Il riccio nella nebbia,
Sergeij Kozlov, Jurij Norstein,
illustrazioni di Francesca Yarbusova, (trad. Livia Signorini)
Adelphi 2019
ILLUSTRATI PER PICCOLI
(dai 5 anni)
"Ogni sera Riccio
andava a casa di Orso a contare le stelle. Accovacciati su un tronco
i due sorseggiavano il tè e guardavano il cielo stellato, sospeso
sopra il tetto proprio dietro al comignolo. Le stelle a destra del
comignolo appartenevano a Orso. Quelle a sinistra erano di Riccio."
Con il suo fagottino
che contiene un barattolo di marmellata di lamponi Riccio si mette
per strada, attraversa la pineta e non smette di guardare il cielo
stellato, anche nel riflesso della pozzanghera. Un gufo lo segue e lo
imita, anche quando, passando, Riccio manda il suo saluto al fondo
del pozzo.
All'improvviso la
nebbia.
Un cavallo bianco ha le sue zampe immerse in quella lattigine
impalpabile. Riccio la attraversa, gioca con le falene, con una
foglia secca che nasconde una lumaca sotto di sé. Schiva un volo di
pipistrelli, ma ormai la nebbia lo avvolge sempre di più, facendogli
sparire ogni cosa davanti.
Con l'aiuto di un
bastoncino arriva a rifugiarsi nella cavità di un grande albero, ma
poi scappa perché la nebbia gli turbina intorno e gli sembra di
essere inseguito da pipistrelli, lumache elefanti e dal gufo. Anche
il fagotto sembra introvabile, fino a che un cane, arrivato dal
nulla, non glielo posa sulle zampine. Perso ogni orientamento finisce
nel fiume e dalla corrente si fa trasportare, ma quando le forze lo
stanno abbandonando, Qualcuno lo trasporta al sicuro sulla riva.
Sfinito Riccio si siede su un tronco, finché Orso, che lo aveva
invocato nella disperazione, non lo raggiunge trafelato. Ha preparato
ogni cosa e, finalmente di nuovo insieme, sulle sedie di vimini,
prenderanno il tè e conteranno ancora una volta le stelle.
Solo un pensiero di
Riccio scappa verso il Cavallo nella nebbia, se la caverà?
Tra i criteri di scelta
di un libro c'è quello che si fonda sulla fiducia nei progetti
editoriali. Il progetto editoriale di Adelphi non è affare da
raccontare qui. Forse però vale la pena mettere in chiaro e per
iscritto che la fiducia la merita. Tutta e sempre.
Rari e preziosi sono i
libri che Adelphi pubblica nella collana I cavoli a merenda,
una collana dedicata ai lettori più giovani, di cui però solo di
rado i grandi flussi di comunicazione si occupano. Forse non è un
caso, perché i libri in collana sono oggetti molto raffinati, che
hanno spesso radici che affondano nel passato, in odore di classici.
Purosangue i suoi autori: da Sendak a Sis, da Cneut a Gorey, da
Richler a Sto, dai coniugi Dugin alla coppia Norstein-Yarbusova.
Questo è per dire che
un libro del genere non va lasciato giù.
A prescindere, non può tradirti.
A prescindere, non può tradirti.
Chi siano questi due
artisti russi, entrambi provenienti dal mondo della cinematografia,
Jurij Norstein (qui nella scrittura supportato da Kozlov) è
considerato il miglior autore russo di animazione e la Yarbusova è
la sua scenografa di sempre. La
storia di questo personaggio particolarissimo, un artista visionario
con una inguaribile nostalgia per un'Unione sovietica che non esiste
più, che da trentanove anni lavora all'animazione de Il cappotto di Gogol, la si può apprendere ancora una volta grazie ad Adelphi, nel
libro che racconta la sua storia (Verrà il lupetto grigio,
di Brian Phillis). Delle qualità della Yarbusova parlano le
illustrazioni. Una su tutte, il cavallo nella nebbia. La storia di
questo piccolo riccio che ha abitudini tenere e che attraversa la
natura con un intreccio di timore e di meraviglia e che non può e
non vuole dimenticare ciò che ha incontrato sulla sua strada, sembra
essere, ironia della sorte, una sorta di alter ego di Norstein.
Dimostrano entrambi, a vedere le loro storie, di avere la medesima sensibilità e purezza d'animo, la medesima poesia espressiva, il medesimo stupore negli occhi.
Il riccio e la
nebbia nasce, ovviamente, come
breve animazione nel 1975. La Petruševskaja,
con la quale all'epoca stava progettando la scrittura di un altro
film di animazione, gli disse camminando in un parco che il progetto
era in un vicolo cieco, perché mai e poi mai avrebbe potuto fare
qualcosa di più bello del Riccio nella nebbia.
Le
cose andarono diversamente, forse anche per merito della scrittura di
Ljudmila: con Il Racconto dei Racconti del 1979 vincerà importanti
riconoscimenti anche internazionali e tutti lo considereranno la sua
summa poetica e il più bel film di animazione di sempre.
La
cosa che lascia stupiti i lettori del libro, all'epoca lasciò senza
parole sia i bambini che gli animatori che si chiesero come fosse
possibile renderla così viva.
Nel
libro tutto questo si attenua, ma quella nebbia è davvero una magia,
nel suo nascondere e svelare.
In
questa rarefatta, quanto (o)scura atmosfera ci sono alcuni punti fermi e luminosi:
l'amicizia tra Riccio e Orso, che è ad evidenza una sicurezza per
entrambi; l'esplorazione della natura che ha una sua voce molto
precisa ed è protagonista e non solo sfondo. A tal proposito,
Norstein afferma che nessuno meglio della Yarbusova dimostra di avere
sensibilità più adatta per raccontare la natura. Questa
attraversata di bosco, ovviamente, assume carattere onirico e diventa
esercizio spirituale nei confronti delle proprie inquietudini.
Dunque,
dopo amicizia, esplorazione nella natura ed esplorazione nel proprio
intimo, si aggiunge l'altra grande questione che il libro pone: il
mistero che fino in fondo non si svela. Da un parte, le visioni di
Riccio, che ricordano per costruzione del Il sonno della ragione di
Goya e dall'altra, l'arrivo di Qualcuno, il traghettatore gentile;
ecco la gentilezza, per esempio in quel paziente ripetere gi-ne-pro, è l'altro elemento che tiene insieme questa
storia.
È quella stessa gentilezza e premura per l'altro che ricorda gli animali del bosco di Tellegen o quelli della Perret o ancora Luigi di Katharina Valckx. Ultimo elemento, trattandosi di una trasposizione su carta di quello che Miyazaki considera uno dei film d'animazione suoi preferiti, è la meraviglia.
La meraviglia di perdersi e di ritrovarsi, la meraviglia di saper guardare con occhi sempre nuovi: il volo delle falene, la lucciola sul filo d'erba, la poltroncina di vimini e quel magnifico cavallo.
È quella stessa gentilezza e premura per l'altro che ricorda gli animali del bosco di Tellegen o quelli della Perret o ancora Luigi di Katharina Valckx. Ultimo elemento, trattandosi di una trasposizione su carta di quello che Miyazaki considera uno dei film d'animazione suoi preferiti, è la meraviglia.
La meraviglia di perdersi e di ritrovarsi, la meraviglia di saper guardare con occhi sempre nuovi: il volo delle falene, la lucciola sul filo d'erba, la poltroncina di vimini e quel magnifico cavallo.
Sì, è meraviglia.
Carla
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