mercoledì 27 marzo 2019

LETTERE DI SCOIATTOLO A FORMICA (idee a due teste)


E infatti, non mi sbagliavo! Caro il mio caudato amico.
Non è da tutti ammettere, accettare e in qualche misura assecondare il proprio lato animale. E farlo -da grandi- in un libro per l'infanzia è ancora più compromettente, non credi?


Ci si può giocare, come fa Laurent Moreau nella Famiglia selvaggia1 o ancora come fa Negrin in Bestie2, entrambe autentiche dichiarazioni di presa di coscienza e conseguente presa in carico della questione.
Tuttavia spetta ai colossi il compito di sferrare il colpo definitivo. 


Anche a loro spetta il merito di ammetterla, ma soprattutto quello di averla messa a canone.
Sto pensando a Maurice Sendak3, a Claude Ponti4 e a Grégoire Solotareff.5
Loro di bambini se ne intendono, e questo lo sanno anche i sassolini del bosco.
E non è un caso che tutti e tre lo facciano, ricorrendo allo stesso espediente: 'mascherando' i loro protagonisti.
Pensa a Max con il suo vestito da lupo, pensa a Biagio e alla sua maschera rossa, o a Lila e Ulisse che del lupo indossano addirittura la pelliccia.
Si assiste a un vero crescendo: se in Max si codifica la belva nascosta in un bambino che fa il selvaggio, nel contempo la si attenua in quel costume che tanto ricorda un pigiamino.
La ferocia iniziale sembra smussarsi con lo scorrere del tempo. E la cena calda rimette tutto in ordine.
In Biagio, ovvero con Ponti, si fa un piccolo passo ulteriore verso l'aspetto grottesco e comico del bambino/bestia. La maschera per lui è il lasciapassare verso la trasgressione, sebbene Ponti non ami la scomodità.
A lui piace piuttosto costruire mondi alternativi e mettere su la maschera fa parte del grande scenario, del grande gioco.
Ma è con Gregoire Solotareff che si fa davvero sul serio.
Con lui, il gioco si fa duro ed è la bestia che prende il sopravvento.
Per i due, fratello e sorella, la prova a cui sono chiamati è ancora più profonda, quasi iniziatica: mangiati dal lupo se ne devono liberare e nel farlo però, ne assumono i caratteri. 
 

E ciò accade in assoluta solitudine rispetto al mondo dei grandi.
Non c'è più nulla di rassicurante: tutto si muove nell'ambito dell'istinto, della 'bestialità' di quel bambino e di una sua 'alterità' rispetto al mondo ordinato e conosciuto degli adulti. Ma non c'è nulla di disperante in lui, al contrario una grande forza e vitalità che gli permettono di attraversare il bosco, di guadare il fiume, di andare al di là.

Ah, scoiattolo, meno male che ogni tanto nasce un Solotareff, sennò sai che noia...

Formica, verso la branda della notte

ps. tu lo sai vero che io vivo stabilmente con un cane...?
Fa così bene alla salute, nelle serate di silenzio e solitudine, a parte il fatto che devo stare sempre attenta a che non mi pesti.


1Laurent Moreau, La mia famiglia selvaggia, Orecchio acerbo 2014
2Fabian Negrin, Bestie, Gallucci 2012
3Maurice Sendak, Nel paese dei mostri selvaggi, Babalibri 1999
4Claude Ponti, Biagio e il castello di compleanno (trad. M. Saporiti), Babalibri 2005
5Grégoire Solotareff, La maschera (trad. F. Rocca), Babalibri


Mia cara Formica…quanto hai ragione…
Non faccio fatica a percepire quel tanto di selvatico che esiste nei piccoli umani e anche in certi grandi è palpabile e vicino, talmente vicino che basta un passo…come quando il piccolo protagonista de Le streghe viene trasformato in topo per davvero, e nessun turbamento attraversa il suo intrepido cuore, anzi proprio l’adiacenza tra la sua natura e quello di un piccolo animale gli permette di saltare a piè pari da una condizione all’altra, assaporandone istantaneamente i vantaggi, pur diventando piccolo come un topo.1
Forse il desiderio di convivere con un animale nasce qui, lungo questo sottilissimo confine che per alcuni è talmente sottile da poterci vedere attraverso: al di là ci sono l’accoglienza e il rispetto…

Mi viene in mente ad esempio Una foca in salotto, in cui a essere accolto nella vita di un umano è addirittura un cucciolo di foca, rimasto orfano.2 Come potrai immaginare, sono parecchi gli sforzi necessari a ospitare in modo adeguato una bestia tanto lontana dal contesto domestico, ma Mister Cleghorn ha così chiare le esigenze del cucciolo che si fa in quattro: pappe su misura, una vasca per tenerlo al bagnato, un carrello per portarlo in giro. La sua vita comincia a ruotare attorno ai bisogni di questo animale e a modificarsi di conseguenza.
E in questo ruotare avviene qualcosa di magico che permette al nostro ragionamento di fare uno scarto: accogliere un animale significa fare spazio per un essere diverso e oltrepassare il limite del reale così come fino ad allora è stato conosciuto.


Lo stupore e la meraviglia iniziali svolgono appieno la loro funzione magica di apertura al nuovo, come succede in modo ancora più evidente (e divertente) in Una tigre all’ora del tè. 3 A dar vita alla convivenza tra uomo e animale è un evento che pur accadendo in una cornice normalissima, è assolutamente straordinario: all’ora del tè una tigre suona alla porta e chiede di entrare. Il fatto stupefacente viene accolto con self control tipicamente britannico: la tigre si ritrova al tavolo imbandito ad assaporare pasticcini, bere intere caraffe di tè e frugare nella credenza e nel frigorifero senza che né grandi né i bambini trovino qualcosa da ridire. Questo cambia il tenore del gesto di accoglienza, e la tigre assume contorni meravigliosi e metaforici. 

 
Ancora tigri. Se pensi a C’è una tigre in giardino, dove la nonna invita la nipotina annoiata ad andare a giocare in giardino, avvertendola però della presenza di animali pericolosi.4 Nora, che è grande e un po’ troppo disincantata, sa (o crede di sapere) che nel giardino non possono esistere insetti carnivori, orsi brontoloni e men che meno tigri, ma la passeggiata e certi incontri le fanno cambiare idea, soprattutto al cospetto della tigre che diviene l’incarnazione stessa della possibilità di accedere a un universo magico attraverso la relazione con l’animale simbolico che sta nelle storie per bambini.



Mia cara Formica…non riesco mai stare con i piedi per terra… un ramo tira l’altro nel fitto intreccio dei miei pensieri…
Ma sento che abbiamo imboccato una strada interessante, con questa questione del metaforico….
Ho finito le carte e l’inchiostro, però…ti scrivo presto, non appena le ritrovo…

Scoiattolo

P.S. Ho sentito sai, Formica, la tua risatina per via delle cose che perdo e non trovo mai!

[continua]

1Roald Dahl, Le streghe (trad. F. Lazzarato, L. Manzi), Salani 1987
2Judith Kerr, Una foca in salotto (trad. B. Capatti), Rizzoli 2017
3Judith Kerr, Una tigre all'ora del tè (trad. A. Macchetto), Mondadori 2016
4Lizzy Stewart, C'è una tigre in giardino (trad. S. Ragusa), Terre di mezzo 2017

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