BILLIE
La storia di Billie Holiday, o Lady
Day, l’altro nome d’arte di Eleanora Fagan, è una storia di
grandi successi, di gloria e di cadute rovinose, di immensa
solitudine.
Nasce a Filadelfia da due genitori
troppo giovani per occuparsi di lei e conosce presto la povertà e la
violenza; si trasferisce con la madre a Baltimora, viene violentata a
undici anni e negli anni successivi, quando non aiuta la madre a
pulire le scale dei palazzi, si prostituisce, per mangiare, finendo
in riformatorio.
L’unica persona che le vuole bene è
la nonna; alla sua morte viene accolta da una zia e poi viene
mandata in un collegio.
Il momento di svolta della sua vita si
realizza quando si presenta in un locale di Harlem, in cui cercavano
una ballerina: lei non sa ballare, ma sa cantare, ha una voce
straordinaria.
Da qui comincia la sua faticosa ascesa,
che la porta a cantare con i più famosi ensamble: Benny Goodman,
Artie Shaw, Count Basie. Siamo negli anni Trenta, lei è giovanissima
e apprezzata dal pubblico Nero e dal pubblico Bianco. Fino a quando
non canterà una canzone, ‘Strange fruit’, che nel tempo
diventerà una delle canzoni amate dai movimenti di protesta degli
afroamericani.
‘Strange Fruit’ è una canzone piena di dolore e di rabbia, scritta da un
musicista ebreo, comunista e bianco, che racconta di un albero da cui
pendono ‘strani frutti’, i corpi dei neri linciati, lasciati al
vento, al sole, alla pioggia. Alberi e frutti non rari, soprattutto
negli stati segregazionisti.
La carriera di Billie procede con
alterne fortune, mentre l’abuso di alcol e droghe e la reclusione
minano la salute e la voce. Vive in una grande solitudine,
allietata da alcune amicizie, come quella con il sassofonista Lester
Young, un altro genio che finì la sua vita prematuramente, da
alcolista.
Come raccontare questa vita così
intensa, così intrisa di dramma, ai bambini e alle bambine? Reno
Brandoni, che già ci aveva raccontato la vita del Re del Blues Robert Johnson, ripropone il format che unisce testo, semplice, ridotto, immagini,
anche in questo caso firmate da Chiara Di Vivona, e file musicali
scaricabili online. Racconta di un angelo, nella veste di una
ragazzina, che si presenta a Billie già anziana per accompagnarla
nel suo finale, non prima però di farle comprendere che non le
mancava niente, proprio niente: sentirsi in colpa per essere neri?
Pensare che l’essere bianchi rappresenti una maggiore bellezza?
Quella gardenia bianca, che portava spesso nei capelli, sembra
essere, secondo l’autore, il bisogno di ‘qualcosa di bianco’,
che nobilitasse la splendida voce nera. No, ‘Black is beautiful’;
la voce di Billie non solo ha segnato un’epoca della storia del
jazz e del blues , non solo rappresenta un mix straordinario di
rabbia e malinconia. E’ ancora qui, con la sua forza, con la sua
unicità. E’ giusto, è importante che i nostri ragazzi e le nostre
ragazze conoscano la sua voce e la sua storia, che racconta
tantissimo della storia dei neri americani, che racconta molto anche
di questo nostro tormentato presente, fatto di violenze e ribellioni
solo apparentemente lontani.
Questa collana di Curci young è
davvero meritoria nel mettere in luce aspetti della storia della
musica, che sono anche molto di più di questo, che potrebbero
sembrare secondari, e non lo sono affatto.
Lettura istruttiva ed emozionante per
giovani musicisti a partire dai nove anni.
Per salutare degnamente questa Signora
del Blues, ho scelto questa canzone, che racconta bene la sua
infinita solitudine:
l’uomo della sua vita arriverà di lunedì o di martedì, o magari
sarà giovedì il giorno fortunato. O non arriverà mai. ‘The man I
love’, scritta da Gershwin.
Buon ascolto.
Eleonora
“L’ultimo viaggio di Billie “, R.
Brandoni, voce narrante Debora Mancini, ill. di Chiara Di Vivona,
Curci 2020
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