gli effetti campi di sperimentazione. E non è un caso che
sempre più spesso si individuino punti di tangenza tra
l'illustrazione e la pittura e che sempre di più la prima sia da
considerare come imprescindibile fonte di ispirazione per la seconda.
Carla
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