FAVOLACCIA
Fuori di galera,
Sofia Gallo, Pino Pace
Marcos y Marcos 2020
NARRATIVA PER GRANDI
(dai 12 anni)
"Insomma:
niente regali, niente cane, niente vacanze in inverno. E nemmeno in
estate se è per questo.
In compenso pare che
guadagnerò un padre: io il 3 gennaio compio gli anni, lui esce di
galera, dopo dieci anni. Una coincidenza? un segno del destino? una
fortuna? oppure l'inizio della fine?"
Ilde ha appena ritirato
dalla postina una busta verde, una lettera raccomandata, in cui si
comunica alla madre la scarcerazione di Angelo, il padre che lei non
ha quasi mai visto. Per buona condotta, esce dopo dieci anni per
essere stato condannato per rapina a mano armata e omicidio
preterintenzionale.
La vita già piuttosto
monotona di questa ragazzina, un po' solitaria, piena di desideri
che non si realizzano mai, sta per avere un bello scossone.
Alla soglia del suo
quindicesimo compleanno, l'ennesimo senza regali, Ilde è nella sua
casa torinese di due camere con Manuela, sua madre, e Rita, la madre di
Angelo. Questa raccomandata mette in subbuglio tutte e tre, per
ragioni molto diverse. Mi amerà ancora? si chiede Manuela; Sarà
finalmente cambiato? spera Rita e Ilde, naturalmente, ne ha mille di
domande in testa.
Sta per incontrare,
sotto la pioggia davanti al carcere di Alba, uno sconosciuto, che
però è anche suo padre.
La vita sottotono di
questa ragazzina che anche durante le vacanze di Natale passa i suoi
pomeriggi nel bar dei nonni materni a chiacchierar di libri con il
signor Gianni, ad arrabbiarsi per i messaggi della sua unica amica
Martina da Sanremo, a sognare il primo amore con Giovanni, sta per
cambiare un bel po'.
Dopo una notte passata
solo con Manuela a parlare del futuro che li aspetta, Angelo le
sottrae la figlia, la carica in macchina, e si dirige verso il mare
della Liguria. Lontano da tutti, solo con Ilde vuole passare due
giorni speciali prima di riprendere probabilmente il largo.
Non è esattamente la
vacanza che questa ragazzina sognava, tuttavia si rivela un viaggio
fondamentale, anche se molto duro.
Necessario per arrivare
a capire in che direzione andare.
Misurarsi con il mondo
degli adulti è quello che occupa gran parte del tempo di Ilde.
A parte Martina e, sullo sfondo, Giovanni e Lorenzo, le sue giornate
sono abitate quasi solo da adulti. Alcuni più presenti di altri, e tra
questi la squadra dei tre nonni che come spesso accade costituiscono per
lei una piccola costellazione di affetti stabili. A loro si aggiunge
il vecchio professore, Gianni, che si prende cura delle sue letture, tra un amaro e l'altro.
Madre e padre sono il
suo problema.
A tal punto che la stessa Ilde fatica a chiamarli mamma
e papà e opta per un più onesto Manuela e Angelo.
Da un lato c'è una
madre ondivaga, che anche affettivamente non dimostra grande
solidità, che tuttavia ha il merito di farsi in quattro per
mantenere questa strana famiglia tutta al femminile. Usa delle
premure nei confronti della figlia come potrebbe farlo uno
schiacciasassi. Sebbene tutto questo sia dettato dalla ragion di
stato, ovvero da una condizione di povertà sempre latente, ciò
nonostante non è un personaggio condivisibile o positivo.
L'ennesimo adulto fragile in un libro per ragazzi.
La seconda questione
riguarda il grande assente, Angelo. Quello che sua nonna definisce un
padre a fette. La sua assenza è stata così lunga e pesante per Ilde
che lei stessa più volte non è capace di riconoscergli il ruolo. Di
fatto, lui, almeno fino a oggi, si è illuminato solo di riflesso,
nei ricordi di sua madre e di sua nonna. Attraverso l'immaginario
della madre - Ilde non ha avuto modo di costruirsene uno proprio -
diventa, giocoforza, un mito da tirare fuori nelle grandi occasioni.
Salvo poi ricadere nella polvere durante i momenti più bui di
solitudine di una quasi quindicenne 'diversamente fortunata'.
Dal momento in cui
Angelo le compare davanti, l'assenza, quindi l'alternanza tra mito e
polvere, sparisce per lasciare posto a una presenza che di fatto si
rivela un percorso molto accidentato di conoscenza reciproca.
Concepito come un fine
settimana di vacanza si trasforma in un week end da brivido, al limite dell'inverosimile, architettato secondo
le modalità consuete di un ex rapinatore, galeotto e forse
assassino. Che incidentalmente è anche un papà.
Attraverso incontri con
malavitosi, furti, fughe, scazzottate, padre e figlia misurano il
loro affetto reciproco e in qualche modo ci riescono e si conoscono.
A parte qualche debolezza di troppo nelle parti del racconto dedicate
alle relazioni di Ilde con i suoi coetanei, i due elementi di
interesse che emergono da Fuori di galera sono condivisi da
tanta altra letteratura e, in questo periodo, casualmente, da due
film che si somigliano.
Da un lato, sono storie
in cui si riconferma che gli adulti spesso e volentieri non sappiano
fare il loro mestiere. Si dimostrano fragili, disorientati, egoisti,
depressi, in ogni caso si sottraggono alle responsabilità del loro
ruolo genitoriale.
Dall'altro lato - di
necessità - si vedono figli farsi carico di responsabilità che non
dovrebbero competergli, prendere decisioni forti, suggerire ai grandi
percorsi virtuosi. Come, per esempio, fa Ilde con Angelo a fine corsa.
E questi ragazzini e
ragazzine sono in prima linea, e penso a Favolacce e a Magari,
con una compostezza e una lucidità e soprattutto una forza che
mette in crisi l'intera categoria degli adulti.
Forse non aveva tutti i torti Ilde a chiedersi se non fosse davvero l'inizio della fine.
Carla
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