LE OCHE DELL’HIMALAYA E ALTRE
CREATURE SELVATICHE
James Chesmire è un grafico e Oliver
Uberti è un cartografo e geografo e hanno messo insieme le loro
competenze per dare vita a un libro originale, molto originale: si
tratta de ‘L’Atlante della Vita Selvaggia’, nell’edizione
originale stampato dalla Penguin Books, tradotto in italiano dalla
Mondadori.
E’ un libro di mappe che registrano
le abitudini e gli spostamenti di diverse specie animali, ai quattro
angoli del pianeta. Le mappe nascono dalla collaborazione con tanti
istituti di ricerca, singoli scienziati, naturalisti e così via, un
lavoro collettivo che ha consentito ai due autori di realizzare
qualcosa di speciale.
Cos’ha di assolutamente inconsueto
questo libro? L’aver raccolto una mole impressionante di dati,
ottenuti con i più moderni sistemi di rilevazione, e averli
trasformati visivamente in una serie di mappe. Non solo le rotte
migratorie di questo o quel volatile, ma anche le abitudini
alimentari, le strategie difensive fino a quello che mi è sembrata
un’intuizione straordinaria, cioè la rappresentazione grafica
delle modalità decisionali in un gruppo di babbuini.
Guardare le cose un po’ più da
lontano, come consentono le moderne strumentazioni, consente di
capire molti aspetti del comportamento animale che non risultano
evidenti. E così scopriamo che in quel gruppo di babbuini la nuova
direzione di marcia non viene decisa dagli esemplari ‘alpha’, ma
da anonimi componenti del gruppo. Sorpresa, la leadership riguarda
solo alcuni aspetti, per altro decisivi, della vita in comune.
Si scoprono molte altre cose, che
talvolta consentono di individuare strategie di conservazione più
efficaci. Affinare gli strumenti d’indagine e, spesso, cambiare
anche il punto di vista, amplia gli orizzonti e mostra le infinite
lacune del nostro approccio al mondo naturale.
L’aver ridotto il testo al minimo
indispensabile e l’aver tradotto le informazioni in dettagliate
mappe rende la lettura accessibile anche ai non addetti ai lavori,
che si misurano con storie relative a specie ben note, come gli
elefanti e le giraffe, così come creature meno note, come, appunto,
le oche dell’Himalaya. Così si scoprono le rotte oceaniche delle
orche, le abitudini dei bombi della città di Amburgo, il viaggio
estenuante delle sterne; e si scopre anche che la gerarchia dei
formicai non è poi così rigida, oppure che molti uccelli migratori
sono in grado di percepire a chilometri di distanza l’arrivo di un
tornado.
E tutto in un colpo d’occhio,
seguendo puntini e linee colorati in terra, in mare e in cielo.
Mi sono chiesta a lungo se questo bel
libro, così ricco di informazioni e di curiosità, potesse essere
proposto anche a ragazze e ragazzi.
Sicuramente è un libro
trasversale, che può piacere ad addetti ai lavori, come a semplici
curiosi del mondo naturale. Contiene comunque informazioni non
semplicissime, ma lo consiglio in ogni caso a ragazze e ragazzi dai
dodici anni in poi, che abbiano un sincero interesse per il mondo
naturale. Lo consiglio non solo perché è un libro stimolante,
intelligente, ricco di idee nuove e nello stesso tempo con un
eccellente impianto grafico che valorizza queste bellissime mappe.
Lo consiglio anche perché risponde
alla nuova sensibilità verso il mondo animale, così come viene
espressa da Carl Safina in ‘Al di là delle parole’: un approccio
finalmente più aperto alle diverse espressioni delle intelligenze
animali, alle complesse individualità che esprimono, agli
interrogativi anche etici che ne derivano. Conoscere più
approfonditamente il mondo naturale, riconoscendone la grande
ricchezza, per tutelarlo con maggiore efficacia e maggior rispetto.
Viviamo in un secolo che rischia di vedere una grande ondata di
estinzioni di specie animali e vegetali.
Pensare di far crescere una generazione
di giovani scienziate e scienziati, e di cittadini consapevoli, in
grado di invertire la tendenza è un modo concreto di fare la nostra
parte.
Eleonora
“L’atlante della vita selvaggia”,
J. Cheshire e O. Uberti, Mondadori 2019
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