LA NAZIONE DELLE PIANTE (1)
Il libro della
flora imprudente, Claudio Romo (trad. Federico Taibi)
#Logosedizioni 2017
ILLUSTRATI
"Parevaci
d'esser penetrati in una gigantesca capsula di alterazione climatica,
dove non esisteva il giorno, non esisteva la notte, e una cortina di
luce dalle sfumature ocra e verdastre ci avvolgeva tutto il tempo.
Presi infine da disperazione, calammo in mare le scialuppe di
salvataggio, ma l'acqua densa, di consistenza paragonabile a quella
della gomma arabica, non ci permise di allontanarci."
Passò
un mese in quelle condizioni, l'equipaggio ormai sull'orlo della
follia, e poi all'improvviso accadde. La luce tornò quella di
sempre, l'acqua perse viscosità e all'orizzonte apparve un'isola. La
chiamarono Isola Speculare, perché da qualsiasi punto la si
guardasse la sua metà era esattamente simmetrica rispetto all'altra.
Due soli sorgevano contemporaneamente, uno a est e la sua copia
esatta a ovest che poi ridiventavano uno solo allo scoccare del
mezzogiorno.
Partito
nel 1868 da Valparaíso, Lázaro de Sahagún, esploratore e
naturalista, ha come obiettivo investigare sulle isole di ghiaccio
peregrine che le baleniere di passaggio segnalarono a sud del
continente americano.
Come
si può intuire, il viaggio prese tutt'altra direzione. L'isola
Speculare diventa all'istante oggetto di esplorazione e il taccuino
botanico, che Lázaro de Sahagún redige e illustra con estrema
cura, non è altro che un dettagliato catalogo di ciò che su
quell'isola sconosciuta i suoi occhi poterono vedere.
A parte
l'incontro con il meraviglioso colosso della Patagonia, un gigante
che appare visibile solo a pochi metri di distanza perché coperto di
pigmenti a base di alghe che gli conferiscono il colore dell'aria,
utilissimo nelle battute di caccia, il resto del catalogo è dedicato
alle specie vegetali. Dall'Ambrosia speculare al Fiore del ciclo,
dieci esemplari unici e magnifici per aspetto e proprietà. Di
ciascuna di loro nel catalogo si mettono in evidenza gli effetti che
esse possono esercitare sull'uomo e, ancor più interessante, le
strategie che mettono in atto per difendersi dallo stesso. L'Aloisia peregrina ha sviluppato radici mobili che, come zampe, le permettono
di spostarsi e sfuggire al raccolto del suo succulento e unico
frutto.
Invece l'Amelia lievitante, pianta la cui misura è
paragonabile a un granello di sabbia e l'aspetto è un ibrido tra una
farfalla notturna e un ramo di pesco, ha escogitato il sistema di
narcotizzare attraverso la sua saliva il proprio nemico. La Cassiopea colossale usa invece dardi grandi come giavellotti, ragione per cui
spesso fu utilizzata dall'uomo, a suo rischio e pericolo, come arma
da guerra negli assedi. Piante metamorfiche, piante che si nutrono
della malinconia circostante o che vivono nel fuoco, piante che hanno
il merito di purificare le menti di chi le osserva, facendo loro
perdere la memoria, in una sorta di processo di rinascita a nuova
esistenza. Esattamente come avvenne con l'intero equipaggio guidato
da Lázaro de Sahagún che si ritrovò un giorno - senza capire o
ricordare come - alla fine del viaggio, magicamente al punto di
partenza: il porto di Valparaíso.
Forse
la ragione di tutto ciò è insita nella Natura stessa, nella sua
capacità di reinventarsi senza limiti e nel rendersi molteplice e
diversa per essere forte nella sua costante missione vitale.
"Percependo le
piante come molto più prossime al mondo inorganico che alla pienezza
della vita, commettiamo un fondamentale errore di prospettiva, che
potrebbe costarci caro. Per cercare di ovviare alla scarsa
consapevolezza e stima che abbiamo per il mondo vegetale, poiché noi
uomini comprendiamo soltanto le categorie umane, questo libro tratta
le piante come se facessero parte di una nazione, ossia una comunità
di individui che condivide l'origine, i costumi, la storia, le
organizzazioni e le finalità: la Nazione delle Piante."
Così
scrive nel prologo a uno dei suoi libri Stefano Mancuso.
Salvo
qualche piccola minuscola inezia, queste stesse parole non potrebbero
essere riferite al libro di Claudio Romo?
Se
si lasciano solo per un momento da parte gli aspetti più evidenti
del libro della Flora imprudente, mi pare che Claudio Romo faccia
correre sotterranea la questione relativa alla relazione tra umanità
e mondo vegetale. Quella su cui riflette appunto Stefano Mancuso da
sempre. E se vi interessa la sua Weltanschauung, ne ha scritto e
detto parecchio.
Romo,
pianta dopo pianta, non si limita a crearne 'nel suo laboratorio
inventivo' le caratteristiche particolari ma le connette
immediatamente, non con la Natura come ci si potrebbe aspettare, ma
con il mondo animale e, in particolare, l'uomo. Quest'ultimo fa parte
della seconda categoria che abita il pianeta e necessariamente le
piante sono in relazione perenne, e talvolta in antagonismo (da qui
forse la scelta dell'aggettivo imprudente) con lui.
Questo
legame forte con l'umanità diventa strumento per Romo per una sua
esplorazione, solo in superficie botanica, ma in profondità
filosofica e, in alcuni casi, sociologica. Ricorda per impostazione,
ovviamente, Borges, ma anche Calvino nelle sue Città invisibili che sono
contemporaneamente luoghi dell'immaginario e metafore del pensiero e
del sentire umano.
Città,
animali o piante che assumono valore di mito e valore universale.
Metamorfosi, fuoco, melancolia, desiderio, pulsioni irrefrenabili,
oblio e rinascita sono alcune delle parole chiave che attraversano la
botanica di Lázaro de Sahagún e che la rendono immediatamente
strumento di riflessioni ben più ampie e articolate. In questa
prospettiva, colpisce per esempio il Fiore del ciclo che ha il potere
di "liberarci ciclicamente, dopo un certo periodo di
tempo, di tutti i nostri errori, delle nostre vergogne, e del peso
insopportabile delle nostre azioni." E
ancora di più quando esso, come racconta un cronista cieco che lo ha visto, in antico era usato dai sacerdoti in una
sorta di rito purificatore in cui a ogni persona, persa ogni memoria
del proprio passato, veniva assegnato un nuovo ruolo sociale.
Ah,
che meraviglia sarebbe...
E,
a proposito di meraviglia, meravigliosa è la morfologia di questo
libro: dalle sue illustrazioni colte alla sua forma di catalogo, che
- nel farsi lista - offre un naturale strumento di visione e
comprensione della molteplicità. La lettura condivisa di una pagina
al giorno, se nelle giuste mani, può generare nuovo pensiero.
Ah,
che meraviglia sarebbe...
Meraviglioso
è l'esercizio di immaginazione di Romo, il suo sguardo visionario,
tipico di tutti coloro che sanno 'vedere oltre'. Artisti, uomini di
scienza e bambini ne sono portatori sani.
Carla
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