PIANETA FRAGILE
Non è il nostro blog un luogo dove
approfondire analisi sociologiche e politiche; ma ci sono alcuni dati
di realtà che impongono una seria riflessione a tutti coloro abbiano
a cuore la crescita culturale del nostro Paese o, più semplicemente,
della nostra città.
Ancora una volta lo spunto di partenza
ci è dato dal preziosissimo Atlante dell’infanzia a rischio,
redatto anche quest’anno da Save the Children Italia.
Di questa interessante, e drammatica
analisi, che ci consegna la realistica immagine di un’Italia in cui
la politica, in particolare negli ultimi dieci anni, ha ignorato non
solo il tema ambientale, ma anche quello dell’infanzia, mi ha
colpito un aspetto particolare: il movimento Friday for future ha
spinto i redattori ad analizzare il rapporto fra le giovani
generazioni e il movimento ambientalista.
Ne emerge un dato singolare, e
preoccupante, che evidenzia il ritardo degli studenti italiani,
rispetto alla media Ocse, nelle materie scientifiche. Quasi uno
studente su 4 non è in grado di esprimere tesi scientifiche e di
argomentarle; mentre uno su 25 esprime capacità elevate. A monte dei
dati riportati nell’inchiesta Ocse Pisa 2018 c’è l’intersecarsi
di differenze territoriali e sociali: tutto cambia se si nasce al Sud
o al Nord, in una famiglia colta e informata oppure no, se si ha a
disposizione una scuola aggiornata o meno.
Ovvero, ancora una volta, e nel focus
specifico dell’informazione scientifica, il ritratto dell’Italia
è di un paese in cui, negli ultimi dieci anni, sono aumentate le
distanze fra regioni e fra gruppi sociali.
C’è dunque chi sposa il movimento di
Greta Thunberg e chi non ha la minima nozione di riscaldamento
globale e di crisi ecologica. L’accesso alle competenze
scientifiche è, di fatto, una questione di classe.
E’ questo un panorama sconfortante:
nel mio piccolo, collaborando con le insegnanti di diverse scuole del
III Municipio di Roma in occasione di #ioleggoperché, ho visionato
moltissime bibliografie, destinate ad accrescere le biblioteche
scolastiche: raramente erano presenti testi di divulgazione
scientifica. Incontrando le insegnanti, non ho trovato risposte
significative alla domanda del perché ci fosse una così evidente
cesura nei confronti di un settore dell’editoria, per altro, in
questo momento, ricco di proposte.
Questo disinteresse non è certo la
causa di un ritardo che ha evidentemente origini diverse, semmai è
l’espressione di un dato di fatto cui non si riesce ancora a
trovare rimedio.
Se da una parte è preoccupante pensare
a una parte dei giovani non informato o anche non interessato alle
tematiche ambientali, che sono di evidente urgenza, dall’altra è
doloroso constatare che a pagare il prezzo della propria ignoranza
sono ancora una volta i più svantaggiati, chi non ha a disposizione
l’accesso a dati attendibili e a discorsi scientifici fondati.
Una parte dei nostri ragazzi e delle
nostre ragazze continueranno a pensare che il trucco nella vita è
farsi furbi, imitare gli youtuber del momento, acchiappando qualche
spicciolo di notorietà. Mentre il mondo affronta una delle crisi
climatiche più gravi.
Maggiore attenzione, maggiore impegno
nel sostenere la crescita culturale dei più giovani, sono in fondo
parole; credo ci voglia un salto di qualità anche nell’azione di
chi si occupa di promozione della lettura, ampliando il proprio
raggio d’azione anche nei confronti di temi complessi e difficili
come quello ambientale. Di spunti ce ne possono essere tanti e
abbiamo visto, in questo ultimo scorcio dell’anno, un fiorire di
proposte interessanti, di cui abbiamo in parte parlato e di cui
parleremo,con la convinzione che una maggiore informazione su questi
temi possa dare un contributo a una maggiore consapevolezza. Forse.
Eleonora
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