UNA GUERRA NELLA GUERRA
Avi, pseudonimo del pluripremiato
scrittore americano Edward Irving Wortis, è conosciuto in Italia
soprattutto per romanzi d’avventura come ‘Le avventure di Charlotte Doyle’,
romanzi scritti con grande mestiere e inventiva.
In ‘La folle guerra dei bottoni’,
pubblicato ora nella collana Feltrinelli up, cambia completamente
registro, almeno rispetto a quanto già pubblicato in Italia. Si
tratta, infatti, di un durissimo romanzo a sfondo storico, ambientato
in un villaggio polacco durante la Prima Guerra Mondiale, che ha però
al suo centro la vicenda di un gruppo di ragazzini e la loro folle
lotta per la supremazia.
In breve, la trama: nel villaggio
polacco stazionano militari russi, fino a quando non arriva
l’esercito tedesco, preceduto da un bombardamento aereo. I russi si
ritirano al di là della foresta vicina al villaggio. In questo lasso
di tempo un gruppo di ragazzini, i cui esponenti principali sono
Patryk, l’io narrante, e Jurek, dalla forte personalità e dalle
grandi ambizioni. Un loro passatempo è gareggiare e fare prove di
coraggio. Nasce l’idea di una nuova gara, il cui vincitore sarà
proclamato re: rubare bottoni dalle uniformi dei soldati. Se
all’inizio questo può apparire facile, con l’arrivo della guerra
vera, l’occupazione tedesca e poi la battaglia finale fra russi e
tedeschi, la sfida diventa sempre più pericolosa e carica di
conseguenze anche tragiche.
Della tragedia questo romanzo richiama
la struttura, laddove già nell’incipit sono enunciati i drammi che
seguiranno e il lettore e la lettrice son lì, a ogni giro di
pagina, a chiedersi quando e come si concretizzerà quello che non
può non accadere.
Questo detto con una sintesi
strettissima, perché mi preme raccontare i diversi approcci che il
romanzo consente.
Il primo, forse il più immediato, è
la descrizione della guerra, di una guerra di posizione in cui i
civili sono spettatori e vittime nello stesso tempo, con il
capovolgersi dei fronti, l’alternarsi di fasi di relativa
tranquillità fino alla distruzione totale. Le vicende, i movimenti
degli eserciti, le loro caratteristiche sono raccontati attraverso
gli occhi del protagonista, il dodicenne Patrik, che in vita sua non
si è mai allontanato dal villaggio e conosce ben poche cose del
mondo. Lui, come gli altri abitanti, sa poco del perché di quel
conflitto, sa solo che oggi a comandare sono i russi, domani saranno
i tedeschi e poi i russi con i francesi e poi ci sarà solo la fuga.
A differenza de ‘L’ultima alba di guerra’, il punto di vista
resta fisso sui ragazzini, che assistono, e loro malgrado ne sono
coinvolti, alle vicende militari.
Il secondo aspetto, forse più
spiazzante, è proprio quello del gruppo di bambini o poco più,
presi in una loro guerra, che non ha niente di spensierato e di
giocoso. E’, in piccolo, una lotta per la supremazia fra Patrik,
più ragionevole e maturo, e Jurek, figura inquietante, ma nello
stesso tempo infantile. I ragazzi sono impauriti dalla sfida lanciata
da Jurek, che viene ogni volta rilanciata dandosi obbiettivi via via
più pericolosi, ma non riescono a sottrarvisi. Lo stesso Patryk in
realtà accetta i continui rilanci, sperando di vincere e mettere
fine alla contesa. Sembra che nessuno si renda conto veramente di
quello che stanno provocando, una catena di eventi drammatici in cui
si mescolano tradimenti, paura, coraggio, morte e salvezza. E’
centrale la fotografia di quel momento dell’adolescenza in cui la
sfida alla morte acceca il raziocinio e induce ad alzare l’asticella
sempre più in alto; non a caso è una narrazione tutta al maschile,
in cui sono tratteggiati i diversi approcci al diventare grandi: il
super-eroismo, la ragionevolezza, l’acquiescenza alla forza del
capo.
Il terzo aspetto riguarda la figura di
Jurek, eroe negativo, ma nello stesso tempo ragazzino fragile, preso
da un delirio di onnipotenza che richiama ben più tragiche figure
storiche. Jurek non si ferma davanti a nulla perché dal suo punto di
vista vincere è più importante di sopravvivere; e vincere è
raggiungere la supremazia su uno sparuto gruppetto di ragazzini
spaventati.
L’esercizio del potere in quanto tale
diventa una molla sufficiente a mettere a repentaglio la propria e
l’altrui vita.
Come si vede, c’è molta materia di
discussione, racchiusa in meno di duecento pagine che scorrono via in
una narrazione avvincente, che inchioda alla pagina.
Da quello che ho detto si evince che
questo romanzo è adatto per lettori e lettrici già maturi e
consiglierei vivamente la lettura a partire dai tredici anni.
Eleonora
“La folle guerra dei bottoni”, Avi,
Feltrinelli 2018
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