IL MERAVIGLIOSO
Le fate formiche,
Shin Sun - Mi
Topipittori 2018
ILLUSTRATI PER PICCOLI
(dai 4 anni)
"Una notte
d'inverno.
Per tutto il giorno
il bambino aveva avuto caldo. Poi freddo. Poi di nuovo caldo.
Aprì gli occhi,
svegliato da un rumore lieve sotto il cuscino.
'Mamma?'
'Shhh! Non
svegliarla'.
'Saremo noi a
prenderci cura di te al posto suo'.
'Ma voi... chi
siete?'"
Sono
le fate formiche. Piccole, numerose, silenziose, eleganti e magiche
si prendono cura di questo bambino, perché la sua mamma, seduta lì
accanto, si è addormentata. È stanca di aver vegliato a lungo sulla
sua febbre. E mentre lei, lentamente si sdraia, le fate formiche si
adoperano perché lui prenda la medicina, e perché la mamma riposi
finalmente. Loro la conoscono bene e da molto tempo, spiegano al
piccolo. Dal giorno in cui lei, bambina, le vide per la prima volta e
divenne loro amica, donando loro un piccolo anello.
Quello
stesso anello che, ora che sono tornate, hanno portato in ricordo.
Infilato al dito della mamma, ha il potere di riaccendere il lei
l'infanzia trascorsa e, per incanto, tornare bambina e con il suo
bambino e con le fate formiche giocare.
Dove
ci sono le fate c'è incanto. E allora il tempo sospende il suo corso
consueto, come in ogni fiaba che si rispetti, in attesa che gli
eventi gli indichino la direzione da prendere.
Lo
spazio, altrettanto sospeso, vibra e brulica di piccole meraviglie
che accadono sotto gli occhi di un bambino appena sfebbrato.
Le fate,
piccole e bellissime, si muovono sicure entro l'indefinitezza di uno
spazio quasi vuoto in cui, unici abitanti, sono una giovane mamma con
il suo bambino e il suo gatto e unici oggetti che appaiono e
scompaiono, una bacinella, un flacone di medicina, un cucchiaio,
cuscini, coperte, uno scrigno e un anello.
Oggetto
magico per eccellenza, l'anello ha il dono di trasformare la realtà.
Se
a raccontare a parole tutto questo non si fa alcuna fatica, molto più
difficile è rappresentarlo visivamente senza svelare allo sguardo il
lato meraviglioso del racconto. È un gioco di prestigio. E quella
che fino a un momento prima era una giovane donna ora è tornata
bambina, attraverso l'impercettibile cambiamento di alcuni dettagli.
Da
qui in poi è il disegno, ora occupa l'intera pagina, a guidare la
narrazione, a riempire i tanti silenzi del testo che tace ovviamente
su un tempo che va e che, come passato, magicamente ritorna. E sempre
al disegno sono affidate le piccole storie che accadono sullo sfondo
del racconto principale e di cui il gatto rosso e le piccole fate
sono protagonisti.
Il
virtuosismo di aver immaginato una storia del genere parte da un
altro virtuosismo: quello che qualifica le tavole che da anni Shin
Sun - Mi realizza, popolandole di fate formiche. Come qui, agiscono
ai margini della vita quotidiana delle persone, nelle loro case sono
presenze costanti che, non viste, incidono a modo loro sulla realtà.
Lì
e qui due temi a lei cari: la femminilità e la tradizione,
raccontati attraverso gli occhi dell'infanzia e del ricordo.
Il
virtuosismo si esprime dunque a diversi livelli: quello più evidente
sta proprio nella composizione delle illustrazioni. Curatissime in
ogni particolare: a partire dai bellissimi hanbok, gli abiti
tradizionali coreani, che fa indossare a tutte le protagoniste
femminili, come a voler ribadire un tempo 'fuori dal tempo'.
Elegantissime, le fate formiche si muovono in assoluta naturalezza,
circostanza che ce le rende familiari, nonostante il contesto così
lontano.
Accanto
a questa raffinatezza estrema, la firma-sigillo, ma in particolare il nodino del filo rotto che è un
piccolissimo capolavoro di sensibilità applicata al disegno, c'è
una ironia sottile sottile come quel filo lì riannodato. Nel piccolo
oggetto che la madre ha vicino e poi tiene in mano prima di cedere al sonno (io credo
di sapere cos'è), nel disegno del cuscino del bambino, in quelle
labbra serrate del piccolo, in alcune goffate che fanno le fate. E
ancora, secondo la migliore tradizione letteraria e illustrata di
piccoli esserini che vivono nel mondo dei grandi, anche qui le fate
riutilizzano in modo 'alternativo' gli oggetti di uso comune.
Accanto
alla raffinatezza e all'ironia c'è però anche un ulteriore elemento che
deve essere ricordato: la sapienza nell'utilizzare l'albo illustrato
- nei suoi confini del foglio, e nelle sue poche pagine a
disposizione - come forma perfetta di un racconto. Dalle immagini chiuse
in cornice che raccontano il presente, alla tavola a piena pagina che
racconta il meraviglioso, alla sequenza che racconta la crescita,
alle tavole che condividono lo spazio con il testo, laddove il
dialogo diventa chiave di lettura imprescindibile (qui ho solo un
dubbio che coltivo da un po'). Insomma una grande sapienza nella
scansione del ritmo e del tempo di lettura. E a proposito del tempo,
quello interno al racconto, è evidente la volontà di non cedere
alla tentazione di chiudere la storia come se fosse un cerchio
perfetto (per intenderci, nessun ritorno nella propria camera con la
cena ancora calda, secondo il paradigma di Sendak...). Al contrario,
lasciarla apertissima a ogni futuro possibile. Sfuggente.
Carla
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