Due
blogger e uno scoiattolo in giro per la fiera. Ne risulta un breve
quanto selezionatissimo percorso attraverso gli stand degli editori
stranieri.
Si comincia da qui.
Si comincia da qui.
LEI È TROPPO.
Krake beim
Schneider. Tierische Zweiteiler, Nadia Budde
Peter Hammer Verlag
2019
ILLUSTRATI
Faultier am Brett Faultier im Bett
Beutel Leer
Tasche schwer
Schüssel mit
Kirschen Picknick mit Hirschen
Verpasster Flug
Ente in Zug
Un bradipo che sta alla
sbarra non è molto diverso da un bradipo che su quella stessa barra
si addormenta. Cambia solo tra il sotto e il sopra. La borsa della
cangura è vuota non così il suo marsupio, ma le cose possono
cambiare in un attimo; così come una ciotola di ciliegie può
diventare lo spuntino per i cervi. Di certo se perdi l'aereo, non ti
resta che il treno. Anche se sei anatra con borsetta, diretta verso
Sud.
Gli autori tedeschi di grande valore si contano sulle dita di una mano.
Gli autori tedeschi di grande valore si contano sulle dita di una mano.
Nadia Budde occupa un
dito intero.
Le ragioni sono presto
dette.
La prima sta nelle cose
che racconta. La seconda, ovviamente, in come le racconta. La terza
nell'intento che la muove.
La prima si può
riassumere così: Nadia Budde si guarda intorno e racconta quello che
vede: l'umanità in azione. Ma se fosse solo questo non ci sarebbe
quel quid distintivo che la rende speciale e strepitosa. Non si
limita infatti a cogliere caratteri, fragilità, bellezza e bruttezza
della nostra sventurata razza, la traduce - nel senso di trasporta -
all'istante in un 'altro' mondo, abitato da curiosi esserini - le sue
notissime Creaturine che da noi l'hanno resa famosa per lo spazio di
una stagione.
Si tratta di vere e proprie messe in scena che lasciano trasparire, sotto le pellicce o gli aculei o le cotenne il meglio e il peggio che ci distingue. Ma accanto a un bestiario riconoscibile, lei continua a produrre anche tanti esserini intenzionalmente inclassificabili. Questo le ha sempre garantito di poter creare una certa promiscuità tra uomo e animale. Un linea di demarcazione che in lei intenzionalmente non è mai chiara. Questa è la grande libertà che si prende e che concede ai suoi personaggi sulla pagina.
Con altrettanta consapevolezza Nadia Budde varca il confine e racconta gli animali, in quanto animali, e di loro, come degli uomini, racconta caratteri e peculiarità. Più o meno. Anche in questo caso il confine tra uomo e animale si fa labile.
Che tra costoro ci sia
una stretta parentela, lei lo disegna da sempre (ha addirittura una
rubrica sul quotidiano Die Zeit che si intitola Tiere wie
wir) e non è certo una sua grande scoperta o rivelazione. La
novità in lei, semmai, sta nel tono in cui la racconta, detta
parentela.
E qui passiamo alla seconda ragione, ovvero al suo modo di esprimersi.
In primo luogo va
notato il segno: marcato, potente, incisivo. Verrebbe da dire,
espressionista.
Lontano da ogni tentativo mimetico, e di resa di un'impressione, una suggestione, un richiamo nei confronti della realtà circostante, ma al contrario attentissimo a rendere uno stato d'animo, uno stato emotivo, quindi molto più concentrato sull'interiorità di chi viene raffigurato.
Infatti Nadia Budde ignora per programma quasi interamente il contesto in cui fa agire le sue 'creaturine' e si concentra su di loro e sui loro pensieri e sentimenti e sulle loro azioni, sui loro sguardi eloquenti che diventano portatori di senso.
Lontano da ogni tentativo mimetico, e di resa di un'impressione, una suggestione, un richiamo nei confronti della realtà circostante, ma al contrario attentissimo a rendere uno stato d'animo, uno stato emotivo, quindi molto più concentrato sull'interiorità di chi viene raffigurato.
Infatti Nadia Budde ignora per programma quasi interamente il contesto in cui fa agire le sue 'creaturine' e si concentra su di loro e sui loro pensieri e sentimenti e sulle loro azioni, sui loro sguardi eloquenti che diventano portatori di senso.
Accanto a questo segno
così marcato, aggiunge il colore con una tavolozza di colori piatti,
forti e portatori essi stessi di senso espressivo.
Espressionisti, anche
loro. A questo va aggiunto il registro che le deriva da un contesto
culturale estremamente vivace: Berlino.
Un città che, sebbene compressa per tanto tempo, con la libertà di pensiero si è sempre saputa misurare.
E dove c'è libertà, c'è ironia. Ed è forse questa la cifra che più la rende speciale. La sua capacità di cogliere nei contesti, nei personaggi, ma anche e meravigliosamente nella lingua stessa, un continuo rimescolamento e scompaginazione che non permette ai suoi lettori di abbassare mai la guardia. Impossibile prevederla, impossibile annoiarsi, impossibile non ridere con i suoi libri in mano. Piena di allusioni, doppi o tripli sensi, giochi di parole.
Un città che, sebbene compressa per tanto tempo, con la libertà di pensiero si è sempre saputa misurare.
E dove c'è libertà, c'è ironia. Ed è forse questa la cifra che più la rende speciale. La sua capacità di cogliere nei contesti, nei personaggi, ma anche e meravigliosamente nella lingua stessa, un continuo rimescolamento e scompaginazione che non permette ai suoi lettori di abbassare mai la guardia. Impossibile prevederla, impossibile annoiarsi, impossibile non ridere con i suoi libri in mano. Piena di allusioni, doppi o tripli sensi, giochi di parole.
Ora resta la terza
ragione: perché lo fa? Io direi semplicemente perché si diverte. Mi
sembra così evidente. Ci sono persone che decidono di leggere la
realtà con questa prospettiva che è nello stesso tempo crudele e
tenera. Un po' di sano cinismo alternato a una dose di benevolenza
aiuta a vivere meglio.
Ed è questa la ragione
principale per cui noi Nadia Budde non ce la meritiamo. Troppo
politicamente scorretta, troppo trasgressiva, troppo libera, troppo
underground, troppo difficile da tradurre.
Troppo pericolosa da
mettere in mano a dei bambini.
Anni fa, dopo la vincita di numerosi premi, Salani pubblicò in formato bonsai (è inutile farlo vedere sugli scaffali, avranno pensato, tanto è un libro che non vende...) il suo primo libro Uno, due, tre, quatto quatto che Donatella Ziliotto magnificamente tradusse. Ne vendettero tre copie e una è a casa mia. Dopo anni, eroicamente, Topipittori pubblicò la sua biografia di infanzia nella collana Gli anni in tasca. Ignorata dai più.
Anni fa, dopo la vincita di numerosi premi, Salani pubblicò in formato bonsai (è inutile farlo vedere sugli scaffali, avranno pensato, tanto è un libro che non vende...) il suo primo libro Uno, due, tre, quatto quatto che Donatella Ziliotto magnificamente tradusse. Ne vendettero tre copie e una è a casa mia. Dopo anni, eroicamente, Topipittori pubblicò la sua biografia di infanzia nella collana Gli anni in tasca. Ignorata dai più.
Ed è per questa
ragione che dalla BCBF segnalo un libro che non ci sarà mai sui
nostri scaffali ma che nella sua edizione tedesca (che buon
investimento è stato aver imparato la lingua in gioventù) farà
bella mostra di sé nella mia libreria. Con il suo variopinto e
storto bestiario, sgraziato ma pieno di vita, in un gioco traboccante
di ironia, l'ennesimo. Nello specchio delle due pagine, l'ambiguo
Zweiteiler del titolo, si annida un nuovo bel libro di Nadia Budde.
Carla
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