Jørn Lier Horst, scrittore norvegese
nonché giallista affermato, ha scritto una serie di romanzi gialli
per ragazzi ambientati in una tranquilla località costiera. La serie CLUE prende il nome dalle iniziali dei protagonisti: Cecilia, Leo,
Une e il suo cane Egon. Cecilia è la figlia del proprietario di una
pensione, Une ed Egon sono suoi amici da sempre, mentre Leo è appena
arrivato con la madre, una nuova dipendente della pensione.
Il primo romanzo, ‘Il Mistero della
Salamandra’, pubblicato ora da Salani, entra nel vivo già nella
prima pagina, quando Cecilia scopre il cadavere di un uomo sulla
battigia e immediatamente, oltre a essere impaurita, nota alcuni
dettagli strani: la presenza di impronte vicino al cadavere e un
tatuaggio misterioso, una salamandra, sul braccio del defunto.
Cecilia è una ragazzina sveglia,
ancora colpita dalla recente morte della madre, annegata un anno
prima in una località poco distante, e presto si fa coinvolgere dai
suoi amici nelle indagini su questo strano naufragio: i tre giovani
detective si chiedono per quale motivo quell’uomo si trovasse in
mare in una notte di tempesta, perché qualcuno ne abbia ispezionato
il corpo, senza avvisare nessuno, cosa possono significare i
mozziconi di sigaretta lasciati da un osservatore sconosciuto.
D’altra parte, la locanda di famiglia ospita una serie di
personaggi sospetti: due brutti ceffi che continuano a ispezionare
il luogo del naufragio, un improbabile turista danese, che porta lo
stesso tatuaggio del morto, una coppia che non è tale.
La faccenda si fa sempre più oscura,
tra ritrovamenti di pacchi di banconote e pedinamenti pericolosi,
fino al finale concitato, di cui non posso svelare l’esito. Basti
dire che quando tutto è finalmente risolto, una cliente abituale
della pensione regala a Cecilia una foto che ritrae la madre poche
ore prima della sua scomparsa, foto che suscita nella ragazza una
serie di nuovi interrogativi; evento che ci fa pensare che questo
manipolo di ragazzini vivrà altre avventure.
La trama dunque è questa e richiama
per certi versi altre letture: la Banda dei Cinque della Blyton,
oppure i libri della Ohlsson, che vedono tre giovani protagonisti
intenti a risolvere misteri.
Nel nostro caso abbiamo, però, un
classico impianto ‘giallo’: mistero, indizi disseminati con cura,
indagini avventurose, deduzioni illuminanti.
Ha una struttura semplice, una
narrazione veloce, che non si sofferma più di tanto personaggi,
quanto sul dipanarsi dell’intreccio, mantenendo sempre un ritmo
sostenuto e un racconto avvincente. Non presenta particolari
difficoltà e lo vedrei bene letto per esempio alla fine delle
elementari e all’inizio delle medie.
Eppure un qualcosa in più, rispetto a
un giallo ben scritto, ce l’ha e lo regala un personaggio
secondario, il Vecchio Tim, il pescatore che trovò il corpo della
madre di Cecilia: è il riferimento a Socrate e alla frase celebre a
lui attribuita, ‘so di non sapere’. Non è un’esibizione di
erudizione da parte dell’autore, è una sorta di sottotesto, di
filo conduttore ben celato: solo quando si è consapevoli dei propri
limiti e della propria ignoranza, si è pronti ad acquisire alcune
verità. Senza umiltà non c’è apertura verso il nuovo, l’ignoto,
l’implausibile. Soprattutto, nessuno è estraneo ai dubbi, nessuno
sa per certo se quello che sta facendo è giusto o sbagliato.
Il romanzo termina con una scheda
dedicata al filosofo greco, mentore di tutti coloro che coltivano il
dubbio.
Lettura d’evasione, ma non troppo,
consigliata a giovani detective e possibili filosofi e filosofe.
Eleonora
“Il Mistero della Salamandra”, J.
Lier Horst, Salani 2020
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