LA GRANDE INTESA
La grande fuga, Ulf
Stark, Kitty Crowther (trad. Laura Cangemi)
Iperborea 2020
NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)
"Alle nove ero già pronto. Mio
padre mi aveva prestato la valigia. Ci avevo messo dentro la divisa,
un paio di mutande di ricambio, il pigiama azzurro, un asciugamano,
un sapone, lo spazzolino e un campioncino di dentifricio che mi padre
aveva avuto da non so che ditta. La vaschetta di alluminio con le
polpettine era in un sacchetto a parte. Ce n'erano un bel po'. La
mamma voleva che potesse assaggiarle tutta la squadra."
Sembra davvero che Gottfridino, così
lo chiama suo nonno, stia per partire per il suo ritiro con la
squadra di calcio lungo un intero fine settimana.
E invece no.
Sta per fuggire con suo nonno Gottfrid,
verso la casetta sull'isola, dove aveva abitato con sua moglie prima
che lei morisse. Un piccolo viaggio organizzato nei minimi dettagli
per rivedere quei posti e per portarsi indietro pezzi tangibili di
vita.
Una grande fuga dall'ospedale e una
grande bugia in famiglia.
Con la complicità di Ronny detto Adam,
il giovane panettiere alla guida di un furgoncino, i due partono
verso il traghetto che li porterà a destinazione. Sull'isola, dove
li aspetta una lunga camminata in salita, nonno e nipote saranno da
soli per quasi due giorni. Al traghetto ci sarà di nuovo il loro
connivente autista che riporterà rispettivamente il nonno alla sua
camera d'ospedale e il bambino a casa, da mamma e papà.
Questa è la storia della loro
avventura. Talmente incredibile che è più facile e comodo pensare che
sia una bugia, piuttosto che sia la vera verità.
Era la fine d'agosto quando mio padre
volle fare un viaggio nelle sue zone con la nipote. Noi, la generazione di mezzo, semplici autisti. A Margherita mostrò i
posti, raccontò le storie; con lei la mangiò polenta concia e
bunet. E poi, con tutta quella roba negli occhi e con quel sapore in
bocca, tornò indietro.
Il 9 marzo morì.
Un libro è tanti libri quanti sono i suoi lettori. E questo è un fatto.
Altro fatto incontrovertibile è che il nonno Gottfrid e Ulf sono
profondamente legati. Si piacciono, ma fra loro c'è la generazione
di mezzo che si frappone e che crea una serie di ostacoli in più
da superare nella loro storia affettiva.
Il padre di Ulf, il dentista già incontrato in passato, non va d'accordo con il
suo di padre: lui, sempre così controllato, non può tollerare le intemperanze
del vecchio, il suo frequente turpiloquio con cui apostrofa tutti,
comprese le infermiere. E' geloso del fascino che emana nei confronti
del nipote, l'affetto e l'intesa forte che li lega e che di fatto lo
esclude. Tutto questo fa sì che nonno e nipote siano costretti a
scavalcarlo e che organizzino il piano perfetto a sua totale
insaputa.
Il nipote è di fatto il braccio e il
nonno la mente.
Un cuore molto malandato, una gamba
rotta che non si rimette a posto non sono di ostacolo per arrivare in
fondo alla salita che porta alla casetta sull'isola, se la motivazione è forte.
Non è solo il desiderio di uscire da quella camera di ospedale, non è solo la
voglia di passare del tempo 'libero' con il proprio nipote, non è
solo trovare un ultimo legame con il proprio amore di una vita e
riportare a valle qualcosa di tangibile, che non sia solo ricordo,
che a quella donna lo connetta, proprio adesso che forse anche lui è
arrivato al capolinea.
C'è
qualcosa d'altro: La
grande fuga, pubblicato postumo, ha il tono del regalo
prima di andarsene.
Un regalo che, proprio perché così
importante, ha meritato una confezione d'eccezione: le illustrazioni
di Kitty Crowther.
Stark e Crowther sono in perfetta
sintonia, come pane e burro.
E lo sono perché, nel fare libri, condividono un bel po' di cose.
Almeno sei in elenco, senza parole di commento.
La prima è la capacità di andare in profondità con estrema leggerezza:
"Tirai fuori il barattolo. E
tra le sue dita comparve per magia un cucchiaino che si era portato
via dalla casa. Aprì la bocca e gli misi una punta di composta sulla
lingua. Quando mandò giù aveva ancora gli occhi chiusi. 'Medicine?'
chiese Adam, che stava arrivando con la sedia a rotelle. 'Qualcosa
del genere' rispose il nonno. 'Per tenermi in vita ancora un po'."
La seconda è la serenità, tutta
nordica, nei confronti della morte:
"Io rimasi seduto accanto al
letto. Tenevo il nonno per mano. A un certo punto si addormentò. Lo
guardai e pensai a tutto quello che avevamo fatto insieme. Aveva
l'aria felice. Russava piano. Lo stesso rumore di una nave che avvia
i motori per prepararsi a partire."
La terza è l'esattezza, figlia di una
grande coerenza nella costruzione narrativa e nella definizione dei
personaggi:
"Non avevo niente in contrario
ad avere Adam come cugino, anche se solo per un giorno. Mi diede una
gomma. Sono cose che si fanno, tra cugini. Per un po' masticammo in
silenzio, ascoltando la radio e guardando fuori dal finestrino. Ogni
tanto dicevo qualcosa del nonno. 'Qualche parolaccia non ti disturba
troppo, vero? 'Credo di poterle sopportare' rispose Adam."
La quarta è la spiritualità, laica,
secondo cui tutto può avere un'anima:
"'Tua nonna ha raccolto i
mirtilli, li ha puliti, li ha fatti bollire, ci ha messo dentro la
quantità giusta di zucchero perché non venisse né troppo aspra né
troppo dolce, ha mescolato tutto e l'ha versata in questo barattolo.
Ha dato alla composta il suo tempo. E i suoi pensieri. Quindi una
parte di lei è qui dentro. Capisci?' 'Forse.' Non capivo, però
forse un po' sì. Di sicuro capivo che secondo lui la nonna si
trovava in qualche modo dentro la composta di mirtilli.'"
La quinta, connessa alla precedente e
anche questa con solide radici nordiche, è la capacità di raccontare la meraviglia:
"Fu lì che lessi di un uomo
che era rimasto morto molte ore per poi risvegliarsi. Era lui stesso
a raccontare cosa aveva provato. Dopo aver come roteato lungo un
tunnel buio, era arrivato in un posto inondato di luce. C'era perfino
una figura che mostrava com'era. Si vedevano una roccia e, sullo
sfondo, lo scintillio di una distesa d'acqua illuminata dalla luce
intensa che pioveva dall'alto [...]. Presi la rivista e corsi da mio
padre. 'Guarda qui!' esclamai trionfante puntando il dito. Il cielo
c'è. Ora è dimostrato'".
La sesta è lo sguardo nei
confronti dell'infanzia:
"E così ci finii sulla
poltrona dell'interrogatorio. Mio padre si sedette di fronte a me e
mi disse di guardarlo negli occhi. Non lo feci. Gli guardai le
sopracciglia. Non si accorse della differenza."
Ecco. Sei elementi che sono condivisi da due giganti così.
Che bel regalo, Iperborea.
Carla
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