E infatti, non mi
sbagliavo! Caro il mio caudato amico.
Non è da tutti
ammettere, accettare e in qualche misura assecondare il proprio lato
animale. E farlo -da grandi- in un libro per l'infanzia è ancora più
compromettente, non credi?
Ci si può giocare,
come fa Laurent Moreau nella Famiglia selvaggia1
o ancora come fa Negrin in Bestie2,
entrambe autentiche dichiarazioni di presa di coscienza e conseguente
presa in carico della questione.
Tuttavia spetta ai
colossi il compito di sferrare il colpo definitivo.
Anche a loro spetta il
merito di ammetterla, ma soprattutto quello di averla messa a canone.
Loro di bambini se ne
intendono, e questo lo sanno anche i sassolini del bosco.
E non è un caso che
tutti e tre lo facciano, ricorrendo allo stesso espediente:
'mascherando' i loro protagonisti.
Pensa a Max con il suo
vestito da lupo, pensa a Biagio e alla sua maschera rossa, o a Lila e
Ulisse che del lupo indossano addirittura la pelliccia.
Si assiste a un vero
crescendo: se in Max si codifica la belva nascosta in un bambino che
fa il selvaggio, nel contempo la si attenua in quel costume che
tanto ricorda un pigiamino.
La ferocia iniziale
sembra smussarsi con lo scorrere del tempo. E la cena calda rimette
tutto in ordine.
In Biagio, ovvero con
Ponti, si fa un piccolo passo ulteriore verso l'aspetto grottesco e
comico del bambino/bestia. La maschera per lui è il lasciapassare
verso la trasgressione, sebbene Ponti non ami la scomodità.
A lui piace piuttosto
costruire mondi alternativi e mettere su la maschera fa parte del
grande scenario, del grande gioco.
Ma è con Gregoire
Solotareff che si fa davvero sul serio.
Con lui, il gioco si fa
duro ed è la bestia che prende il sopravvento.
Per i due, fratello e
sorella, la prova a cui sono chiamati è ancora più profonda, quasi
iniziatica: mangiati dal lupo se ne devono liberare e nel farlo però,
ne assumono i caratteri.
E ciò accade in assoluta solitudine
rispetto al mondo dei grandi.
Non c'è più nulla di
rassicurante: tutto si muove nell'ambito dell'istinto, della
'bestialità' di quel bambino e di una sua 'alterità' rispetto al
mondo ordinato e conosciuto degli adulti. Ma non c'è nulla di
disperante in lui, al contrario una grande forza e vitalità che gli
permettono di attraversare il bosco, di guadare il fiume, di andare
al di là.
Ah, scoiattolo, meno
male che ogni tanto nasce un Solotareff, sennò sai che noia...
Formica, verso la branda
della notte
ps. tu lo sai vero che
io vivo stabilmente con un cane...?
Fa così bene alla
salute, nelle serate di silenzio e solitudine,
a parte il fatto che devo stare sempre attenta a che non mi
pesti.
1Laurent
Moreau, La mia famiglia selvaggia, Orecchio acerbo 2014
2Fabian
Negrin, Bestie, Gallucci 2012
3Maurice
Sendak, Nel paese dei mostri selvaggi, Babalibri 1999
4Claude
Ponti, Biagio e il castello di compleanno (trad. M. Saporiti),
Babalibri 2005
5Grégoire
Solotareff, La maschera (trad. F. Rocca), Babalibri
Mia
cara Formica…quanto hai ragione…
Non
faccio fatica a percepire quel tanto di selvatico che esiste nei
piccoli umani e anche in certi grandi è palpabile e vicino, talmente
vicino che basta un passo…come quando il piccolo protagonista de Le
streghe viene trasformato in topo per davvero, e nessun
turbamento attraversa il suo intrepido cuore, anzi proprio
l’adiacenza tra la sua natura e quello di un piccolo animale gli
permette di saltare a piè pari da una condizione all’altra,
assaporandone istantaneamente i vantaggi, pur diventando piccolo come
un topo.1
Forse
il desiderio di convivere con un animale nasce qui, lungo questo
sottilissimo confine che per alcuni è talmente sottile da poterci
vedere attraverso: al di là ci sono l’accoglienza e il rispetto…
Mi
viene in mente ad esempio Una foca in salotto, in cui a
essere accolto nella vita di un umano è addirittura un cucciolo di
foca, rimasto orfano.2
Come potrai immaginare, sono parecchi
gli sforzi necessari a ospitare in modo adeguato una bestia
tanto lontana dal contesto domestico, ma Mister Cleghorn ha così
chiare le esigenze del cucciolo che si fa in quattro: pappe su
misura, una vasca per tenerlo al
bagnato, un carrello per portarlo
in giro. La sua vita comincia a ruotare attorno ai bisogni di
questo animale e a modificarsi di
conseguenza.
E
in questo ruotare avviene qualcosa di magico che permette al nostro
ragionamento di fare uno scarto: accogliere un animale significa fare
spazio per un essere diverso e oltrepassare il limite del reale così
come fino ad allora è stato conosciuto.
Lo
stupore e la meraviglia iniziali svolgono appieno la loro funzione
magica di apertura al nuovo, come succede in modo ancora più
evidente (e divertente) in Una tigre all’ora del
tè. 3
A dar vita alla convivenza tra uomo e animale è un evento che pur
accadendo in una cornice normalissima, è assolutamente
straordinario: all’ora del tè una
tigre suona alla porta e chiede di entrare. Il fatto stupefacente
viene accolto con self control tipicamente britannico: la tigre si
ritrova al tavolo imbandito ad assaporare pasticcini, bere intere
caraffe di tè e frugare nella credenza e nel frigorifero senza che
né grandi né i bambini trovino
qualcosa da ridire. Questo cambia il tenore del gesto di
accoglienza, e la tigre assume contorni
meravigliosi e metaforici.
Ancora
tigri. Se pensi a C’è una tigre in giardino, dove la
nonna invita la nipotina annoiata ad andare a giocare in giardino,
avvertendola però della presenza di animali pericolosi.4
Nora, che è grande e un po’ troppo disincantata, sa (o crede di
sapere) che nel giardino non possono esistere insetti carnivori, orsi
brontoloni e men che meno tigri, ma la passeggiata e certi incontri
le fanno cambiare idea, soprattutto al cospetto della tigre che
diviene l’incarnazione stessa della possibilità di accedere a un
universo magico attraverso la relazione con l’animale simbolico che
sta nelle storie per bambini.
Mia
cara Formica…non riesco mai stare con i piedi per terra… un ramo
tira l’altro nel fitto intreccio dei
miei pensieri…
Ma
sento che abbiamo imboccato una strada interessante, con questa
questione del metaforico….
Ho
finito le carte e l’inchiostro, però…ti scrivo presto, non
appena le ritrovo…
Scoiattolo
P.S.
Ho sentito sai,
Formica, la tua risatina per via
delle cose che perdo e non trovo mai!
[continua]
1Roald
Dahl, Le streghe (trad. F. Lazzarato, L. Manzi), Salani 1987
2Judith
Kerr, Una foca in salotto (trad. B. Capatti), Rizzoli 2017
3Judith
Kerr, Una tigre all'ora del tè (trad. A. Macchetto), Mondadori 2016
4Lizzy
Stewart, C'è una tigre in giardino (trad. S. Ragusa), Terre di
mezzo 2017
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