mercoledì 31 ottobre 2018

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


DARE VOCE A CHI NON L’HA


Ultimo come data di pubblicazione italiana, primo come data di pubblicazione originale, ‘Il pavee e la ragazza’ chiude la collana a lei dedicata dall’editore Uovonero, che con grande intelligenza ha scelto di tradurre l’opera di Siobhan Dowd.
La Dowd è stata un personaggio anomalo nel panorama editoriale, votata com’era a sostenere, con i suoi romanzi e la sua fondazione, le ragioni di chi non ha voce.
Quello che viene pubblicato ora è un racconto lungo, illustrato da Emma Shoard, entrato in una antologia dedicata al razzismo e racconta la situazione di una popolazione nomade irlandese, i pavee, vicini per stile di vita ai nostri zingari, termine più rispondente e onnicomprensivo della molteplicità dei gruppi nomadi.
Dunque, la storia: il protagonista è Jim, che vive con la famiglia in un accampamento vicino a Dundray, circondati, ovviamente, dall’ostilità della comunità locale.
Lui e gli altri ragazzi sono costretti ad andare a scuola, dove ogni pretesto è buono per farli oggetto di scherno, di insulti, minacce. C’è ovviamente una banda di bulli, capitanata da Moss Cunningham, che cerca costantemente l’occasione per dargli una lezione, ma c’è anche Kit, una ragazzina dall’uniforme troppo larga e con un pessimo padre. Fra Kit e Jim nasce prima una grande amicizia, lei gli insegna a leggere qualche parola, poi qualcosa che assomiglia all’amore.


Ma, c’è sempre un ma quando le cose sembrano filare per il verso giusto, c’è una brutale perquisizione nel campo, con l’invito esplicito ad andarsene; e una altrettanto brutale aggressione a Declan, il più piccolo e delicato fra i ragazzi nomadi. Dunque, non ci vuole molto a decidere fra rimanere e combattere, o lasciare la verde terra d’Irlanda, imbarcandosi su una nave.
Nel salutare Kit, Jim le regala un sasso, scelto fra i tanti bagnati dal mare, simbolo di un legame che comunque resterà, se non altro nel ricordo.
Due osservazioni su questo libro: in primo luogo la capacità dell’autrice, che a questo ha dedicato la vita, di raccontare gli ultimi, quelli che vivono ai margini o forse sono solo un po’ diversi, senza retorica, senza un preponderante impegno pedagogico nei confronti della lettrice e del lettore. La Dowd ci racconta questa diversità, questo mondo che indiscutibilmente ha luci e ombre, senza contrapporre noi e loro, loro, i pavee buoni e noi, i buffer, o i gagé, o gaggi, come ci chiamano i rom, cattivi. La realtà è complicata e talvolta l’unico modo di continuare a essere se stessi è fuggire.


Il secondo aspetto, collegato al primo, è la capacità di farci entrare nella testa di questi presunti ‘diversi’, di descriverceli con quel senso di comune umanità che contraddistingue la Dowd. Ragazzi come tutti gli altri, alla ricerca di un contatto con un mondo che li respinge ai margini.
Infine, soprattutto in considerazione del fatto che questo è l’ultimo volume degli scritti di Siobhan Dowd, un ringraziamento all’editore, Uovonero, che tanta cura e attenzione ha messo nel tradurre questi testi. Cura, attenzione che si colgono nella scelta delle parole, nell’accuratezza della traduzione, nella valorizzazione di un testi che sono diventati un riferimento nelle letture dei ragazzi di oggi.
Direi che in tempi come questi, in cui la classifica degli esclusi si allunga ogni giorno di più, consiglio la lettura in classe per ragazzi e ragazze a partire dagli undici anni.

Eleonora

“Il pavee e la ragazza”, S. Dowd con le illustrazioni di E. Shoard, Uovonero 2018



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