MENO MALE CHE IL LIBRO ERA BELLO...
Meno male che il
tempo era bello, Florence Thinard
(ill. Veronica Truttero) (trad. Sara Saorin)
Camelozampa 2018
NARRATIVA PER GRANDI
(dai 10 anni)
"Il direttore
fu breve e diretto. Niente più telefono. Niente più Internet.
Nessuna luce in vista, nemmeno dal tetto del palazzo dove era salito
insieme a Saïd. Avevano anche provato a sondare l'acqua con uno
scopettone stando sulla scalinata esterna: non erano riusciti a
toccare il fondo."
E' ufficiale: senza
capirne il modo, la biblioteca Jacques Prevert sta navigando avvolta
in un nero irreale. Si è sentito un suono secco ed elettrico e poi,
poco dopo, un lento sciabordio di acqua alla base della biblioteca
che, lentamente ma inesorabilmente, sta galleggiando e muovendosi
verso chissaddove.
A bordo si contano 4
adulti: la bibliotecaria, il direttore, un professore di tecnica e la
donna delle pulizie. E con loro la 1F, ragazzini e ragazzine di prima
media che si trovavano in biblioteca con il loro insegnante. Oltre a
loro c'è Saïd, di qualche anno più grande, che come ogni giorno
stava passando il suo tempo alla Jacques Prevert, non leggendo o
studiando, ma gironzolando e bighellonando, visto che non ha di
meglio dove stare.
Questa è la loro
avventurosissima storia: quella di un gruppo di persone che,
prigioniere in un cubo di cemento che si comporta come un veliero,
navigano per giorni e giorni sulla superficie del mare, in bonaccia e
tempesta.
Ma è anche il racconto
di come saper usare la testa, saper fare squadra, saper riconoscere
la buona letteratura, e saper essere ottimisti nella cattiva sorte si
rivelino competenze utili per tornare a casa.
Il topos letterario che
Florence Thinard ha scelto è già di per sé garanzia di successo.
Associato a una
piacevolissima scrittura che sa dosare tensione e climax e a una
evidente dimestichezza nel campo della divulgazione per ragazzi (da
lì arriva il know-how di questi marinai improvvisati: a lungo
Thinard ha scritto di questi argomenti) Meno male che il tempo era
bello è una lettura a dir poco avvincente.
Mettere un gruppo di
persone in balia del mare, o su un'isola deserta (i riferimenti
letterari non sono casuali), comunque lontano da tutti e da tutto e
senza alcuna possibilità di contatto con la vita di un tempo, è già
di per sé una porta aperta sull'avventura.
Mettere a loro
disposizione una serie di oggetti perché ne facciano il miglior uso,
solleticando così non solo la loro inventiva, ma anche quella del
lettore è un altro elemento di sicura riuscita. O, ancora meglio,
insegnare loro come costruirli e come servirsene. Cosa ci può essere
di più divertente e interessante? Se svegli e un po' fantasiosi e
comunicativi, non sono forse gli insegnanti di tecnica, come
l'appassionato Daubigny, quelli che i ragazzi e le ragazze adorano
nei loro tre anni di medie perché insegnano loro ad applicare un
pensiero a una cosa che poi concretamente hanno nelle mani e possono
utilizzare?
Ma a parte tutto ciò,
il libro è molto di più.
Come nel meraviglioso
romanzo di Saramago, La zattera di pietra, cui questa storia
della biblioteca natante sembra in qualche modo riconnettersi, magari
inconsapevolmente, anche in Meno male che il tempo era bello,
a margine dell'avventura in sé, si delinea un'interessante lettura
metaforica.
Non è casuale che si
tratti proprio di una biblioteca con il suo contenuto di saperi. E
metaforica è anche la condizione di cattività in cui individui,
piccoli e grandi, tra loro molto differenti possono mettersi a
confronto. Chi lo vorrà leggere trarrà le proprie personali
conclusioni.
Molto meno metaforica
pare invece la scelta dei personaggi. Arriva da una esperienza
personale che la Thinard ha avuto con una classe di ragazzini e
ragazzine di una scuola media di La Reynerie, periferia 'dimenticata'
di Tolosa, dove, come insegna la storia di Saïd, la biblioteca
rappresenta forse l'unico polo di attrazione accogliente.
Ma il fattore che fa di
questo libro un bel libro, risiede nella sua architettura. Thinard è
riuscita a creare un guscio tanto sottile quanto surreale, ma di
grande tenuta, dentro cui cresce, come in un uovo vero, una creatura
piena di realtà, dove è visibile l'autenticità delle relazioni
interpersonali, delle dinamiche sociali, dei caratteri con forze e
fragilità, tutte molto umane e riconoscibili.
Carla
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