BUONANOTTE, BUONA NOTTE!
C'è un rinofante
sul tetto!, Marita Van Der Vyver, Dale Blankenaar
(trad. Virginia
Portioli)
LupoGuido 2018
ILLUSTRATI PER PICCOLI
(dai 5 anni)
"Daniel va a
dormire per la prima volta a casa dei nonni. Il nonno gli legge la
storia di un soldato valoroso. La nonna gli canta la canzone di un
topolino coraggioso che corre sopra un orologio. Adesso è ora di
addormentarsi.
Il letto però non è
comodo come il suo. La stanza gli sembra più buia della sua. E sente
uno strano rumore sul tetto..."
Potrebbero
essere rinofanti suggerisce Daniel al nonno accorso alla sua
invocazione. Il nonno sa che dai rinofanti non c'è nulla da temere e
con un paio di colpi di bastone sul soffitto mette in fuga quelle
bestie. Uscito il nonno dalla camera, un altro rumore, dietro la
tenda della doccia, spaventa quel bambino. È la nonna a far scappare
il coccopotamo dalla vasca: basta fare bu. Ma nel buio della stanza
da quello spiraglio aperto tra le ante dell'armadio brillano gli
occhi di una dragoraffa. Il nonno bussa sull'armadio e poi lo apre
all'improvviso per scoprire che nessuna dragoraffa si nasconde lì,
sul ripiano solitario il maglione della nonna con i suoi bottoni
luccicanti.
La
notte di Daniel è piena di paure. Sotto il letto c'è qualcosa...e
sopra il letto cosa ronfa?
Per
Goya il sonno della ragione genera mostri, per un bambino il buio
della notte genera mostri. È capitato a tutti, una prima volta di
dormire nella casa dei nonni, diversa per forme e per odori dalla
propria.
Ed è capitato a tutti di immaginare, in quel luogo
inconsueto, in una penombra tutta diversa presenze sconosciute.
Scomode e inquietanti.
Il
buio - va detto - fa paura ovunque, ma laddove i profili degli
oggetti e dei luoghi sono la consuetudine, l'immaginazione va più
lentamente e il sonno, quando deve arrivare, arriva. E anche se i
nonni sono garanzia di protezione, tuttavia la loro casa avvolta
nell'oscurità può far paura anche al più coraggioso dei nipoti.
Scritto
più di vent'anni fa per la prima volta, quindi ripubblicato in anni
più recenti, C'è un rinofante sul tetto! di Marita Van Der
Vyver, prolifica scrittrice afrikaans, è un sapiente concentrato di
topoi dell'immaginario, infantile e non solo, legati al
mistero e all'inquietudine. Non direi che sia necessario citare
esempi eclatanti per la letteratura e per il cinema in cui tetti,
armadi socchiusi, tende e coperte nascondono un pericolo imminente e
potenzialmente fatale.
Ognuno di noi ha i propri, così come ognuno
di noi ha ricordi ben precisi della casa dei nonni, per la prima
volta in notturna.
Ulteriore
merito di questo albo risiede nella costruzione del testo e nella sua
musicalità: se da un lato il turbamento per rumori e ombre ha
qualcosa di spaventoso, dall'altro trova una sorta di antidoto nel
divertente elenco di mostri, frutto della fusione tutta fantastica di
animali effettivamente esistenti e quindi come tali riconoscibili.
A
questo si aggiunga un ritmo di narrazione equilibrato e ben
cadenzato, a tal punto da creare nel lettore una immediata
aspettativa, il più delle volte riconfermata.
Fatta
eccezione per il colpo di coda finale che spariglia le carte del
gioco.
In
questa seconda vita di C'è un rinofante sul tetto! l'illustratore
è cambiato, ma un filo rosso lo lega al primo, dato che nella sua
carriera è stato suo mentore e maestro: il grandissimo Piet Gobler è
l'illustratore dell'edizione del 1996, mentre il giovane Dale
Blankenaar di quella attuale.
Giovane
illustratore e designer sudafricano, Blankenaar da Gobler dice di
aver ereditato quel sottile senso dell'oscuro che parla a grandi e
piccoli. A me non pare di ritrovare in queste tavole sempre sull'orlo
del macabro i temi cari a Gobler, che ricordo come autore solare e
coloratissimo. Mi pare che siano piuttosto le atmosfere lacombiane o
goreyane a caratterizzare il suo disegno. Originale, qui più che
altrove, nell'uso di una tecnica mista mi pare felice nella
costruzione spaziale degli interni asfittici, e nei tagli prospettici
arditi.
Certamente più originali rispetto all'iconografia dei
mostri. Divertimento nella scoperta dei dettagli, moltissimi, e
nell'impaginazione così mutevole che testimonia una dimestichezza da
grafico nell'impostare il rapporto tra immagine e testo.
Tuttavia,
a prenderlo in mano, non riesco a non pensare a una somiglianza con i
libri di Jeremy Holmes e in particolare, forse per il formato (anche
se decisamente meno complesso), al bellissimo C’era una
volta una vecchia signora che ingoiò una mosca (Aliberti
2010), che all'epoca vinse il Bologna Ragazzi Award. A ben vedere, il
piccolo Daniel con i suoi occhi sgranati di paura sembra il cugino
dei mitici gemelli John e Abigail Templeton (Gallucci, 2013; 2014).
Solo un po' più fifone di loro.
Carla
Nessun commento:
Posta un commento