lunedì 1 aprile 2019

ECCEZION FATTA!

Dalla Bologna Children's Book Fair

Due blogger e uno scoiattolo in giro per la fiera. Ne risulta un breve quanto selezionatissimo percorso attraverso gli stand degli editori stranieri.
Si comincia da qui.

LEI È TROPPO.
Krake beim Schneider. Tierische Zweiteiler, Nadia Budde
Peter Hammer Verlag 2019


ILLUSTRATI

Faultier am Brett Faultier im Bett
Beutel Leer Tasche schwer
Schüssel mit Kirschen Picknick mit Hirschen
Verpasster Flug Ente in Zug

Un bradipo che sta alla sbarra non è molto diverso da un bradipo che su quella stessa barra si addormenta. Cambia solo tra il sotto e il sopra. La borsa della cangura è vuota non così il suo marsupio, ma le cose possono cambiare in un attimo; così come una ciotola di ciliegie può diventare lo spuntino per i cervi. Di certo se perdi l'aereo, non ti resta che il treno. Anche se sei anatra con borsetta, diretta verso Sud.

 













Gli autori tedeschi di grande valore si contano sulle dita di una mano.
Nadia Budde occupa un dito intero.
Le ragioni sono presto dette.
La prima sta nelle cose che racconta. La seconda, ovviamente, in come le racconta. La terza nell'intento che la muove.
La prima si può riassumere così: Nadia Budde si guarda intorno e racconta quello che vede: l'umanità in azione. Ma se fosse solo questo non ci sarebbe quel quid distintivo che la rende speciale e strepitosa. Non si limita infatti a cogliere caratteri, fragilità, bellezza e bruttezza della nostra sventurata razza, la traduce - nel senso di trasporta - all'istante in un 'altro' mondo, abitato da curiosi esserini - le sue notissime Creaturine che da noi l'hanno resa famosa per lo spazio di una stagione. 



Si tratta di vere e proprie messe in scena che lasciano trasparire, sotto le pellicce o gli aculei o le cotenne il meglio e il peggio che ci distingue. Ma accanto a un bestiario riconoscibile, lei continua a produrre anche tanti esserini intenzionalmente inclassificabili. Questo le ha sempre garantito di poter creare una certa promiscuità tra uomo e animale. Un linea di demarcazione che in lei intenzionalmente non è mai chiara. Questa è la grande libertà che si prende e che concede ai suoi personaggi sulla pagina.


Con altrettanta consapevolezza Nadia Budde varca il confine e racconta gli animali, in quanto animali, e di loro, come degli uomini, racconta caratteri e peculiarità. Più o meno. Anche in questo caso il confine tra uomo e animale si fa labile.
Che tra costoro ci sia una stretta parentela, lei lo disegna da sempre (ha addirittura una rubrica sul quotidiano Die Zeit che si intitola Tiere wie wir) e non è certo una sua grande scoperta o rivelazione. La novità in lei, semmai, sta nel tono in cui la racconta, detta parentela.


E qui passiamo alla seconda ragione, ovvero al suo modo di esprimersi.
In primo luogo va notato il segno: marcato, potente, incisivo. Verrebbe da dire, espressionista. 
Lontano da ogni tentativo mimetico, e di resa di un'impressione, una suggestione, un richiamo nei confronti della realtà circostante, ma al contrario attentissimo a rendere uno stato d'animo, uno stato emotivo, quindi molto più concentrato sull'interiorità di chi viene raffigurato. 


Infatti Nadia Budde ignora per programma quasi interamente il contesto in cui fa agire le sue 'creaturine' e si concentra su di loro e sui loro pensieri e sentimenti e sulle loro azioni, sui loro sguardi eloquenti che diventano portatori di senso.
Accanto a questo segno così marcato, aggiunge il colore con una tavolozza di colori piatti, forti e portatori essi stessi di senso espressivo.
Espressionisti, anche loro. A questo va aggiunto il registro che le deriva da un contesto culturale estremamente vivace: Berlino. 

Un città che, sebbene compressa per tanto tempo, con la libertà di pensiero si è sempre saputa misurare. 
E dove c'è libertà, c'è ironia. Ed è forse questa la cifra che più la rende speciale. La sua capacità di cogliere nei contesti, nei personaggi, ma anche e meravigliosamente nella lingua stessa, un continuo rimescolamento e scompaginazione che non permette ai suoi lettori di abbassare mai la guardia. Impossibile prevederla, impossibile annoiarsi, impossibile non ridere con i suoi libri in mano. Piena di allusioni, doppi o tripli sensi, giochi di parole.
Ora resta la terza ragione: perché lo fa? Io direi semplicemente perché si diverte. Mi sembra così evidente. Ci sono persone che decidono di leggere la realtà con questa prospettiva che è nello stesso tempo crudele e tenera. Un po' di sano cinismo alternato a una dose di benevolenza aiuta a vivere meglio.
Ed è questa la ragione principale per cui noi Nadia Budde non ce la meritiamo. Troppo politicamente scorretta, troppo trasgressiva, troppo libera, troppo underground, troppo difficile da tradurre.
Troppo pericolosa da mettere in mano a dei bambini. 

Anni fa, dopo la vincita di numerosi premi, Salani pubblicò in formato bonsai (è inutile farlo vedere sugli scaffali, avranno pensato, tanto è un libro che non vende...) il suo primo libro Uno, due, tre, quatto quatto che Donatella Ziliotto magnificamente tradusse. Ne vendettero tre copie e una è a casa mia. Dopo anni, eroicamente, Topipittori pubblicò la sua biografia di infanzia nella collana Gli anni in tasca. Ignorata dai più.
Ed è per questa ragione che dalla BCBF segnalo un libro che non ci sarà mai sui nostri scaffali ma che nella sua edizione tedesca (che buon investimento è stato aver imparato la lingua in gioventù) farà bella mostra di sé nella mia libreria. Con il suo variopinto e storto bestiario, sgraziato ma pieno di vita, in un gioco traboccante di ironia, l'ennesimo. Nello specchio delle due pagine, l'ambiguo Zweiteiler del titolo, si annida un nuovo bel libro di Nadia Budde.

Carla

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