lunedì 27 gennaio 2020

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


UNO SGUARDO SUL BARATRO


Se la storia di Max, è soprattutto una storia di finzione, basata su un evento storico, la ‘Storia di Sergio’ è una storia vera, dal principio alla fine. Una storia tragicamente vera.
E’ la storia di un bambino di ascendenza parzialmente ebraica, rastrellato insieme alla madre, alla nonna, alla zia e a due cuginette, a Trieste il 21 marzo del ‘44.
Tutta la famiglia, di cui conosciamo già Andra e Tati per un corto che ne racconta la storia e per il libro che ne è stato tratto, è deportata prima alla Risiera di San Saba, poi ad Auschwitz.
Il libro scritto da Alessandra Viola, basandosi sulla testimonianza di Andra e Tatiana Bucci, sopravvissute all’Olocausto, descrive la vita del campo, la separazione dei bambini in un capannone, in cui conducono una vita miserabile, ricevendo rarissime visite clandestine da parte delle loro madri.
Ma se questo di per sé può essere visto già come il peggiore dei destini, a Sergio, che ha quasi sette anni, capiterà di peggio.
Nel loro delirio suprematista, i nazisti pensano di utilizzare i bambini ebrei come cavie per esperimenti medici; e quale inganno più atroce per ottenerne la collaborazione, se non la promessa di riportarli alle loro madri? Ed ecco Sergio uscire dalla fila, insieme ad altri, nonostante Andra e Tati l’abbiamo scongiurato di non farlo. Si può credere alle peggiori menzogne, se ci consentono di coltivare una flebile speranza. E’ quello che fa questo bambinetto, convinto di incontrare nuovamente la madre e destinato a diventare una delle cavie del dottor Kurt Heissmeyer, che portava avanti esperimenti sulla tubercolosi nel famigerato campo di Neuengammer.
Il finale è tragico; l’imminente fine della guerra e la disfatta inducono i tedeschi a tentare di cancellare le tracce della loro ignominia. Cancellare le tracce umane, in primo luogo.
Il custode della scuola elementare, nei cui sotterranei si svolsero queste atrocità, conservò a lungo, nascosta, la documentazione di quanto era avvenuto. Un giornalista tedesco, entratone in possesso, raccolse anche altri elementi che permisero di rintracciare e processare alcuni dei responsabili, fra cui il dottor Heissmeyer.
Questa è la storia, che pare quasi inverosimile per quanto profondo è il baratro di disumanità che spalanca davanti agli occhi del lettore. Questa è la doverosa ricostruzione dei fatti, che raccoglie l’invito del fratello di Sergio, Mario, nato dopo la guerra, a non dimenticare, a rendere giustizia a queste vittime innocenti attraverso la testimonianza.
In generale, preferisco i testi che usino la finzione letteraria, la trasfigurazione attraverso il racconto, per raccontare la Storia, o anche la cronaca. Troppo grande il rischio della retorica, dell’approccio didascalico, dei giudizi morali troppo superficiali.
Ma c’è anche la necessità della testimonianza e, in quanto tale, questo libro rappresenta un raro punto di equilibrio fra documentazione storica e racconto. Di libri come questo c’è ancora bisogno, se hanno ancora voce i negazionisti, se l’antisemitismo ritrova voce in tante parti d’Europa.
‘Storia di Sergio’, pubblicato da Rizzoli in occasione della Giornata della Memoria, è un libro davvero difficile da affrontare, nonostante, in fondo, non si descriva più di tanto l’orrore dei campi di sterminio. Ma qualsiasi lettrice e lettore non può non cogliere l’immensità della tragedia, l’immensità del Male che in quegli anni imperava in Europa.
Consiglierei la lettura a ragazze e ragazzi maturi e informati, a partire dai tredici anni, che possano affrontare il libro con consapevolezza, sperando che ne possano trarre le adeguate valutazioni storiche, etiche, politiche.

Eleonora

“Storia di Sergio”, A. e T. Bucci con A. Viola, Rizzoli 2020


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