GISÈLE È GRANDE E TORNA A CASA
La bambina di vetro,
Beatrice Alemagna
Topipittori 2020
ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)
"Un giorno, in un villaggio
vicino a Bilbao e a Firenze, nacque un bambino di vetro. Anzi, una
bambina.
Era così carina con i suoi grandi
occhi, così perfetta con le sue piccole mani, così pura e
luminosa... ma così trasparente!
Brillava, scintillava, si confondeva
con gli oggetti, cambiava colore al tramonto e sotto il sole si
trasformava in mille riflessi."
Tutti facevano
lunghe code per vederla e le domande sul suo essere così insolita si
accavallavano, ma la fragilità non preoccupava né Gisèle né i
suoi genitori. La sua trasparenza, tuttavia, rendeva visibile tutto
ciò che le passava per la testa. E questo non era molto piacevole.
Da piccola, ogni sua minima paura veniva intercettata e subito rassicurata. Ma crescendo, il fatto che tutti potessero leggerle il pensiero, bello o brutto che fosse, non era ciò che lei desiderava per sé. Inoltre, le malinconie avevano il potere di incrinarla, e non solo nell'anima, ma anche nel corpo fragile di vetro. E come se non bastasse tutti avevano qualcosa da ridire sui suoi personalissimi e privati pensieri.
Dovunque andasse,
però, era sempre lo stesso.
Finché un giorno,
smise di scappare da se stessa e dal giudizio degli altri, fece
dietro front e tornò a casa.
Gisèle, cosa che
capita davvero di rado per i personaggi dei libri, l'abbiamo vista
crescere. E ora è addirittura maggiorenne.
È nata diciotto
anni fa in Francia, come bambina di vetro dentro un libro francese,
Gisèle de verre.
All'epoca, l'Italia
non si era dimostrata accogliente ne confronti di Beatrice Alemagna
che, quindi, pubblicava i suoi primi bei libri esclusivamente con case
editrici d'Oltralpe. Questo, con Seuil.
All'epoca, era nato
da una suggestione rodariana, circostanza che quest'anno non
casualmente trova rinnovato vigore, visto il centenario.
Giacomo di
Cristallo, quello che oggi la Alemagna definisce un fratello di
Gisèle è il protagonista di una delle Favole al telefono.
Con Gisèle
condivide la trasparenza, ma poco altro.
Giacomo, al
contrario di Gisèle, è un catalizzatore, la gente gli voleva
bene per la sua lealtà e vicino a lui tutti diventavano gentili.
Rodari prosegue seguendo la sua vena più politica, e racconta che,
salito al potere un feroce dittatore, il popolo conosce miseria e
ingiustizia. Nessuno ha il coraggio di opporsi, pena la morte, a
parte Giacomo, i cui pensieri sono trasparenti. Lui non può tacere e
i suoi pensieri ribollono di sdegno e condanna. Il dittatore lo fa
rinchiudere, sperando così di nascondere agli occhi del mondo la
verità, ma - e qui arriva la fantastica rodariana - la prigione e le
mura che la circondano diventano anch'esse trasparenti. Al dittatore
non resta che coprire i suoi occhi dalla luminosità che emana
Giacomo. E qui la morale rodariana: la verità è più forte e
luminosa di qualsiasi cosa. Non la si può tenere nascosta per
sempre.
Le due
Gisèle, quella francese e quella italiana, pur condividendo la radice
rodariana, sono ben diverse tra loro.
La prima e più
grande differenza con la prima Gisèle, quella francese, è nella fuga
senza ritorno di quella persona con il dono della trasparenza.
L'essere
trasparente, la rende diversa e come tale pericolosa. Tout le
monde l'évita. La rende scomoda: Tu ne peux pas te retenir de
penser cela? L'unica soluzione che Gisèle trova è quella di
andare via, da casa e da tutti quei luoghi dove non si sente
accettata. E, scriveva nel 2002 l'Alemagna, ancora oggi continua a
viaggiare, sorridente perché - e qui ritorna puntuale la morale
rodariana - la verità fa paura e le persone preferiscono non
vederla.
Colpo di coda
finale, in perfetto stile rodariano:
una frase messa in bocca a un buon alter ego di Gisèle: tanto peggio
per loro! (Tant pis pour eux!).
Oggi Beatrice
Alemagna, nel ripensare a una versione corretta (lei stessa parla di
errori di gioventù fatti nel libro francese) cambia un po' di
disegni.
In primo luogo la copertina, utilizzando il disegno su
acetato dell'edizione francese, perché considera la prima versione
poco immediata.
Per quel che vale, a me continua a
sembrare bellissima quella testona che lascia trasparire l'erba
di un prato, nell'edizione Seuil.
Dà proporzioni
diverse alla bambina che per tristezza o rabbia si trova il corpo di
vetro incrinato. La lacrima versata alla partenza diventa davvero un
cristallo, ma soprattutto sparisce, nell'ultima pagina, il
Pinocchio conclusivo che aveva il merito di incarnare visivamente
l'infanzia che sa dire marameo a tutti: Tant pis pour eux!.
Ed eccoci al
finale, appunto.
Anche nel testo
2020 qualcosa cambia. In omaggio a una 'filologia' rodariana più
ortodossa, spiega l'Alemagna, Gisèle non fugge, ma inverte la rotta
e torna a casa. Non si tratta dunque di una storia che esalta il
valore della verità, come accade in Giacomo di cristallo, ma
di una storia sul coraggio e quindi la libertà di essere se stessi.
Eppure, la morale
politico/sociale rodariana sulla verità a me pare di vederla ancora
lì.
Chi è sparito,
invece, è quel canzonatorio e libero gesto che chiudeva il libro
francese, Tanto peggio per voi!, con Pinocchio, quel bambino
di legno, alter ego di quella bambina di vetro, che prima si
intravede e poi spunta, girato l'ultimo foglio di acetato.
Quello sì che a me
pareva confermare, senza essere dichiarativo, ma allusivo e beffardo,
il valore ultimo della lezione di Rodari, al di là di ogni retorica,
sul diritto dei bambini di essere bambini (e per sillogismo a essere
di vetro se si è di vetro e bugiardi se si è bugiardi).
Al posto di una
delle icone più ribelli d'infanzia ora c'è una pagina bianca
in cui, dopo una precisa dichiarazione di intenti da parte della
bambina di vetro, tutto viene reso 'trasparente',
proprio in nome di quella libertà di pensiero che ognuno deve
trovare in sé.
Due righe per
chiudere. Beatrice Alemagna sa essere gigantesca. E questo è un
fatto. Se dal punto di vista del disegno/segno non ha mai smesso di
crescere e migliorarsi, tuttavia mi pare che in libri come il
"giovanile" Gisèle de verre, o Un leone a
Parigi, o I cinque malfatti o ancora Cicciapelliccia
sia stata capace di raggiungere belle vette. Lì a dimostrare una
spontaneità e una libertà e una forza (queste davvero giovanili)
che nascono da una capacità di arrivare al nodo della questione
senza sentire il bisogno di scioglierlo.
Tant pis pour
eux!
Carla
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