mercoledì 1 agosto 2018

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


BUONANOTTE, BUONA NOTTE!

C'è un rinofante sul tetto!, Marita Van Der Vyver, Dale Blankenaar
(trad. Virginia Portioli)
LupoGuido 2018


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)


"Daniel va a dormire per la prima volta a casa dei nonni. Il nonno gli legge la storia di un soldato valoroso. La nonna gli canta la canzone di un topolino coraggioso che corre sopra un orologio. Adesso è ora di addormentarsi.
Il letto però non è comodo come il suo. La stanza gli sembra più buia della sua. E sente uno strano rumore sul tetto..."

Potrebbero essere rinofanti suggerisce Daniel al nonno accorso alla sua invocazione. Il nonno sa che dai rinofanti non c'è nulla da temere e con un paio di colpi di bastone sul soffitto mette in fuga quelle bestie. Uscito il nonno dalla camera, un altro rumore, dietro la tenda della doccia, spaventa quel bambino. È la nonna a far scappare il coccopotamo dalla vasca: basta fare bu. Ma nel buio della stanza da quello spiraglio aperto tra le ante dell'armadio brillano gli occhi di una dragoraffa. Il nonno bussa sull'armadio e poi lo apre all'improvviso per scoprire che nessuna dragoraffa si nasconde lì, sul ripiano solitario il maglione della nonna con i suoi bottoni luccicanti.
La notte di Daniel è piena di paure. Sotto il letto c'è qualcosa...e sopra il letto cosa ronfa?

Per Goya il sonno della ragione genera mostri, per un bambino il buio della notte genera mostri. È capitato a tutti, una prima volta di dormire nella casa dei nonni, diversa per forme e per odori dalla propria. 


Ed è capitato a tutti di immaginare, in quel luogo inconsueto, in una penombra tutta diversa presenze sconosciute. Scomode e inquietanti.
Il buio - va detto - fa paura ovunque, ma laddove i profili degli oggetti e dei luoghi sono la consuetudine, l'immaginazione va più lentamente e il sonno, quando deve arrivare, arriva. E anche se i nonni sono garanzia di protezione, tuttavia la loro casa avvolta nell'oscurità può far paura anche al più coraggioso dei nipoti.
Scritto più di vent'anni fa per la prima volta, quindi ripubblicato in anni più recenti, C'è un rinofante sul tetto! di Marita Van Der Vyver, prolifica scrittrice afrikaans, è un sapiente concentrato di topoi dell'immaginario, infantile e non solo, legati al mistero e all'inquietudine. Non direi che sia necessario citare esempi eclatanti per la letteratura e per il cinema in cui tetti, armadi socchiusi, tende e coperte nascondono un pericolo imminente e potenzialmente fatale.


Ognuno di noi ha i propri, così come ognuno di noi ha ricordi ben precisi della casa dei nonni, per la prima volta in notturna.
Ulteriore merito di questo albo risiede nella costruzione del testo e nella sua musicalità: se da un lato il turbamento per rumori e ombre ha qualcosa di spaventoso, dall'altro trova una sorta di antidoto nel divertente elenco di mostri, frutto della fusione tutta fantastica di animali effettivamente esistenti e quindi come tali riconoscibili. 
A questo si aggiunga un ritmo di narrazione equilibrato e ben cadenzato, a tal punto da creare nel lettore una immediata aspettativa, il più delle volte riconfermata.
Fatta eccezione per il colpo di coda finale che spariglia le carte del gioco.
In questa seconda vita di C'è un rinofante sul tetto! l'illustratore è cambiato, ma un filo rosso lo lega al primo, dato che nella sua carriera è stato suo mentore e maestro: il grandissimo Piet Gobler è l'illustratore dell'edizione del 1996, mentre il giovane Dale Blankenaar di quella attuale.
Giovane illustratore e designer sudafricano, Blankenaar da Gobler dice di aver ereditato quel sottile senso dell'oscuro che parla a grandi e piccoli. A me non pare di ritrovare in queste tavole sempre sull'orlo del macabro i temi cari a Gobler, che ricordo come autore solare e coloratissimo. Mi pare che siano piuttosto le atmosfere lacombiane o goreyane a caratterizzare il suo disegno. Originale, qui più che altrove, nell'uso di una tecnica mista mi pare felice nella costruzione spaziale degli interni asfittici, e nei tagli prospettici arditi. 


Certamente più originali rispetto all'iconografia dei mostri. Divertimento nella scoperta dei dettagli, moltissimi, e nell'impaginazione così mutevole che testimonia una dimestichezza da grafico nell'impostare il rapporto tra immagine e testo.


Tuttavia, a prenderlo in mano, non riesco a non pensare a una somiglianza con i libri di Jeremy Holmes e in particolare, forse per il formato (anche se decisamente meno complesso), al bellissimo C’era una volta una vecchia signora che ingoiò una mosca (Aliberti 2010), che all'epoca vinse il Bologna Ragazzi Award. A ben vedere, il piccolo Daniel con i suoi occhi sgranati di paura sembra il cugino dei mitici gemelli John e Abigail Templeton (Gallucci, 2013; 2014). Solo un po' più fifone di loro.



Carla

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