mercoledì 6 novembre 2019

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


VEDERE OLTRE

Passi da gigante, Anaïs Lambert
Pulce Edizioni 2019


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 3 anni)

"Stamattina mi sono preparato.
Senza fare rumore,
sono uscito.
In lontananza ho sorpreso una lotta feroce,
e, sotto le foglie, una corsa folle e appiccicosa."

Ha infilato il suo berretto a righe ed è ben coperto da un maglione rosso che si vede da lontano. Anche i piedi sono al sicuro dentro stivali di gomma verde erba. E i pantaloni corti stan su con le bretelle.


Uscito di casa, si incammina in un prato tutto in movimento e pieno di belle cose da scoprire: cervi volanti che si affrontano, lumache che gareggiano sotto le grandi foglie di cavolaccio, ricci di ippocastano, semi d'acero che volano, alberi di ciliegio in fiore, uova di rana nell'acqua ferma...
Ogni cosa ne diventa immediatamente un'altra nella testa di quel bambinetto: mostri pungenti, elicotteri che si catturano, carovane di portatori, zampe di vecchi pachidermi e occhi che dal pelo dell'acqua tutto osservano...
E se così è, non sarà poi difficile immaginare di essere catturato da un gigante affamato che mangerebbe volentieri un orso ma che si accontenterebbe anche di un piccolo gigante, da portare a cavalcioni di nuovo a casa.

Questo libro è una bella passeggiata all'aria aperta. Ci sono intorno suoni bassi, ronzii, brezzoline, acqua che stagna e acqua che scorre, il rumore dei passi e qualche parola qua e là (che forse sono solo pensieri).
Ma a ben vedere la cosa ancora più bella di questa passeggiata è l'altezza dello sguardo. 


Se si parte da un ingresso silenzioso di una casa, forse ancora addormentata, con un punto di osservazione esterna al protagonista - lo vediamo che calza stivali e cappello ancora nel frontespizio - subito dopo lo sguardo passa in soggettiva. O per meglio dire, lo sguardo del lettore è quello di altro bambino: è basso.
Capiamo con lui che ci stiamo allontanando dal luogo sicuro e ci lasciamo alle spalle l'orto e il tubo per annaffiare (che normalmente segna quel confine immaginario fin dove si riesce e si può ad arrivare: una sorta di guinzaglio di gomma che ti tiene vicino).
Lo sguardo, come è naturale che sia in una passeggiata avventurosa, è sempre rivolto verso il basso. 


E' molto naturale quando si va verso l'ignoto, guardare in basso per vedere dove si mettono i piedi, cosa riserva lo spazio inesplorato e, invece, alzare lo sguardo solo quando ci si sente sufficientemente sicuri e magari ci si ferma.
Chi cammina per diletto, lo avrà sperimentato mille volte. E' così e basta.
Osservando con circospezione in basso, dove mette i piedi, quel bambino fa (o va in cerca di) belle scoperte che nella sua testa diventano all'istante qualcosa d'altro. D'altronde oltre alla capacità di vedere tout court, anche quella di saper di vedere oltre, ovvero oltre le forme della realtà, è una roba che si esercita quando non si è ancora tanto alti. 


Fortunati e rari quegli adulti che questa capacità visionaria la conservano intatta, anche dopo aver superato il metro e 40 di altezza.
In pochissime occasioni lo sguardo torna esterno alla scena (e spesso e volentieri continua ad avere quella medesima altezza bambina)  e quando accade è per sottolineare un cambio di registro: ovvero quando arriva la pausa e con lei il gioco della paura; quando in scena sta per entrare qualcun altro.
L'idea di un gigante che ti cattura e ti riporta - strano ma vero - in sicurezza vanta precedenti illustri (per esempio, P. Bently, H. Oxenbury Re Valdo e il Drago). Come non è nuovo il gioco tra immaginazione scritta e realtà disegnata. E men che meno la passeggiata nell'erba che già dieci anni fa Komako Sakai illustrava magnificamente (Nell'erba). Lo sguardo ad altezza occhi di bambino lo aveva utilizzato già Iela Mari nel suo Animali nel prato. Ma come sempre nei libri della Mari c'è un rigore e una oggettività di segno e colore per lei evidentemente imprescindibile che qui non appare. Le sue tavole sono silenziose e non lasciano spazio al tipo di 'lettura' immaginifica di cui invece è in cerca Anaïs Lambert. La Mari preferisce non suggerire nessuna interpretazione, quanto piuttosto dare forma iconica alla realtà e, piuttosto, stimolare l'attenzione dell'osservatore sugli accostamenti tra pagina di sinistra e pagina di destra...Con veri brividi lungo la schiena.
Anche nel disegno e nelle diverse tecniche che utilizza la Lambert si riconoscono omaggi a 'giganti' che sono arrivati sulle pagine dei libri prima di lei.


Questo non toglie nulla alla qualità di questo libro che è poco più che un esordio. Come è giusto che sia, a trent'anni o poco più, è segno di intelligenza e consapevolezza da parte di Anaïs Lambert, sapersi e volersi guardare intorno (e non temere davvero il gigante). 
Né più né meno di come fa il suo bambinetto con il berretto.

Carla

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