Questa volta si cimenta nell’impresa
di spiegare alcuni concetti filosofici a bambine e bambini Tahar Ben
Jelloun, intellettuale franco marocchino di grandissima fama.
Il suo testo, ‘La filosofia spiegata
ai bambini’, pubblicato da La Nave di Teseo, non segue la falsariga
di alcune precedenti pubblicazioni, incentrate soprattutto sulle
biografie dei pensatori. Non segue nemmeno l’impostazione tematica,
quella che individua alcune grandi questioni di fondo, per
analizzarne le interpretazioni e le implicazioni.
Lo scrittore marocchino sceglie una
strada diversa, individuando parole chiave, talvolta connesse fra
loro, intorno alle quali si muove una rapida spiegazione, espressa in
modo colloquiale; sono in realtà questioni importanti di natura
diversa, che spaziano da un ambito sociologico a uno psicologico, o
politico. Si parla, ad esempio, di parità, razzismo, di immigrati e
stranieri, per approdare al termine ‘fobia’, che palesemente si
pone su un altro piano.
Si affrontano, quindi, temi legati alla
contemporaneità; qui la filosofia è vista soprattutto come un
metodo necessario per analizzare questioni importanti del nostro
presente. Questo è sicuramente un punto di forza, nel momento in cui
si forniscono strumenti di discussione su temi presenti nei mass
media o nella vita quotidiana.
Il modo con cui sono spiegati anche i
concetti più astratti è colloquiale, si fonda sulle esperienze
concrete che i bambini vivono in famiglia e a scuola, utilizzando
degli esempi semplici; questo è sicuramente un altro punto di forza
che, però, inevitabilmente sacrifica il rigore del linguaggio
filosofico.
Alla fine di ciascun capitolo viene
posta una domanda al lettore, che viene spinto a rielaborare quanto
letto.
C’è moltissimo materiale in queste
pagine e una grande quantità di spunti che possono essere utilizzati
per ulteriori approfondimenti. Ci sono però, due punti che non mi
convincono. La forma assertiva in cui si presentano le definizioni:
non un approccio aperto, che faccia sorgere domande spontanee nei
giovani lettori, quanto una ponderata serie di asserzioni. Il secondo
aspetto, che non riguarda solamente questo libro, concerne l’uso
che un bambino o una bambina ne possono fare: non considero
probabile, salvo qualche eccezione, che i giovani lettori prendano
spontaneamente in mano il libro per leggerlo dalla parola ‘pensare’
alla parola ‘ambiente’: in questo, come in altri casi, è
indispensabile la mediazione adulta, nelle vesti di insegnanti e
genitori. Da questo punto di vista può avere la funzione di far
affrontare argomenti difficili, come la pedofilia, o complessi come
la definizione di Bene e di Male.
Non so se questo fiorire di riflessioni
filosofiche sia l’espressione dell’incertezza del tempo che
viviamo e che quindi corrisponda a un’esigenza di maggiore
riflessione, o se semplicemente sia il prodotto di una tendenza di
mercato che associa grandi nomi, da Galimberti ad Augias per arrivare
a Ben Jelloun, ai libri per bambini. Sta di fatto che, in ogni caso,
oggi sono a disposizione dei giovani lettori molte più proposte
filosofiche di quante se ne siano viste nel passato. Il che è un
bene.
Consiglio quindi la lettura condivisa
con adulti pronti a discorsi impegnativi con bambine e bambini a
partire dai nove, dieci anni.
Eleonora
“La filosofia spiegata ai bambini”,
T. Ben Jelloun, La Nave di Teseo 2020
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