mercoledì 1 luglio 2020

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


P-OSSESSIVO

Questo è il mio albero, Olivier Tallec (trad. Maria Pia Secciani)
Edizioni Clichy 2020


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Amo gli alberi. Amo quest'albero, è il MIO albero.
Amo mangiare le MIE pigne all'ombra del MIO albero. Questo è il MIO albero e queste sono le MIE pigne.
E se un giorno qualcuno decidesse che il MIO albero non è il MIO albero, ma il SUO?"

Per non parlare dell'ipotesi secondo cui qualcuno potrebbe anche decidere di mangiare le mie pigne all'ombra del suo albero, o peggio, le sue pigne all'ombra del mio albero.
Lo scoiattolo è in ansia perché è certo che da cosa nasce cosa, ovvero che accanto a questo ipotetico qualcuno ne potrebbero arrivare tanti altri e così le pigne, gli alberi e l'ombra sarebbero di tutti. L'unica soluzione che renderebbe chiaro al mondo intero che quelle pigne, quell'ombra e quell'albero sono solo suoi sarebbe la costruzione di un diaframma: un cancello, una palizzata o ancora meglio, un muro. 
Alto, lungo e invalicabile.
Certo, un muro del genere se da un lato cura l'ansia dello scoiattolo per il suo albero al di qua, dall'altro accende la sua curiosità per quello che nasconde al di là.
Forse una pigna più grande delle sue pigne e forse alberi più grandi del suo albero...forse.
Non resta altro da fare che prendere la scala e arrampicarsi per vedere al di là.

La questione, anzi le due questioni che il libro pone non sono esattamente terreno vergine e inesplorato nella letteratura per l'infanzia.
Al contrario sono campo più volte dissodato e coltivato. 



Il tema del possesso e il suo contrario la condivisione è roba che i bambini e la bambine frequentano tutti i giorni. E che per tutta la loro infanzia si sentono ripetere che essere egoisti non è bene. Al contrario, bisogna essere generosi.
Al di là del muro - che meglio di ogni altra cosa rappresenta rimedio per tutelare il possesso - prende corpo la seconda questione, che riguarda l'ignoto. Dentro l'ignoto ci può essere il nulla, ma anche qualunque meraviglia che, semplicemente per il fatto di non poterne accertare l'esistenza, va perduta. Bambini e bambine conoscono bene anche questo tipo di curiosità che fa battere il cuore e preoccupare anche un po'.
 

Dunque il "mio mio tutto mio" e il "muro che nasconde" si incontrano spesso e spesso in libri di altissima qualità.
Questo non fa eccezione.
Qui però Tallec prende una stradina più sottile,che attraversa i due topoi letterari, ma che poi si dirige allegramente verso il lato più psicologico, o psicanalitico?, della questione. In sintesi, va a solleticare la pancia delle due questioni: il loro portato ansiogeno. 


E come lo fa? Mettendolo in ridicolo, attraverso i due codici che ha a disposizione. E si ride oh quanto si ride.
Un testo che più che un racconto è un'ossessione: gli aggettivi p-ossessivi sono ben ventuno e tutte le volte sono in maiuscolo, per evitare che ci si possa confondere e non sottolinearli con la debita voce stentorea. E nel disegno di quello scoiattolo - semplicemente geniale - è in grado di trasmettere, attraverso le posture che gli fa assumere, ma soprattutto negli sguardi che mette nei suoi occhi, una serie di atteggiamenti riconoscibili all'istante.


La preoccupazione, l'ansia da possesso, la determinazione minacciosa cui seguono altri dubbi e altre ansie...
Non si esaurisce in questo e a questa ridente bellezza se ne aggiungono altre.
La prima, la ridondanza del testo che richiede per forza una lettura a gran voce.
La seconda, la scelta dell'animale guida, lo scoiattolo: una novità per Tallec illustrativamente parlando, che per la prima volta disegna questo animale perfetto per asocialità e tendenze accumulatrici.


La terza, l'illustrazione di copertina che è un capolavoro che parla soprattutto ai grandi nel dialogare con il titolo. Non sono forse loro gli enti pagatori in libreria?
La quarta, la grande pigna.

 
L'ultima, la tavola finale che merita un omertoso silenzio...

Carla

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