P-OSSESSIVO
Questo è il mio albero,
Olivier Tallec (trad. Maria Pia Secciani)
Edizioni Clichy 2020
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)
"Amo gli
alberi. Amo quest'albero, è il MIO albero.
Amo mangiare le
MIE pigne all'ombra del MIO albero. Questo è il MIO albero e queste
sono le MIE pigne.
E se un giorno
qualcuno decidesse che il MIO albero non è il MIO albero, ma il
SUO?"
Per non parlare dell'ipotesi secondo
cui qualcuno potrebbe anche decidere di mangiare le mie pigne
all'ombra del suo albero, o peggio, le sue pigne all'ombra del mio
albero.
Lo scoiattolo è in ansia perché è
certo che da cosa nasce cosa, ovvero che accanto a questo ipotetico
qualcuno ne potrebbero arrivare tanti altri e così le pigne, gli
alberi e l'ombra sarebbero di tutti. L'unica soluzione che renderebbe
chiaro al mondo intero che quelle pigne, quell'ombra e quell'albero
sono solo suoi sarebbe la costruzione di un diaframma: un cancello,
una palizzata o ancora meglio, un muro.
Alto, lungo e invalicabile.
Certo, un muro del genere se da un lato
cura l'ansia dello scoiattolo per il suo albero al di qua, dall'altro
accende la sua curiosità per quello che nasconde al di là.
Forse una pigna più grande delle sue
pigne e forse alberi più grandi del suo albero...forse.
Non resta altro da fare che prendere la
scala e arrampicarsi per vedere al di là.
La questione, anzi le due questioni che
il libro pone non sono esattamente terreno vergine e inesplorato
nella letteratura per l'infanzia.
Al contrario sono campo più volte
dissodato e coltivato.
Il tema del possesso e il suo contrario
la condivisione è roba che i bambini e la bambine frequentano tutti
i giorni. E che per tutta la loro infanzia si sentono ripetere che
essere egoisti non è bene. Al contrario, bisogna essere
generosi.
Al di là del muro - che meglio di ogni
altra cosa rappresenta rimedio per tutelare il possesso - prende corpo la
seconda questione, che riguarda l'ignoto. Dentro l'ignoto ci può
essere il nulla, ma anche qualunque meraviglia che, semplicemente per
il fatto di non poterne accertare l'esistenza, va perduta. Bambini e
bambine conoscono bene anche questo tipo di curiosità che fa battere
il cuore e preoccupare anche un po'.
Dunque il "mio mio tutto mio"
e il "muro che nasconde" si incontrano spesso e spesso in
libri di altissima qualità.
Questo non fa eccezione.
Qui però Tallec prende una stradina
più sottile,che attraversa i due topoi letterari, ma che poi si
dirige allegramente verso il lato più psicologico, o psicanalitico?,
della questione. In sintesi, va a solleticare la pancia delle due
questioni: il loro portato ansiogeno.
E come lo fa? Mettendolo in
ridicolo, attraverso i due codici che ha a disposizione. E si ride oh
quanto si ride.
Un testo che più che un racconto è
un'ossessione: gli aggettivi p-ossessivi sono ben ventuno e tutte le
volte sono in maiuscolo, per evitare che ci si possa confondere e non
sottolinearli con la debita voce stentorea. E nel disegno di quello
scoiattolo - semplicemente geniale - è in grado di trasmettere,
attraverso le posture che gli fa assumere, ma soprattutto negli
sguardi che mette nei suoi occhi, una serie di atteggiamenti
riconoscibili all'istante.
La preoccupazione, l'ansia da possesso,
la determinazione minacciosa cui seguono altri dubbi e altre ansie...
Non si esaurisce in questo e a questa
ridente bellezza se ne aggiungono altre.
La prima, la ridondanza del testo che
richiede per forza una lettura a gran voce.
La seconda, la scelta dell'animale
guida, lo scoiattolo: una novità per Tallec illustrativamente
parlando, che per la prima volta disegna questo animale perfetto per
asocialità e tendenze accumulatrici.
La terza, l'illustrazione di copertina
che è un capolavoro che parla soprattutto ai grandi nel dialogare
con il titolo. Non sono forse loro gli enti pagatori in libreria?
La quarta, la grande pigna.
L'ultima, la tavola finale che merita
un omertoso silenzio...
Carla
Nessun commento:
Posta un commento