A CHE PUNTO SIAMO
A quasi quattro anni dal rapporto Pisa,
redatto per l’Ocse, che delineava un quadro non esaltante per
quanto riguarda la lettura in Italia, mi sembra interessante
condividere le mie riflessioni sull’ultimo rapporto Aie sullo stato del mercato editoriale.
Anche quest’anno, i primi mesi sono
stati impietosi e indicano una flessione, non enorme, ma
significativa, proprio perché il mercato editoriale italiano già di
suo non è dei più floridi. Si comprano meno libri, in qualsiasi
canale di vendita, si tratti di libri cartacei o e-book. Perde
sensibilmente anche il settore ‘ragazzi’, finora traino
incontrastato in anni sostanzialmente privi di bestsellers. Perdono
vendite sostanzialmente la Grande Distribuzione e le librerie
indipendenti, mentre acquistano uno spicchio di mercato in più le
vendite online e le librerie di catena, che hanno in comune vastità
di catalogo e soprattutto una politica di sconti aggressiva.
L’elaborazione dell’Aie si sofferma
molto sulle modalità di scelta dei libri acquistati: consigli di
amici e parenti sono la prima voce, ma è molto cresciuta la
percentuale di persone che si documentano in rete, mentre crolla il
ruolo delle pubblicazioni specializzate, delle recensioni sui
giornali o, addirittura, in televisione. Particolarmente
significativo il dato che il 51% di chi acquista online prima si
documenta sui blog per poi effettuare l’acquisto sui link che in
essi si trovano.
Significa che sostanzialmente si
cercano nella rete le informazioni che orientano l’acquisto e la
cosa non è un granché tranquillizzante perché in rete non si trova
facilmente molta informazione indipendente.
Gli indici di lettura sembrano, ed è
un dato grezzo che non distingue categorie all’interno dell’insieme
dei lettori, stabili, con una leggera flessione nei lettori di
e-book.
Cosa significano questi dati così
raggruppati? Una prima constatazione, anche banale, che il nostro
mercato del libro è sostanzialmente in una fase stagnante; che uno
dei canali di vendita è in netta flessione; che a soffrire
maggiormente della concorrenza della vendita online sono le librerie
indipendenti.
Senza nulla togliere alla
professionalità di chi lavora nelle librerie di catena, la
difficoltà delle librerie indipendenti, unita al fatto che ci si
rivolge a siti sponsorizzati per orientare le proprie scelte, implica
una maggiore difficoltà a trovare riflessioni più approfondite,
suggerimenti meno orientati al lato commerciale. Ci sono siti, o
canali you tube, che possono fare la fortuna di un libro, così come
ci sono ‘libri’, provenienti proprio dal mondo degli
‘influencer’, che vendono milioni di copie senza nemmeno passare
dalle librerie.
Nello stesso tempo, trovo che le
diverse iniziative, premi, concorsi, laboratori di lettura, circoli e
altre iniziative, comincino ad avere una maggiore estensione e
capillarità. Mi riferisco, ovviamente, soprattutto al mondo
dell’editoria per ragazzi, dove è sicuramente maggiore
l’attenzione alla costruzione del soggetto ‘lettore’.
Qui diventa centrale il ruolo della
scuola che, come risultava già evidente nella pubblicazione di Save
the Children Italia, ‘Atlante dell’infanzia a rischio’, le
realtà sono drammaticamente differenti: da scuole estremamente
attive nei progetti di promozione della lettura, ad altre che si
devono confrontare con tematiche più basilari. Anche nel microcosmo
di un municipio romano, diventa difficile avere una mappatura precisa
della quantità e qualità delle biblioteche scolastiche, con
differenze evidenti fra una scuola e l’altra. Trovare risorse
economiche ed umane per raggiungere ovunque uno standard accettabile,
che significa che tutti i bambini e le bambine abbiano a disposizione
realmente una certa quantità di libri, che in ogni scuola si
adottino progetti di promozione della lettura, che le librerie e le
biblioteche si coordinino a questo scopo: tutto questo mi sembra un
importante obbiettivo ‘politico’ e soprattutto penso sia cruciale
che nell’agenda politica entri questo obbiettivo, superare le
differenze fra regione e regione, quartiere e quartiere nella qualità
dei servizi culturali offerti ai più giovani.
Per tutti e tutte noi che lavoriamo in
questo settore è una grande responsabilità e un impegno
prioritario rimettere le cose sulle proprie gambe, facendo la nostra
parte, per piccola che sia, per dare a tutti e tutte l’accesso alla
cultura.
Eleonora
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