mercoledì 4 settembre 2019

FAMMI UNA DOMANDA!

LE OCHE DELL’HIMALAYA E ALTRE CREATURE SELVATICHE


James Chesmire è un grafico e Oliver Uberti è un cartografo e geografo e hanno messo insieme le loro competenze per dare vita a un libro originale, molto originale: si tratta de ‘L’Atlante della Vita Selvaggia’, nell’edizione originale stampato dalla Penguin Books, tradotto in italiano dalla Mondadori.
E’ un libro di mappe che registrano le abitudini e gli spostamenti di diverse specie animali, ai quattro angoli del pianeta. Le mappe nascono dalla collaborazione con tanti istituti di ricerca, singoli scienziati, naturalisti e così via, un lavoro collettivo che ha consentito ai due autori di realizzare qualcosa di speciale.
Cos’ha di assolutamente inconsueto questo libro? L’aver raccolto una mole impressionante di dati, ottenuti con i più moderni sistemi di rilevazione, e averli trasformati visivamente in una serie di mappe. Non solo le rotte migratorie di questo o quel volatile, ma anche le abitudini alimentari, le strategie difensive fino a quello che mi è sembrata un’intuizione straordinaria, cioè la rappresentazione grafica delle modalità decisionali in un gruppo di babbuini.
Guardare le cose un po’ più da lontano, come consentono le moderne strumentazioni, consente di capire molti aspetti del comportamento animale che non risultano evidenti. E così scopriamo che in quel gruppo di babbuini la nuova direzione di marcia non viene decisa dagli esemplari ‘alpha’, ma da anonimi componenti del gruppo. Sorpresa, la leadership riguarda solo alcuni aspetti, per altro decisivi, della vita in comune.


Si scoprono molte altre cose, che talvolta consentono di individuare strategie di conservazione più efficaci. Affinare gli strumenti d’indagine e, spesso, cambiare anche il punto di vista, amplia gli orizzonti e mostra le infinite lacune del nostro approccio al mondo naturale.
L’aver ridotto il testo al minimo indispensabile e l’aver tradotto le informazioni in dettagliate mappe rende la lettura accessibile anche ai non addetti ai lavori, che si misurano con storie relative a specie ben note, come gli elefanti e le giraffe, così come creature meno note, come, appunto, le oche dell’Himalaya. Così si scoprono le rotte oceaniche delle orche, le abitudini dei bombi della città di Amburgo, il viaggio estenuante delle sterne; e si scopre anche che la gerarchia dei formicai non è poi così rigida, oppure che molti uccelli migratori sono in grado di percepire a chilometri di distanza l’arrivo di un tornado.
E tutto in un colpo d’occhio, seguendo puntini e linee colorati in terra, in mare e in cielo.
Mi sono chiesta a lungo se questo bel libro, così ricco di informazioni e di curiosità, potesse essere proposto anche a ragazze e ragazzi. 

Sicuramente è un libro trasversale, che può piacere ad addetti ai lavori, come a semplici curiosi del mondo naturale. Contiene comunque informazioni non semplicissime, ma lo consiglio in ogni caso a ragazze e ragazzi dai dodici anni in poi, che abbiano un sincero interesse per il mondo naturale. Lo consiglio non solo perché è un libro stimolante, intelligente, ricco di idee nuove e nello stesso tempo con un eccellente impianto grafico che valorizza queste bellissime mappe.
Lo consiglio anche perché risponde alla nuova sensibilità verso il mondo animale, così come viene espressa da Carl Safina in ‘Al di là delle parole’: un approccio finalmente più aperto alle diverse espressioni delle intelligenze animali, alle complesse individualità che esprimono, agli interrogativi anche etici che ne derivano. Conoscere più approfonditamente il mondo naturale, riconoscendone la grande ricchezza, per tutelarlo con maggiore efficacia e maggior rispetto. Viviamo in un secolo che rischia di vedere una grande ondata di estinzioni di specie animali e vegetali.
Pensare di far crescere una generazione di giovani scienziate e scienziati, e di cittadini consapevoli, in grado di invertire la tendenza è un modo concreto di fare la nostra parte.

Eleonora

“L’atlante della vita selvaggia”, J. Cheshire e O. Uberti, Mondadori 2019





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