ALLA FINE DEL MARE, C'E' IL CIELO
Dolci di Luna,
Chen Jiang Hong (trad. Tanguy Babled)
Babalibri 2018
ILLUSTRATI PER PICCOLI
(dai 4 anni)
"Ogni sera, dal
giorno in cui era nato, la nonna di Tian-Zi gli aveva raccontato la
storia del Cammino del cielo e il bimbo ormai la conosceva a memoria.
Un giorno d'autunno, Tian-Zi preparò un grande zaino, salutò la
nonna e il padre e si avviò lungo il Cammino del cielo: voleva
ritrovare sua madre."
Tian-Zi vuol dire
figlio del cielo. Sua madre, la principessa Xian-Zi figlia
dell'Imperatore di Giada, dal cielo guardava ogni giorno il mondo
degli uomini, fino al giorno in cui decise di scendere sulla Terra.
Mentre camminava ammaliata da colori e profumi incontrò un uomo che
le chiese disperato di guarire la madre gravemente ammalata. Xian-Zi
non solo guarì la madre dell'uomo, ma decise di restare sulla terra
con lui. Il loro bambino è Tian-Zi. L'imperatore di Giada, resosi
conto di essere sul punto di perdere la figlia per sempre, con la
forza la riporta nel suo regno, il cielo. Ed è proprio verso il
cielo che Tian-Zi si dirige in cerca di sua madre.
Il viaggio è
lungo e pericoloso ma con l'aiuto di una gru riesce ad arrivare alle
porte del Palazzo. Ad accoglierlo tutto l'amore e la commozione della
madre che, al colmo della felicità, per lui prepara con una ricetta
segreta che sulla terra non esiste, i dolci di Luna. Si mangiano una
volta l'anno con la luna piena. Ancora una volta però è
l'imperatore che si mette in mezzo tra madre e figlio: caccia dal
regno di Giada il piccolo Tian-Zi, perché a nessun umano è concesso
viverci. Il dolore consuma la principessa a tal punto che suo padre
le concede una volta all'anno, in occasione del ritorno sulla terra
del bambino, di andare da lui con un paniere di dolci di Luna. I
primi sarà proprio lui a prepararli.
Per ricordare questa
storia, in Cina ogni anno si celebra la festa della Luna, a metà
dell'autunno: le famiglie si riuniscono per godere dello stare
insieme, e lo fanno anche mangiando i tradizionali dolci di Luna.
I fili con cui Hong è
solito tessere i suoi bellissimi racconti ci sono tutti: l'amore tra
genitori e figli, la separazione e il dolore inconsolabile, il
viaggio e il coraggio di un bambino per affrontarlo, la terra e il
cielo così diversi e lontani tra loro, la tradizione e il mito, la
magia che attraversa la fiaba. E anche il suo modo di dipingere tutto
questo è ancora lì, a conquistare lo sguardo.
Su uno sfondo di
acquerello che si muove sul foglio prendendo la forma che l'acqua gli
suggerisce, Hong governa il tratto sottile del pennino dedicato alle
figure umane. Tra questi due opposti, in una sorta di piano
intermedio, c'è il paesaggio, la botanica e l'architettura e qui il
pennello di Hong imbriglia il colore e lo domina e lo ordina per dare
forma e senso al racconto.
Alterna, come sempre, tavole che riempiono
il doppio specchio della pagina a sequenze più veloci e più
contenute che sono riflesso del ritmo narrativo che accelera o
rallenta. Certo è che alcune immagini raggiungono una potenza
evocativa rara, anche in virtù dei colori che si accendono o si
spengono a seconda del contesto.
Intense sono le tavole dedicate alla
bellezza della principessa, incorniciata dai fiori, e alla sua
disperazione per il distacco dai suoi due amori, stravolta in uno
sguardo feroce. Il percorso di viaggio del bambino, così come è
raccontato per immagini, sottolinea la sua tenacia racchiusa in un
corpo minuscolo, se paragonato alla natura circostante che lo circonda.
Tutto questo è
attraversato dal mito legato alla festa della Luna.
Lei, la luna,
meravigliosamente ritratta nella sua pienezza, è testimone muta di
quel che accade sotto di lei. Accompagna parti del viaggio, la salita
in cielo sul dorso della gru. È testimone della durezza
dell'imperatore. Talvolta, enorme sul fondo, illumina la scena,
talvolta, discreta, si vela nei contorni.
E come la luna è
protagonista, lo sono anche i dolcetti che dalla prima ereditano il
nome, la forma e un po' il colore. E, stando alla ricetta originale,
ne rievocano la presenza discreta, al loro interno, nel tuorlo d'uovo
marinato che nascondono. Quasi come fosse un omaggio, i pattern che
di solito compaiono su questi dolci di luna Hong li ripete come
elemento decorativo nei fregi architettonici o nelle grandi
piastrelle dei pavimenti.
Sono molti i motivi di apprezzamento di questo libro, ma la ragione per cui andrebbe letto a distesa risiede nella grande
verità che la gru pronuncia, piena di speranza, davanti a quel
bambino in lacrime, stanco e abbattuto: alla fine della notte non
c'è la notte, ma l'aurora, e alla fine del mare non c'è il mare, ma
il cielo.
Carla
Noterella
al margine: grazie di cuore a Francesca Archinto, che conosce evidentemente le
mie passioni. La via verso i dolci di luna si è spalancata davanti a
me. Il primo passo è stato procurarsi uno stampo adeguato e in
legno. Domani è la volta dell'anko per il ripieno...
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