UNA VALIGIA STRACOLMA DI OGGETTI
Lenticchia.
Dall'altra parte del mondo,
Claudia Mencaroni, Luisa Montalto
Verbavolant 2020
ILLUSTRATI PER MEDI
(dai 6 anni)
"Lenticchia è
una bambina grande di quattro anni, alta così e larga cosà.
Quando Lenticchia è
felice spalanca la bocca, strizza forte gli occhi e vola come un
uccellino. Vola per la felicità. Lenticchia vive dall'altra parte
del mondo."
Nonostante
viva dall'altra parte, non è una bambina a testa in giù. La testa
ce l'ha ben su e piena di domande: la principale che le frulla in
testa riguarda proprio l'altra parte del mondo. Chiede a suo padre e
a sua madre di raccontarglielo, ma nessuno dei due trova le parole
giuste, le parole adatte. Non le resta che mettersi in valigia e
partire.
Dall'altra
parte del mondo sembra essere tutto un po' meglio: alberi più
accoglienti, case più piccole, fiori sui davanzali, colori più
accesi, acqua e monumenti antichi a ogni angolo e gente che si parla
dalle finestre. E c'è anche il mare. Oh. Il mare, che le riempie gli
occhi. Quello piccolo in cui si può anche nuotare. Ai suoi genitori,
che al ritorno le chiedono come sia il mondo di là, lei mostra la
sua valigia stracolma di oggetti, e racconta felice.
Di
nuovo insieme, dopo Seb e la conchiglia,
Claudia Mencaroni, Luisa Montalto e Verbavolant.
Tra
loro alcune, poche, cose cambiano, alcune cose restano.
Come
se fossero una cifra.
Tra
le cose cambiate c'è il formato: da libro da parati ora è un albo
più tradizionale, all'italiana, ovvero orizzontale. Il formato più
congeniale al movimento e all'acqua. Che in questo libro abbonda.
Tra
le cose cambiate c'è l'equilibrio tra testo e immagine. Il dialogo
tra loro è forte come anche in Seb,
ma in Lenticchia sembra
quasi che a condurre il gioco non siano più le parole, ma il
disegno.
Anche
se in Seb e la conchiglia,
per ovvie ragioni, il disegno occupava le grandi superfici, tuttavia
il loro ruolo era per lo meno paritario nella narrazione.
Qui,
no. Il disegno continua a prendersi grandi spazi, pagine intere con
bandelle a sorprendere il lettore, ma lo fa spingendo la parola a
diventare quasi un sussurro: Oh. Il mare,
e a metterla in un angolo, comunque sempre poetica.
Un
disegno che si è fatto più potente della parola.
Un
po' come a dire che le parole sono sulla pagina a raccontare una
storia che hanno sentito dai disegni.
E
qual è questa storia? Cercando di mantenere il più possibile
'vergine' lo sguardo su Lenticchia
si potrebbe dire che è la storia di una bimbetta che ha capito un
paio di cose importanti della vita: la prima è che al mondo ci sono
posti tra loro molto diversi. Uno è vissuto principalmente in un
'interno', attraverso le finestre, mentre l'altro è ben più
estroverso, tutto raccontato en plein air.
La
seconda cosa che Lenticchia capisce ha a che fare con gli oggetti.
Quella bambina sa con chiarezza che gli oggetti sono portatori di
storie. Hanno un loro significato che va al di là dell'oggetto in
sé. Un sasso non è solo un sasso, ma il segnetto per giocare a
campana, un legnetto non è solo un legnetto, ma è quel preciso
legnetto trovato su quella precisa spiaggia in quel preciso giorno.
Una moneta è quella moneta, una torcia è quella torcia, una
girandola è quella girandola.
Ecco
tutto questo lo racconta il disegno e le parole tacciono.
Dunque
l'equilibrio è cambiato.
Se
si abbandona la prospettiva 'vergine' dello sguardo e si ascolta la
genesi di questo libro, così come la raccontano le protagoniste,
tutto questo che lo sguardo vergine aveva intuito, sembra trovare
conferma.
Spigolando,
si apprende infatti che Lentichia è la figlia di Luisa Montalto,
Anna a cui il libro è dedicato, che, nata a Singapore, dove Silvia
ha vissuto per cinque anni, chiedeva ai suoi genitori del mondo di
qua, di Roma.
Una
domanda grande, per una bambina grande.
La
Montalto, come la maggioranza degli illustratori, dice di non avere
dimestichezza con le parole, lei quando ha da raccontare disegna, e
quindi chiede a Claudia Mencaroni di trovare una risposta narrativa
alla questione dell'altra parte del mondo, dei luoghi a cui lei si
sente di appartenere, della memoria che ne ha.
Per
spiegarlo con un libro a sé e a sua figlia. E magari anche a qualche
altro bambino o bambina...
La
voce di Claudia racconta quindi - generosamente - un storia che non è
sua, ovvero non solo sua.
Al
principio si alludeva alle cose che cambiano, e si parlava di
equilibri o rapporti di forza tra testo e immagine, tra storia a
parole e storie a disegni, si voleva dire proprio questo: nel libro
il disegno racconta di più delle parole.
Ma
per tornare alle cose che restano, di Claudia Mencaroni rimane la
capacità che era stata notata in Seb e la conchiglia,
ovvero la sua sensibilità nel 'disegnare' un bambino con pochi
tratti. Così come allora, anche adesso Lenticchia è nelle nostre
orecchie, nella sua essenza di bambina grande di quattro anni, già
dopo poche frasi.
Si
riconferma la sua capacità di toccare punte alte, per esempio, nel
dare corpo in una sola frase, piccola e perfetta, alla potenza delle
sensazioni che si provano per la prima volta davanti al mare.
Tuttavia, rispetto a Seb, ogni tanto per me si percepisce qualcosa
che scorre meno liberamente: parole che un po' si inceppano in
soluzioni che costano fatica, che suonano obbligate da un pensiero
'esterno' che preme per entrare.
E
Buongiorno e buonanotte.
Carla
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