DALLA PARTE DEI VINTI
Torna, attesissimo, Paul Dowswell con
un nuovo avvincente romanzo storico, ambientato, questa volta, nella
Berlino occupata nel maggio del ‘45 dall’Armata Rossa.
Protagonisti, un gruppo di ragazzini,
miracolosamente scampati ai bombardamenti che hanno praticamente raso
al suolo la città. Ci sono due fratelli, Otto e Ulrich, quest’ultimo
ancora sedotto dalla fantasia di un ritorno del Reich; Helene,
coetanea di Otto e amica di famiglia, e due gemelli, quattordicenni,
di poco più piccoli degli altri.
La loro vita quotidiana è scandita
dalla ricerca del cibo, ovvero dal frugare fra le rovine della città
per trovare qualcosa da barattare. Si imbattono, a un certo punto,
in una bambina rimasta sola, che si aggiunge alla sparuta compagnia.
Sopravvivere non è facile,
l’occupazione sovietica è durissima, e, nello stesso tempo, fra le
macerie si aggirano bande di criminali disposti a tutto.
I gemelli, Klaus ed Erich, si divertono
a cercare mine e granate inesplose, Ulrich cerca le tracce della
resistenza nazista, i cosiddetti Lupi Mannari e s’imbatte in un ex
ufficiale delle SS, che lo utilizza per svolgere i suoi loschi
traffici. Questo legame, che alimenta nel giovane Ulrich fantasie di
improbabili rivincite belliche, è il centro narrativo della seconda
parte del romanzo, in cui sulla descrizione della città distrutta e
della vita grama dei berlinesi prende il sopravvento l’azione:
Otto, inseguito da una banda di ragazzini, si nasconde in un tubo di
areazione e viene morso da un ratto. La sua ferita si infetta ed è
necessario procurarsi la rarissima penicillina. Per ottenerla Ulrich
decide, con la complicità, ambigua, di un medico, di rubare dei
preziosi disegni custoditi dal gerarca nazista, provocandone la
rabbiosa reazione. Da qui, un susseguirsi di colpi di scena, di
ribaltamenti di fortune che lasceranno una scia di lutti, ma anche di
rinnovata speranza.
I figli del Lupo. Berlino 1945:
sopravvivere non è un gioco, pubblicato come i precedenti romanzi di
Dowswell, da Feltrinelli, è un grande romanzo corale, che, come in
L’ultima alba di guerra,
nel presentarci con il massimo realismo accettabile da un pubblico di
lettrici e lettori giovani le conseguenze della guerra, ci tiene
incollati alle pagine con la sua innegabile capacità di coniugare
azione e descrizione, romanzo storico e avventura. Ancora una volta,
si sente l’accorata partecipazione dell’autore alle vicende di
chi poco ha voluto e deciso, ma è costretto a subire prima le
conseguenze di una guerra spietata e poi l’occupazione da parte
delle forze alleate. Un mondo che si sgretola davanti agli occhi dei
più giovani, lasciando macerie fisiche e psicologiche. Il contrasto
fra i due fratelli, uno proiettato verso il futuro, l’altro ancora
legato all’ideologia nazista, con la consapevolezza che ne può
avere un ragazzino, ben rende lo smarrimento e la confusione che si
sono determinati dopo la sconfitta sui campi di battaglia. Un popolo
annientato, che si è progressivamente rivelato a se stesso come
l’artefice di una delle più brutali e inumane tragedie del
Novecento.
Notevole anche la chiosa finale, che
esprime la nostra stessa ambivalenza nei confronti dell’esercito
sovietico, la cui resistenza al nemico nazista ha consentito agli
alleati di vincere la guerra, ma, nello stesso tempo, ha imposto
tutta la durezza e la crudeltà di un’occupazione che lasciava ben
poche speranze ai civili inermi.
E qui sta uno degli aspetti più
interessanti di questo romanzo: i buoni non sono solo buoni, i
cattivi, almeno alcuni fra questi, in questo caso chi ha sostenuto
con entusiasmo un regime folle e nefasto, non sono solo cattivi. E
questa ambiguità, che è nelle cose, è nella natura umana,
attraversa i personaggi, rendendoli credibili e dolenti
nell’incertezza e nelle poche decisive speranze.
I ‘sommersi’ e i ‘salvati’ di
questa storia ci restano impressi nella memoria nel loro
rappresentare quella parte di umanità che subisce la guerra, con
tutto il portato di disumanità che tutte le guerre comportano; le
violenze, i tradimenti, gli espedienti per vivere, gli atti di
anonimo eroismo.
Bella lettura, intensa e coinvolgente,
direi necessaria per diventare grandi, per ragazzi e ragazze a
partire dai tredici anni.
Eleonora
“I figli del Lupo. Berlino 1945:
sopravvivere non è un gioco”,
P. Dowswell, Feltrinelli Up 2018
Nessun commento:
Posta un commento