venerdì 4 settembre 2020

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


LA NAZIONE DELLE PIANTE (1)

Il libro della flora imprudente, Claudio Romo (trad. Federico Taibi)
#Logosedizioni 2017


ILLUSTRATI

"Parevaci d'esser penetrati in una gigantesca capsula di alterazione climatica, dove non esisteva il giorno, non esisteva la notte, e una cortina di luce dalle sfumature ocra e verdastre ci avvolgeva tutto il tempo. Presi infine da disperazione, calammo in mare le scialuppe di salvataggio, ma l'acqua densa, di consistenza paragonabile a quella della gomma arabica, non ci permise di allontanarci."

Passò un mese in quelle condizioni, l'equipaggio ormai sull'orlo della follia, e poi all'improvviso accadde. La luce tornò quella di sempre, l'acqua perse viscosità e all'orizzonte apparve un'isola. La chiamarono Isola Speculare, perché da qualsiasi punto la si guardasse la sua metà era esattamente simmetrica rispetto all'altra. Due soli sorgevano contemporaneamente, uno a est e la sua copia esatta a ovest che poi ridiventavano uno solo allo scoccare del mezzogiorno. 


Partito nel 1868 da Valparaíso, Lázaro de Sahagún, esploratore e naturalista, ha come obiettivo investigare sulle isole di ghiaccio peregrine che le baleniere di passaggio segnalarono a sud del continente americano.
Come si può intuire, il viaggio prese tutt'altra direzione. L'isola Speculare diventa all'istante oggetto di esplorazione e il taccuino botanico, che Lázaro de Sahagún redige e illustra con estrema cura, non è altro che un dettagliato catalogo di ciò che su quell'isola sconosciuta i suoi occhi poterono vedere.


A parte l'incontro con il meraviglioso colosso della Patagonia, un gigante che appare visibile solo a pochi metri di distanza perché coperto di pigmenti a base di alghe che gli conferiscono il colore dell'aria, utilissimo nelle battute di caccia, il resto del catalogo è dedicato alle specie vegetali. Dall'Ambrosia speculare al Fiore del ciclo, dieci esemplari unici e magnifici per aspetto e proprietà. Di ciascuna di loro nel catalogo si mettono in evidenza gli effetti che esse possono esercitare sull'uomo e, ancor più interessante, le strategie che mettono in atto per difendersi dallo stesso. L'Aloisia peregrina ha sviluppato radici mobili che, come zampe, le permettono di spostarsi e sfuggire al raccolto del suo succulento e unico frutto. 


Invece l'Amelia lievitante, pianta la cui misura è paragonabile a un granello di sabbia e l'aspetto è un ibrido tra una farfalla notturna e un ramo di pesco, ha escogitato il sistema di narcotizzare attraverso la sua saliva il proprio nemico. La Cassiopea colossale usa invece dardi grandi come giavellotti, ragione per cui spesso fu utilizzata dall'uomo, a suo rischio e pericolo, come arma da guerra negli assedi. Piante metamorfiche, piante che si nutrono della malinconia circostante o che vivono nel fuoco, piante che hanno il merito di purificare le menti di chi le osserva, facendo loro perdere la memoria, in una sorta di processo di rinascita a nuova esistenza. Esattamente come avvenne con l'intero equipaggio guidato da Lázaro de Sahagún che si ritrovò un giorno - senza capire o ricordare come - alla fine del viaggio, magicamente al punto di partenza: il porto di Valparaíso.
Forse la ragione di tutto ciò è insita nella Natura stessa, nella sua capacità di reinventarsi senza limiti e nel rendersi molteplice e diversa per essere forte nella sua costante missione vitale.

"Percependo le piante come molto più prossime al mondo inorganico che alla pienezza della vita, commettiamo un fondamentale errore di prospettiva, che potrebbe costarci caro. Per cercare di ovviare alla scarsa consapevolezza e stima che abbiamo per il mondo vegetale, poiché noi uomini comprendiamo soltanto le categorie umane, questo libro tratta le piante come se facessero parte di una nazione, ossia una comunità di individui che condivide l'origine, i costumi, la storia, le organizzazioni e le finalità: la Nazione delle Piante."
Così scrive nel prologo a uno dei suoi libri Stefano Mancuso.
Salvo qualche piccola minuscola inezia, queste stesse parole non potrebbero essere riferite al libro di Claudio Romo?
Se si lasciano solo per un momento da parte gli aspetti più evidenti del libro della Flora imprudente, mi pare che Claudio Romo faccia correre sotterranea la questione relativa alla relazione tra umanità e mondo vegetale. Quella su cui riflette appunto Stefano Mancuso da sempre. E se vi interessa la sua Weltanschauung, ne ha scritto e detto parecchio.
Romo, pianta dopo pianta, non si limita a crearne 'nel suo laboratorio inventivo' le caratteristiche particolari ma le connette immediatamente, non con la Natura come ci si potrebbe aspettare, ma con il mondo animale e, in particolare, l'uomo. Quest'ultimo fa parte della seconda categoria che abita il pianeta e necessariamente le piante sono in relazione perenne, e talvolta in antagonismo (da qui forse la scelta dell'aggettivo imprudente) con lui.


Questo legame forte con l'umanità diventa strumento per Romo per una sua esplorazione, solo in superficie botanica, ma in profondità filosofica e, in alcuni casi, sociologica. Ricorda per impostazione, ovviamente, Borges, ma anche Calvino nelle sue Città invisibili che sono contemporaneamente luoghi dell'immaginario e metafore del pensiero e del sentire umano.


Città, animali o piante che assumono valore di mito e valore universale. Metamorfosi, fuoco, melancolia, desiderio, pulsioni irrefrenabili, oblio e rinascita sono alcune delle parole chiave che attraversano la botanica di Lázaro de Sahagún e che la rendono immediatamente strumento di riflessioni ben più ampie e articolate. In questa prospettiva, colpisce per esempio il Fiore del ciclo che ha il potere di "liberarci ciclicamente, dopo un certo periodo di tempo, di tutti i nostri errori, delle nostre vergogne, e del peso insopportabile delle nostre azioni." E ancora di più quando esso, come racconta un cronista cieco che lo ha visto, in antico era usato dai sacerdoti in una sorta di rito purificatore in cui a ogni persona, persa ogni memoria del proprio passato, veniva assegnato un nuovo ruolo sociale. 
Ah, che meraviglia sarebbe...


E, a proposito di meraviglia, meravigliosa è la morfologia di questo libro: dalle sue illustrazioni colte alla sua forma di catalogo, che - nel farsi lista - offre un naturale strumento di visione e comprensione della molteplicità. La lettura condivisa di una pagina al giorno, se nelle giuste mani, può generare nuovo pensiero. 
Ah, che meraviglia sarebbe...
Meraviglioso è l'esercizio di immaginazione di Romo, il suo sguardo visionario, tipico di tutti coloro che sanno 'vedere oltre'. Artisti, uomini di scienza e bambini ne sono portatori sani.

Carla

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