ARTE 'NERO SU BIANCO'
Peter nella neve,
Ezra Jack Keats (trad. Giulio Genovesi)
Terre di mezzo, 2019
ILLUSTRATI PER PICCOLI
(di 3 anni)
"Un mattino
d'inverno Peter si svegliò e guardò fuori dalla finestra. Durante
la notte aveva nevicato, la neve copriva ogni cosa, fin dove Peter
riusciva a guardare.
Dopo aver fatto
colazione, si mise la sua tutina e corse fuori. La neve era stata
raccolta in grandi mucchi ai lati delle strade, per fare in modo che
si potesse passare.
Crick crock crick
crock...i piedi di Peter sprofondavano nella neve."
A
questo punto il piccolo Peter fa grossomodo tutte le cose che i
bambini (e spesso anche i cani) fanno con la neve nuova: ci gioca.
Lascia le impronte in così e in cosà, facendo singoli passi oppure
lunghe linee che ottiene trascinando i piedi per terra, ci disegna
sopra con un bastoncino, la fa crollare dai rami bassi di un albero,
ci costruisce un pupazzo di neve, lascia l'impronta di un angelo, ci
scivola sopra in discesa e ne raccoglie una manciata, la stringe
forte e poi la mette in tasca. Per dopo, a casa.
Il
caldo di una casa fa bene a un bambino, ma non tanto alla neve.
Peter non smette di pensare al bianco là fuori e, scoperto che quel
tepore si è portato via il suo tesoro dalla tasca, teme e sogna che
il giorno seguente il sole caldo la la possa cancellare del tutto.
Ma
a New York quando nevica, nevica!
Finalmente,
a poco meno di sessant'anni dalla sua prima edizione in USA, anche in
Italia arriva Peter, il bambino nero nella tutina rossa sulla neve
bianca. E in tal modo si aggiunge una ulteriore stella nel firmamento
dei classici per l'infanzia che non vanno dimenticati.
Accanto
ai nomi di Ruth Krauss, Crockett Johnson, Margaret Wise Brown, Arthur
Geisel (in arte Dr. Seuss), Maurice Sendak, Shel Silverstein, William
Steig si va ad aggiungere anche quello di Ezra Jack Keats.
Con
la maggior parte di loro condivide gli stessi decenni di attività,
la stessa provenienza, la stessa povertà di partenza. Figlio di
emigrati polacchi, cresce a Brooklyn, quartiere povero che però,
anche nel suo caso, si rivela zona fertile per chi voglia cogliere la
propria opportunità. A trent'anni cambia il suo nome per uno che
abbia un suono più americano e da Ezra Jacob Katz, diventa Ezra Jack
Keats. Un talento naturale per il disegno, comincia come vetrinista
anche se la sua passione sarà la pittura. Pittura che è sempre
presente in molti dei suoi magnifici libri e che conferisce loro un
carattere inconfondibile.
I
suoi libri sono tutti attraversati da una grandissima audacia che si
esprime nel disegno, ma soprattutto nell'uso spregiudicato, quasi
violento, del colore. Keats, per i suoi tempi, è davvero un
rivoluzionario: disegna la propria città, anche nel suo degrado,
senza edulcorare mai la visione di muri scrostati, oggetti
abbandonati, poster strappati. E nonostante tutto, riesce a
infondergli sempre una grazia particolare, una bellezza inaspettata.
Rivoluzionario,
a suo modo, è stato anche The Snowy Day per il fatto di aver
ritratto un bambino afroamericano come indiscusso protagonista.
All'epoca l'America si spaccò in due; tra quelli che ne criticarono
la scelta (alcuni si chiesero che cosa ne poteva sapere un ebreo
bianco di bambini neri) e quelli che gridarono 'Era ora!'. La critica
benpensante non apprezzò la scelta, ma a un anno dalla pubblicazione
con la storica e benemerita casa editrice Viking, il libro fu
premiato con la Caldecott Medal. E tutti si acquietarono. O quasi.
Ancora nel 1965 si discuteva se la raffigurazione della madre fosse o
no uno stereotipo per esempio della 'mammy' di Via col vento.
E si parlò a lungo di tokenismo da parte di Keats.
Ma
Peter sopravvisse a tutto questo e anzi si moltiplicò in molti altri
titoli che lo videro come protagonista, accanto a Willie il suo
bassotto, a Amy di cui è innamorato e ad Archie, il suo miglior
amico.
Queste
polemiche da un lato lasciarono interdetto Keats, d'altro canto però
il premio conferitogli segnò per lui la conferma che cercava delle
proprie capacità, anche in veste di autore dei testi.
Nato
dalla sua impellente urgenza di mettere finalmente un bambino di
pelle scura sul foglio bianco (è storia risaputa che nel suo studio
pendessero già da anni le immagini ritagliate da Life in cui
un bambino afroamericano era stato fotografato nell'atto di chiedere
l'elemosina), Keats - che della sua arte aveva contezza, ma molto
meno della sua scrittura - convocò tutti i suoi migliori amici
perché contribuissero a tirare giù un testo che meritasse tale
nome.
E
così Peter diventò un bambino vero che faceva cose vere sulla
pagina. Questo lo rese subito molto amato dai bambini. Da tutti. Ma
per quelli afroamericani rappresentò anche un'autentica presa d'atto
che fece posare loro la matita rosa e prendere al suo posto quella
marrone per disegnarsi.
In
The Snowy Day Keats optò per il collage di carte anche
molto diverse tra loro (una tela di Fiandra per le lenzuola di Peter, una
carta per foderare i mobili diventa il vestito della madre), a grandi
campiture di colore, accentuandone così gli aspetti di design, ma
utilizzò anche altre tecniche oltre alla consueta pittura: per
esempio sbruffò a inchiostro di china con uno spazzolino le due
pagine notturne, ottenendone un effetto del tutto originale.
Nei
titoli successivi l'arte pittorica prese ancora più spazio e la
sperimentazione lasciò indietro il collage per un uso molto
originale della guache.
La
sua grande umanità, la sua audacia in campo espressivo, il suo
talento artistico, il suo valore estetico, il suo dominio assoluto della pagina rendono il corpus dei suoi titoli (un centinaio tra
quelli illustrati e quelli in cui è autore unico) una tappa
imprescindibile per chi voglia ragionare sull'eccellenza
nell'illustrazione dei libri per l'infanzia.
Sentiti
i ringraziamenti a Terre di Mezzo.
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