Sai
cara formica…
Mi
sono girato tante volte nella mia tana cercando nuovi spunti per
sciogliere il rovello su cui stiamo ragionando.
Mi
sentivo come uno stercorario che non sa dove far rotolare la sua
pallina, come un pipistrello di giorno che non sa più dove è la sua
tana, come uno stambecco in pianura. Insomma… come uno scoiattolo
che ha perduto la sua scorta di ghiande e nocciole!
Questo
immaginarmi nei panni di altri animali mi ha fatto venire in mente
quello spettacolare repertorio di similitudini che è Forte come
un orso.1
Uno
dopo l’altro, Katrin Stangl passa in rassegna bambini intenti a
fare cose da bambini, caratterizzandoli in modo manifesto con lo
stratagemma di paragonarli a degli animali: una bambina è chiassosa
come un gallo, un altro dispettoso come un tasso, un bambino è rosso
come un granchio, un altro ancora grosso come un elefante. Tanto gli
animali nelle illustrazioni sono immediatamente diversi uno
dall’altro, ognuno raffigurato nella sua specifica forma, quanto i
bambini sono simili: due braccia, due gambe, una testa, capelli e
occhi e mani.
Gli animali fungono da alfabeto per spiegare in modo
manifesto non tanto chi sono quei bambini tanto simili, ma
quell’insieme di azioni e situazioni che si chiama infanzia… Ogni
bambino può essere orso e gazzella, gallo e tasso, a seconda della
situazione di cui sta facendo esperienza, o dei rapporti che
intreccia con la realtà. Ogni bambino è molti animali, e molti
animali servono per raccontare un bambino.
Hai
presente Zagazoo?
2
Ecco, lì Quentin Blake si serve di molti animali per
raccontare un solo piccolo uomo nel suo processo di crescita: da rosa
e tenero neonato si trasforma in pulcino di avvoltoio urlante, poi in
un piccolo e ingombrante elefante, in cinghiale e in drago sputafuoco
e infine in strana creatura pelosa, come
se gli animali fossero lo strumento per descrivere
l’identità in divenire del bambino che cresce.
Attraverso
il paragone con molti animali il cucciolo
di uomo trova la definizione della sua complessità, mentre
gli animali divengono simbolo stesso di identità, acquisendo
una caratura maggiore nelle pagine di questi libri: non più
burattini accattivanti per ridurre i bambini alle leggi dell’adulto,
ma presenze totemiche in grado di risvegliare
la più profonda radice nell’essere raffigurandola con pelliccia,
piume, corna, code e proboscidi.
Come
in Jane, la volpe ed io3,
cara Formica... Se non lo conosci, leggilo per arrivare al
momento in cui Helene trova il bandolo della sua personale matassa…
Indovina, amica mia, chi troverai…
Stanco
e prostrato dal tanto ragionare mi avvicino al mio giaciglio di
foglie, amica mia… attendo tue nuove
P.S.
Ti avevo detto del daimon nella Bussola d’oro, vero? Ricordi
che quello dei bambini cambiava continuamente forma, vero? Forse
adesso capisco ancora meglio perché…
1Katrin
Stangl, Forte come un orso (trad. G. Mirandola), Topipittori
2013
2Quentin
Blake, Zagazoo (trad. S. Saorin), Camelozampa 2016
3Fanny
Britt, Isabelle Arsenault, Jane, la volpe & io (trad. M.
Foschini), Mondadori 2014
Che dire, amico mio dei
boschi e delle foreste,
ti ho lasciato parlare
e ti ho lasciato scrivere in assoluta libertà, ma tra le punte delle
mie antennine, come tra due poli elettrici, fremeva -o dovrei dire
meglio sfrigolava- la frase: E DOV'È LA NOVITÀ?
È proprio il caso di
dirlo che da che il mondo è il mondo, tra i tanti compiti che gli
animali devono svolgere al servizio dell'umanità c'è quello di
accollarsi sulle spalle la rappresentazione delle loro qualità e
dei loro difetti.
Spesso con breve morale
annessa.
D'altronde, tu lassù e
io quaggiù, ci stiamo ronzando intorno da un po', o sbaglio?
Mi scrivi dei bambini
della Stangl e del piccolo Zagazoo e giustamente cogli il lieve
spostamento rispetto al canone.
E io, invece, sono
proprio qui a metterlo a fuoco questo canone. E penso a come già in
antico questo succedesse spesso e volentieri. Mi permetto però si
tralasciare ciò che accadde nel resto del mondo, per mia ignoranza
conclamata, ma non posso non pensare a quello che è capitato intorno
alle rive del Mediterraneo, quando noi, te ed io, eravamo ancora solo
un sogno.
Esopo, Fedro e ancora
La Fontaine, in prosa o in versi non hanno fatto altro che dirci che
dietro la lepre si nasconde l'animo frettoloso e superficiale di un
uomo e dietro la tartaruga, quello di qualcuno che conosce i propri
limiti, ma li sa mettere a frutto. Credo non ci sia angolo del mondo
dove la favola -scusa se è poco: un genere letterario coniato
appositamente allo scopo- non abbia messo radici profonde. Ma se si
fossero limitati solo a creare gli stereotipi della cicala indolente
e neghittosa e della formica laboriosa e alacre (cosa peraltro
lontana dalla verità), tutto sommato non ci sarebbe stato tanto di
male.
Il problema è altrove,
nell'appendice moraleggiante.
Segui il mio
ragionamento: ci sta che ci siano animali che della velocità o della
lentezza hanno fatto la loro cifra distintiva, e ci sta che una donna
veloce sia definita 'lepre', ma è il giudizio che ne segue che fa la
differenza.
Il volerli per forza
condannare o assolvere -a seconda delle situazioni- è davvero un
sovrapprezzo che come animale non mi sento di dover pagare.
La morale nel regno
animale non ha dimora.
Eppure non sono forse
le favole di Esopo, Fedro, La Fontaine, Tolstoi le prime letture che
vengono messe nelle piccole mani degli infanti? A scopo pedagogico
per di più. Spesso sono vera e propria palestra di allenamento per
le loro incespicanti letture e, con l'occasione, diventano
martellanti precetti di buona morale.
Ma fortunatamente c'è
chi questo andazzo lo ha saputo cavalcare. Due esempi paradigmatici
di come sia bello, almeno in arte, poter leggere il mondo con sguardo
originale. Suona strano che sia proprio io, una formica, a spezzare
una lancia nei confronti della mia antagonista di sempre, la cicala
(vedi lo stereotipo che scherzi fa?). Ma così va il mondo, non ti
stupire.
Hai per caso letto
Shaun Tan1
a proposito della questione?
Mai finiscono lavoro
Umani.
Rimane sempre
Cicala. Finisce lavoro.
Nessuno ringrazia
Cicala.
Tok! Tok! Tok!
Oppure
Pascale Petite2
che dà voce alla volpe adulatrice, sopraggiunta alla porta della
casa di mia cugina?
"È vero che
non si può dare a tutti quanti
a destra e a manca,
ai nullafacenti,
ha fatto bene a
essere intransigente
con la cicala
incosciente,
che è veramente
stonata
che è tanto
asfissiante,
almeno quanto lei è
organizzata
metodica e
attraente."
A quel punto si apre
la porta e pensate...
su Formica e Cicala
abbracciate.
SBRENG!
Bella tranvata, vero?
Ci
ritorno, tra non molto.
Formica
[continua]
1Shaun
Tan, Cicala (trad. M. Ruffo Bernardini), Tunué 2018
2Pascale
Petit, Gérard DuBois, La volpe senza il corvo (trad. M. Baiocchi),
Orecchio acerbo 2018
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