mercoledì 10 giugno 2020

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

BILLIE


La storia di Billie Holiday, o Lady Day, l’altro nome d’arte di Eleanora Fagan, è una storia di grandi successi, di gloria e di cadute rovinose, di immensa solitudine.
Nasce a Filadelfia da due genitori troppo giovani per occuparsi di lei e conosce presto la povertà e la violenza; si trasferisce con la madre a Baltimora, viene violentata a undici anni e negli anni successivi, quando non aiuta la madre a pulire le scale dei palazzi, si prostituisce, per mangiare, finendo in riformatorio.


L’unica persona che le vuole bene è la nonna; alla sua morte viene accolta da una zia e poi viene mandata in un collegio.
Il momento di svolta della sua vita si realizza quando si presenta in un locale di Harlem, in cui cercavano una ballerina: lei non sa ballare, ma sa cantare, ha una voce straordinaria.
Da qui comincia la sua faticosa ascesa, che la porta a cantare con i più famosi ensamble: Benny Goodman, Artie Shaw, Count Basie. Siamo negli anni Trenta, lei è giovanissima e apprezzata dal pubblico Nero e dal pubblico Bianco. Fino a quando non canterà una canzone, ‘Strange fruit’, che nel tempo diventerà una delle canzoni amate dai movimenti di protesta degli afroamericani.
‘Strange Fruit’ è una canzone piena di dolore e di rabbia, scritta da un musicista ebreo, comunista e bianco, che racconta di un albero da cui pendono ‘strani frutti’, i corpi dei neri linciati, lasciati al vento, al sole, alla pioggia. Alberi e frutti non rari, soprattutto negli stati segregazionisti.


La carriera di Billie procede con alterne fortune, mentre l’abuso di alcol e droghe e la reclusione minano la salute e la voce. Vive in una grande solitudine, allietata da alcune amicizie, come quella con il sassofonista Lester Young, un altro genio che finì la sua vita prematuramente, da alcolista.
Come raccontare questa vita così intensa, così intrisa di dramma, ai bambini e alle bambine? Reno Brandoni, che già ci aveva raccontato la vita del Re del Blues Robert Johnson, ripropone il format che unisce testo, semplice, ridotto, immagini, anche in questo caso firmate da Chiara Di Vivona, e file musicali scaricabili online. Racconta di un angelo, nella veste di una ragazzina, che si presenta a Billie già anziana per accompagnarla nel suo finale, non prima però di farle comprendere che non le mancava niente, proprio niente: sentirsi in colpa per essere neri? Pensare che l’essere bianchi rappresenti una maggiore bellezza? Quella gardenia bianca, che portava spesso nei capelli, sembra essere, secondo l’autore, il bisogno di ‘qualcosa di bianco’, che nobilitasse la splendida voce nera. No, ‘Black is beautiful’; la voce di Billie non solo ha segnato un’epoca della storia del jazz e del blues , non solo rappresenta un mix straordinario di rabbia e malinconia. E’ ancora qui, con la sua forza, con la sua unicità. E’ giusto, è importante che i nostri ragazzi e le nostre ragazze conoscano la sua voce e la sua storia, che racconta tantissimo della storia dei neri americani, che racconta molto anche di questo nostro tormentato presente, fatto di violenze e ribellioni solo apparentemente lontani.
Questa collana di Curci young è davvero meritoria nel mettere in luce aspetti della storia della musica, che sono anche molto di più di questo, che potrebbero sembrare secondari, e non lo sono affatto.
Lettura istruttiva ed emozionante per giovani musicisti a partire dai nove anni.
Per salutare degnamente questa Signora del Blues, ho scelto questa canzone, che racconta bene la sua infinita solitudine:  l’uomo della sua vita arriverà di lunedì o di martedì, o magari sarà giovedì il giorno fortunato. O non arriverà mai. ‘The man I love’, scritta da Gershwin.
Buon ascolto.

Eleonora

“L’ultimo viaggio di Billie “, R. Brandoni, voce narrante Debora Mancini, ill. di Chiara Di Vivona, Curci 2020


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