venerdì 21 agosto 2020

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

LUCE DEGLI ABISSI


Uscito in un momento infelice, quando i lettori e le lettrici più giovani difficilmente entrano in libreria, l’ultimo romanzo di Frances Hardinge, ‘La luce degli abissi’, si segnalerà sicuramente come una delle uscite più interessanti del 2020.
Come i precedenti, anche questo è un romanzo ponderoso e complesso, sicuramente non privo di imperfezioni: proverò a raccontarlo in modo ordinato.
Ambientazione. Caratteristica della scrittrice inglese è la capacità di costruire contesti credibili, in cui la ricostruzione storica e la componente fantastica si integrano. Magistrale, in questo, ‘L’albero delle bugie’. Ne ‘La luce degli abissi’ abbiamo la costruzione di un mondo immaginario, che ‘pesca’ nelle storia dei bucanieri, ma anche nelle ricerche scientifiche fra ‘600 e ‘700.
Siamo, dunque, nell’arcipelago di Miriade, la cui isola più importante è Bramadidama. E’ un mondo tutto legato agli oceani e ai loro misteri. C’è stato un tempo remoto, ma non troppo, in cui tutta la vita dell’arcipelago era legato alle bizzarrie di oscure divinità marine, immense e crudeli, cui era necessario sottomettersi per sopravvivere. La crudeltà degli dei era imprevedibile e gratuita, placata talvolta da sacrifici umani. A gestire il rapporto con il mondo sottomarino sono i monaci che con le divinità parlano. Fino al giorno del Grande Cataclisma, in cui le divinità si sono distrutte l’una con l’altra. I loro resti, che giacciono sul fondo degli abissi oceanici, conservano le loro proprietà taumaturgiche e vengono raccolte, con prove di grande coraggio, dai cercatori di ‘divinio’, che si muovono con curiosi sottomarini, batiscafi e altre imbarcazioni sperimentali. Molte pagine sono dedicate al mondo sotto la superficie, dove il mare normale si incontra con l’Abissomare, il mondo degli dei, un’acqua respirabile e imprevedibile. La cifra di questo mondo è paura e mistero e non è un caso che molti dei coraggiosi che si sono calati in questi abissi sono rimasti Segnati, ovvero abbiano perso l’udito o riportino strane cicatrici, o abbiano i polmoni mal funzionanti.
Personaggi. Il personaggio principale, Hark, lo conosciamo nell’interessante incipit: è un ragazzino povero, analfabeta, ma grande affabulatore, abituato ai piccoli reati di strada, come truffare qualche mercante con storie strampalate. E’ molto abile in questo, ma il suo amico del cuore, nonché compagno di collegio, Jelt, lo coinvolge in avventure sempre più ardite. Il rapporto fra Hark e Jelt è uno degli aspetti più interessanti del romanzo, che ne segue l’evoluzione fino al finale tragico. Jelt è un po’ più grande di Hark e frequenta pessime compagnie, come la piratessa Rigg. Ed è in un’impresa pattuita con lei che Hark viene coinvolto, con il risultato di essere catturato e dato in vassallaggio alla dottoressa Vyne, che lo porta nel suo laboratorio al Santuario, dove riposano i vecchi monaci, ormai inutili. Vyne incarna la spregiudicatezza della scienza, che non crede ai miti e ricerca le vere ragioni delle peculiarità delle creature abissali. Ma non è un personaggio senza macchia, un contraltare positivo alle credenze religiose; è anche lei animata da ambizioni pericolose e spregiudicate. Così come il sacerdote chiamato Cercatore, che ha un ruolo decisivo nella parte finale, è una figura ambivalente: da un lato mosso dal nobile motivo di liberare gli umani, e la sua amata, dalla schiavitù di una religione primitiva, dall’altro pronto a tradire, per raggiungere questo scopo, e a sacrificare vite umane. Lui e solo lui è il depositario della verità sulla natura dei dei, manifestazione delle debolezze e fragilità umane. Non è la prima volta che la Hardinge dipinge personaggi così ambivalenti e così umani. Lo stesso rapporto fra Hark e Jelt, che potrebbe sembrare un puro rapporto d’amicizia, è in realtà un legame complesso, in cui trovano posto ricatti, sensi di colpa, tradimenti. Un altro personaggio interessante è Selphin, la figlia sordo muta di Rigg, che rifiuta il mare e le sue avventure, ma che, nel concitato finale, dovrà affrontare le sue paure.
Il ritmo. Questo è un romanzo che mette decisamente alla prova il lettore e la lettrice che si spaventano davanti a un tomo di oltre 400 pagine; l’inizio ha un ritmo decisamente lento, incentrato sul worldbuilding, la costruzione di questo universo fantastico e della sua mitologia. L’azione accelera progressivamente a partire dal ritrovamento di un frammento di divinio, che in realtà è ciò che resta del cuore della Dama Arcana. Questo sassolino, così appare, guarisce Jelt, che era rimasto incastrato in un batiscafo e dimostra di avere poteri curativi su ogni tipo di male. Ma trasforma chi lo detiene, rendendo Jelt un mostro. Il possesso del cuore della dea scatena conflitti e congiure, fino a un finale mozzafiato, in cui il mondo pare riconquistare un suo ordine.
Dunque segreti, tradimenti, avidità, paura come ingredienti incandescenti di un dramma individuale e collettivo; sullo sfondo una verità impietosa sulla credulità umana, la descrizione delle scelte difficili, che non sempre sono le più giuste, ma sono necessarie per rendere il mondo un poco migliore.
E’ un romanzo impegnativo, con una trascinante componente fantastica, che richiede un certo impegno nella lettura e soprattutto la capacità di leggere fra le righe, al di là dell’azione e dell’intreccio narrativo, quello che pensa l’autrice della nostra fragile umanità. Consiglio la lettura, quindi, a ragazzi e ragazze ben addestrati alla lettura, a partire dai tredici anni.

Eleonora

“La luce degli abissi”, F. Hardinge, Mondadori 2020


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