'FAR ENTRARE UN PO' DI BELLEZZA'
a Rosa M.
Tuono, Ulf Stark, Marcus-Gunnar Petterson (trad. Laura Cangemi)
NARRATIVA PER MEDI (dagli 8 anni)
"'Vero che i giganti fanno
venire una fifa tremenda?' 'La cosa più tremenda dei giganti è che
non esistono' disse mio padre.
E lui che ne sapeva? Non leggeva mai
le fiabe. La mamma invece sì. Praticamente si occupava lei di tutto,
tranne che dello studio dentistico.
Comprava da mangiare. Faceva le pulizie. Stava dietro a malattie e compleanni dei parenti, ci lavava i vestiti, preparava i dolcetti e ci consolava quando aravamo tristi.
Faceva tutto senza lamentarsi.
A due sole condizioni."
E le condizioni
sono farle suonare il piano ogni sera per una ventina di minuti e
farla andare da sola in bici un pomeriggio del fine settimana
all'eremo.
L'eremo, una
capanna nel bosco ereditata da uno zio scrittore fallito, è il posto
dove lei va a ritrovare se stessa: nel silenzio ascolta i rumori
d'intorno e non fa niente, se non godersi la solitudine e sognare
tranquilla.Ulf, che avrà otto anni, sa bene che un po' di solitudine è bellissima da assaporare, ma sa anche che troppa solitudine è sintomo di qualcosa che non va. E il gigante Tunesson, detto Tuono da lui e dal suo amico Bernt, è troppo solo. E questo omone con le camicie con i fiori, con le manone e il vocione, una bocca di denti d'oro, agli occhi dei due amici è fin troppo strano nella sua vita da eremita: ed è così che diventa un gigante che intimorisce e incuriosisce allo stesso momento.
Questa storia intitolata a un presunto gigante ruota intorno ad alcune belle sorprese che la vita riserva e ad alcuni errori che nella stessa vita si fanno, ma che poi si rimediano, seppur sacrificando un tesoro prezioso.
Quarto nella serie di uscite dedicate a Ulf Stark dentro Iperborea, Tuono porta in sé alcune gemme preziose.
La più interessante risiede nella sua capacità di far raccontare i 'grandi' dai piccoli. Un padre dentista 'scettico', una madre che rivendica per sé la possibilità di avere spazio per la propria persona, un vicino di casa, quanto meno insolito. E ancora di più far vedere come la realtà possa essere interpretata in modo diverso, a seconda che si sia bambini o che si sia adulti. Parrebbe un'ovvietà, ma non lo è affatto.
In particolare se si tiene conto che è un adulto a scriverla.
Un esempio illuminante è il Bernt raccontato dal papà dentista e il Bernt raccontato dal piccolo Ulf.
La seconda, che almeno in parte dalla prima deriva, sta nei ragionamenti che questo bambino mette in essere su questioni ben più generali: per esempio la consapevolezza che ogni persona - grande o piccola che sia - abbia il diritto di dedicare del tempo e dello spazio a se stessa, alla cura della propria interiorità.
E penso alla sua sensibilità nel capire meglio di qualsiasi adulto il disagio della mamma.
O ancora le riflessioni e le conseguenti azioni che il suddetto bambino fa per coltivare la delicatissima pianta dell'amicizia. E a proposito di questo, di quanto sia facile fare o dire la cosa sbagliata e di quanto coraggio serva per correggere l'errore. Questa questione è uno dei nodi importanti del libro, intorno a cui tutto alla fine ruota.
La terza ha a che fare con la chimica. L'Ulf grande racconta attraverso la voce dell'Ulf piccolo una grande verità: l'armonia, e con lei la bellezza, è la risultante di una composizione delicata di elementi necessari che si combinano assieme secondo legami precisi. Se ne manca qualcuno, tutto va in pezzi.
Mi riferisco per esempio al fatto che per suonare bene o per cucinare bene occorra sentirsi bene. Ma anche che nelle relazioni umane - come nella chimica - occorra trovare il giusto incastro, l'uno nell'altro, il giusto legame che tenga tutto connesso. E penso per esempio al perfetto equilibrio che chimicamente si è stabilito tra Ulf e Bernt, pur essendo il loro un rapporto di amicizia non esattamente simmetrico.
E se salta l'armonia, la bellezza, salta inevitabilmente anche il sogno. Libro necessario.
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