LUCE DEGLI ABISSI
Uscito in un momento infelice, quando i
lettori e le lettrici più giovani difficilmente entrano in libreria,
l’ultimo romanzo di Frances Hardinge, ‘La luce degli abissi’,
si segnalerà sicuramente come una delle uscite più interessanti del
2020.
Come i precedenti, anche questo è un
romanzo ponderoso e complesso, sicuramente non privo di imperfezioni:
proverò a raccontarlo in modo ordinato.
Ambientazione. Caratteristica della
scrittrice inglese è la capacità di costruire contesti credibili,
in cui la ricostruzione storica e la componente fantastica si
integrano. Magistrale, in questo, ‘L’albero delle bugie’. Ne ‘La luce degli abissi’ abbiamo la costruzione di un mondo
immaginario, che ‘pesca’ nelle storia dei bucanieri, ma anche
nelle ricerche scientifiche fra ‘600 e ‘700.
Siamo, dunque, nell’arcipelago di
Miriade, la cui isola più importante è Bramadidama. E’ un mondo
tutto legato agli oceani e ai loro misteri. C’è stato un tempo
remoto, ma non troppo, in cui tutta la vita dell’arcipelago era
legato alle bizzarrie di oscure divinità marine, immense e crudeli,
cui era necessario sottomettersi per sopravvivere. La crudeltà degli
dei era imprevedibile e gratuita, placata talvolta da sacrifici
umani. A gestire il rapporto con il mondo sottomarino sono i monaci
che con le divinità parlano. Fino al giorno del Grande Cataclisma,
in cui le divinità si sono distrutte l’una con l’altra. I loro
resti, che giacciono sul fondo degli abissi oceanici, conservano le
loro proprietà taumaturgiche e vengono raccolte, con prove di grande
coraggio, dai cercatori di ‘divinio’, che si muovono con curiosi
sottomarini, batiscafi e altre imbarcazioni sperimentali. Molte
pagine sono dedicate al mondo sotto la superficie, dove il mare
normale si incontra con l’Abissomare, il mondo degli dei, un’acqua
respirabile e imprevedibile. La cifra di questo mondo è paura e
mistero e non è un caso che molti dei coraggiosi che si sono calati
in questi abissi sono rimasti Segnati, ovvero abbiano perso l’udito
o riportino strane cicatrici, o abbiano i polmoni mal funzionanti.
Personaggi. Il personaggio principale,
Hark, lo conosciamo nell’interessante incipit: è un ragazzino
povero, analfabeta, ma grande affabulatore, abituato ai piccoli reati
di strada, come truffare qualche mercante con storie strampalate. E’
molto abile in questo, ma il suo amico del cuore, nonché compagno di
collegio, Jelt, lo coinvolge in avventure sempre più ardite. Il
rapporto fra Hark e Jelt è uno degli aspetti più interessanti del
romanzo, che ne segue l’evoluzione fino al finale tragico. Jelt è
un po’ più grande di Hark e frequenta pessime compagnie, come la
piratessa Rigg. Ed è in un’impresa pattuita con lei che Hark viene
coinvolto, con il risultato di essere catturato e dato in
vassallaggio alla dottoressa Vyne, che lo porta nel suo laboratorio
al Santuario, dove riposano i vecchi monaci, ormai inutili. Vyne
incarna la spregiudicatezza della scienza, che non crede ai miti e
ricerca le vere ragioni delle peculiarità delle creature abissali.
Ma non è un personaggio senza macchia, un contraltare positivo alle
credenze religiose; è anche lei animata da ambizioni pericolose e
spregiudicate. Così come il sacerdote chiamato Cercatore, che ha un
ruolo decisivo nella parte finale, è una figura ambivalente: da un
lato mosso dal nobile motivo di liberare gli umani, e la sua amata,
dalla schiavitù di una religione primitiva, dall’altro pronto a
tradire, per raggiungere questo scopo, e a sacrificare vite umane.
Lui e solo lui è il depositario della verità sulla natura dei dei,
manifestazione delle debolezze e fragilità umane. Non è la prima
volta che la Hardinge dipinge personaggi così ambivalenti e così
umani. Lo stesso rapporto fra Hark e Jelt, che potrebbe sembrare un
puro rapporto d’amicizia, è in realtà un legame complesso, in cui
trovano posto ricatti, sensi di colpa, tradimenti. Un altro
personaggio interessante è Selphin, la figlia sordo muta di Rigg,
che rifiuta il mare e le sue avventure, ma che, nel concitato finale,
dovrà affrontare le sue paure.
Il ritmo. Questo è un romanzo che
mette decisamente alla prova il lettore e la lettrice che si
spaventano davanti a un tomo di oltre 400 pagine; l’inizio ha un
ritmo decisamente lento, incentrato sul worldbuilding, la costruzione
di questo universo fantastico e della sua mitologia. L’azione
accelera progressivamente a partire dal ritrovamento di un frammento
di divinio, che in realtà è ciò che resta del cuore della Dama
Arcana. Questo sassolino, così appare, guarisce Jelt, che era
rimasto incastrato in un batiscafo e dimostra di avere poteri
curativi su ogni tipo di male. Ma trasforma chi lo detiene, rendendo
Jelt un mostro. Il possesso del cuore della dea scatena conflitti e
congiure, fino a un finale mozzafiato, in cui il mondo pare
riconquistare un suo ordine.
Dunque segreti, tradimenti, avidità,
paura come ingredienti incandescenti di un dramma individuale e
collettivo; sullo sfondo una verità impietosa sulla credulità
umana, la descrizione delle scelte difficili, che non sempre sono le
più giuste, ma sono necessarie per rendere il mondo un poco
migliore.
E’ un romanzo impegnativo, con una
trascinante componente fantastica, che richiede un certo impegno
nella lettura e soprattutto la capacità di leggere fra le righe, al
di là dell’azione e dell’intreccio narrativo, quello che pensa
l’autrice della nostra fragile umanità. Consiglio la lettura,
quindi, a ragazzi e ragazze ben addestrati alla lettura, a partire
dai tredici anni.
Eleonora
“La luce degli abissi”, F.
Hardinge, Mondadori 2020
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