venerdì 14 giugno 2019

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


TROMPE-L'OEIL

Ti aspettavo da tanto, Olivier Tallec (trad. Maria Pia Secciani)
Edizioni Clichy 2019


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"È da così tanto tempo che ne chiedo uno, che quando l'ho visto non potevo credere ai miei occhi, mi sono avvicinato e il mio cuore ha iniziato a battere forte forte.
Mi è sembrato talmente carino con i suoi occhioni lucidi.
Ora dobbiamo abituarci l'uno all'altro, è così che funziona con i nuovi amici."

E' Natale e sullo sfondo di un salotto giallo con poltrona rossa un bambino e un cane si incontrano. Quel cane è il regalo di Natale appena ricevuto da quel bambino che, con gli occhi sgranati, in pigiama lo guarda incredulo. Da qui si potrebbe dedurre che il cuore che batte forte forte sia quello del bambino. E forse lo è anche. I due che si sono appena incontrati devono fare conoscenza reciproca e così avviene. 


Giocano nel salotto, passeggiano insieme al parco e un guinzaglio li tiene uniti. Finita la vacanza, durante le giornate normali però le loro esistenze si separano: uno rimane a casa e l'altro fugge via. Ma poi torna il tempo libero per entrambi e lo passano di nuovo assieme al mare, o sul divano a guardare la tele o in un prato a tirarsi un bastone. Su come trascorrere la notte ci sono divergenze di vedute e anche a tavola hanno gusti diversi...
Il tempo passa così: questi due, anche se non si sono scelti, continuano a essere i migliori amici del mondo. 
Anche se sul divano adesso stanno un po' più stretti.

Tallec ama giocare sottile. E Tallec è da amare per questo.
Ti aspettavo da tanto è costruito su un grande equivoco di fondo, su una palpabile ambiguità, su un gioco non dichiarato. La voce narrante che pare ad evidenza quella del bambino, il quale ha appena ricevuto un cane per Natale (tutti i bambini ne dovrebbero ricevere uno prima o poi) lentamente rilascia nel lettore una sensazione di insicurezza e di disorientamento. 
Un po' come succede con l'eco che risponde dalla montagna, o quando al cinema sentiamo il rombo degli elicotteri dietro la testa, pur avendoli davanti agli occhi sullo schermo o quando vediamo un trompe-l'oeil su un quadro o in una architettura: i nostri sensi mandano segnali discordanti e il nostro cervello si confonde e si disorienta, e in quello stesso istante tempo accende tutti i recettori con l'intento di ristabilire chiarezza e orientamento.
Questo libro funziona così: accende l'attenzione, lavora sul piccolo dettaglio nel disegno e il doppio senso,l'ambiguità nel testo. 
E per un certo numero di pagine il dubbio resta. 


Si svela con maggiore chiarezza solo quando i due sono seduti sul divano.
Un lettore adulto e smaliziato, in verità, fin dalla copertina così ambivalente, si fa venire un dubbio su chi effettivamente aspetti chi. Un lettore bambino, che smaliziato non dovrebbe essere, abbocca e Tallec lo aspetta e lo invita sulla pagina a giocare con lui a una sorta di nascondino della verità, pur lasciando sempre un angolino di essa in vista, pronta a essere smascherata.
Proviamo a vedere quali sono alcuni di questi snodi dal punto di vista del disegno. Si tratta di piccoli dettagli che però sono per l'appunto rivelatori.
In primo luogo la copertina dove lo sguardo dei due protagonisti è perfettamente simmetrico nell'essere all'erta. Come a dire: attento che potresti fraintendere... E quella palla, testimone muta e forse oggetto del contendere.
La pagina dei passanti in città in cui non è ancora chiaro chi deve scegliere chi. E' il bambino che avrebbe voluto scegliersi il proprio cane o viceversa?
La scena dei bambini con i cani al guinzaglio è di nuovo ambigua (e lo è solo in un caso, ovvero quello dei due protagonisti) perché solo tra quei due non è chiaro chi porti chi, grazie a quell'impercettibile vezzo del guinzaglio pendulo.


E non è tutto. Il rapporto interno tra immagine e testo - quello che Sophie Van der Linden chiama correttamente 'gioco' ed è da intendersi come spazio vuoto tra due oggetti (la parola e l'immagine) che ne permetta il movimento autonomo e anche reciproco - è la chiave di buona riuscita di un albo illustrato. Tallec in Ti aspettavo da tanto di questo 'gioco', ovvero questo spazio vuoto di interpretazione, lo esalta e lo fa diventare spina dorsale dell'intera storia.
Lo stesso formato del libro 'alla tedesca' ovvero incernierato su un dorso orizzontale ma largo come un formato più consueto 'all'italiana' trova una sua giustificazione nell'esigenza di non tagliare mai l'illustrazione orizzontale e di tenerla rigorosamente separata dal testo, come a voler accentuare la distanza necessaria perché si crei un'eco del dialogo delle due parti, quella visuale e quella testuale.
Quando si dice saper dominare il mezzo...
 

Spero sia chiaro a chiunque che tutto questo contribuisce a dare sostanza e spessore alla storia raccontata da Tallec. 
Si potrebbe sintetizzarla così: tra cani e bambini la reciprocità di rapporto è circostanza evidente e, aggiungerei, naturale. E se malauguratamente non dovesse esserlo, dipenderà solo da un'invasione di campo da parte degli adulti. E spero sia altrettanto chiaro a chiunque che in questa bella storia di reciprocità e ambivalenza, Tallec i grandi non a caso li ha relegati ai bordi del campo.


Carla

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