venerdì 12 giugno 2020

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


LA LEGGEREZZA PENSOSA

Il soldatino, Cristina Bellemo, Veronica Ruffato
Zoolibri 2020


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Il soldatino aveva l’uniforme. E il fucile in spalla.
I suoi confini erano: a nord la testa con l’elmetto.
A sud i piedi con gli anfibi.
A est la mano sinistra che stringeva una bomba a mano.
A ovest la mano destra per sparare."

Nella sua testa non c'era spazio per altri pensieri: solo la guerra.
E la sua maggiore occupazione era marciare, attaccare, mirare, sparare, ritirata.
Ma quella notte fa molto freddo e lui si ferma. Vede una luce in lontananza e pensando sia il nemico, punta per l'ennesima volta la sua arma. Si accorge ben presto che si tratta solo di una casa. Piccola. Per la prima volta non sfonda, ma bussa e ad aprirgli è un uomo. Il nemico contro cui difendersi? Troppo stanco il soldatino e troppo bello il tepore che lo avvolge entrando. Lo scoppiettare del fuoco lo mette in allarme ma il profumo di buono lo tranquillizza. E comincia a togliersi di dosso elmetto e armi, anfibi e poi piano piano tutto il resto e nulla accade.


Nessuno lo attacca, nessuno lo ferisce o lo prende prigioniero o, peggio, lo dichiara disertore. Mangia e nessuno lo avvelena. Parla e nessuno lo offende. Quella branda è lì ad aspettarlo e per la prima volta abbassa la guardia e si sdraia. Il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi è qualcosa di insolito per la sua testa: è un pensiero piccolo che se non è la guerra, allora deve essere la pace...


Cristina Bellemo talvolta ha la capacità di incantare
Qui accade. 
Scrive poche parole che però hanno la qualità di essere quelle giuste.
Pesate, una per una, scelte con cura per dare il meglio di sé. E con questo piccolo mucchio di nomi, aggettivi e verbi costruisce una storia che sa essere singola e molteplice, ovvero è composta di vari strati che puntano ad andare verso un nocciolo sodo, ma non per forza.
Si può scegliere di rimanere a galla e di leggerla come se fosse 'solo' la storia di quel soldatino un po' goffo ma sempre in allerta, oppure si può decidere di acuire lo sguardo e intenderla come la storia di tutti coloro che sono chiamati a combattere le proprie piccole battaglie quotidiane.  E' forse il racconto di una guerra tra soldati oppure è anche il racconto di una lotta personale, spesso e volentieri senza un vero scopo? Ha a che fare con lo scontro fisico oppure chiama in causa un tipo di sguardo con cui leggere il mondo e i suoi abitanti?
Quello che accade di sicuro in chi la legge ha a che fare comunque con una netta sensazione di leggerezza, leggerezza di pensiero. Un acuto lavoro che sottrae peso e che porta rarefazione e trasparenza. In una parola, chiarezza. Sempre lì torno, alla prima Lezione americana, che per me rappresenta un faro illuminato sulla letteratura di tutti i tempi: la leggerezza della pensosità, ovvero il frutto di un lento e ponderato processo di riflessione, sottrazione, pulitura che porti alla precisione di un discorso che brilla per l'uso di quelle esatte parole e non di altre.
In questo camminare sospesi, Veronica Ruffato non fa altro che accordare il suo passo attraverso l'uso di un segno elastico, pieno di estensioni a cui ci ha abituato.


Progetta un soldatino blu, lo arma, ma di tromba che lui maneggia come fosse un fucile a baionetta. 



Lo mette in mezzo a una moltitudine di singoli corpi tra loro molto diversi che però creano un unico organismo pulsante, rosso. Una cosa li tiene tutti insieme: sono tutti sportivi, dai giocatori di basket alle ballerine di classica, dai pallavolisti ai pugili che combattono per la vittoria in gara. Tutti passano in parata sotto lo sguardo incuriosito di spettatori e attraversano le pagine da destra verso sinistra, fino a lasciare campo libero al blu del soldato che diventa il blu della notte ghiacciata e della casa, vista in lontananza. Il blu del soldato resta, ma il colore della casa al suo interno rispecchia quella sensazione piacevole che sappiamo indebolisce pian piano la sua postura sempre in allerta. Si può dire con sicurezza che la traduzione in figura del testo si rivela davvero originale, fino a concludersi con una jam session che pacifica tutti.


Sui disegni definitivi restano tracce del lavoro preparatorio, un buffo vezzo di Veronica Ruffato, così come già compariva nella sua bella edizione del Brutto anatroccolo (Zoolibri, 2018). 


Lì come qui, continuano  a volteggiare i comò e i comodini.

Carla


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