FRA MEMORIA E RICORDO
Quello di Lia Levi è un piccolo libro
importante: ‘Il giorno della Memoria raccontato ai miei nipoti’,
pubblicato da Piemme, è contemporaneamente un discorso impegnativo
sul tema dell’antisemitismo e dell’Olocausto e, nello stesso
tempo, il racconto dell’esperienza personale dell’autrice.
Il suo più grande pregio sta
nell’affrontare questioni fondamentali per comprendere la nostra
storia in termini semplici, immaginando un pubblico di ascoltatori
costituito dai nipoti insieme a bambine e bambini, fra quelli
incontrati nelle scuole.
Il primo punto è la definizione di
memoria in senso storico, che è qualcosa di più di un insieme di
ricordi, diventando patrimonio collettivo di una comunità. Per
questo si è sentita la necessità di istituire il Giorno della
Memoria, decretato dall’Onu nel 2005. Già qui ci si potrebbe
chiedere perché sia passato tanto tempo da quando il 27 gennaio del
1945 le truppe sovietiche varcarono i cancelli di Auschwitz,
mostrando al mondo cosa era stato perpetrato nei confronti degli
ebrei.
Ma le domande, i quesiti aperti sono
molti e spesso le risposte possono essere fuorvianti: l’idea che la
‘soluzione finale’ fosse solo l’opera di un folle e non
un’operazione scientificamente pianificata a tavolino, alla cui
realizzazione si sono prestate migliaia di persone ‘normali’. La
‘straordinarietà’ dell’obbiettivo che questa operazione si
proponeva, sterminare gli ebrei europei come ‘razza’, indicando
in essi dei nemici irrecuperabili del Reich e della Germania. Dunque,
Hitler incarna quello che si definisce il ‘male assoluto’,
qualcosa di ulteriore e diverso rispetto alle innumerevoli atrocità
che hanno attraversato la Storia.
Il tema delle origini
dell’antisemitismo è estremamente complesso e qui se ne accennano
alcuni aspetti, storici, psicologici, culturali. Mentre è
estremamente interessante il discorso sull’Italia fascista, quella
delle leggi razziali, dell’espulsione degli ebrei dalle professioni
e dalle scuole: un’Italia solerte nel seguire l’ideologia
nazista, così come la schedatura dei cittadini ebrei ha consentito
ai nazisti di ricercare gli ebrei italiani. Triste dimostrazione non
solo della subalternità del regime fascista al Terzo Reich, ma anche
del profondo antisemitismo già presente nell’ideologia fascista.
Ecco che si arriva alle vicende
personali di Lia Levi: è raggiunta dalle leggi razziali a Torino,
dove vive; deve lasciare la sua scuola e iscriversi a una scuola
ebraica; anche il padre perde il lavoro. La famiglia si trasferisce a
Milano, poi cerca di raggiungere la Francia. Infine, Lia e i suoi
arrivano a Roma. Qui, una telefonata provvidenziale li avvisa che
devono fuggire al più presto, trovarsi un rifugio: è la vigilia del
16 ottobre 1943 e nella Roma occupata dai nazisti sta per avere luogo
il rastrellamento del Ghetto e, come tutti sappiamo, dei mille
mandati nei campi di sterminio ne sono tornati solo sedici.
Ma di tutto questo né Lia né la sua
famiglia sanno nulla: le bambine sono ospitate in un convento di
suore, raggiunte dopo qualche tempo dalla mamma. Il padre è nascosto
altrove. Si cambia nome, si imparano le preghiere cattoliche, si
aspetta che gli americani liberino Roma.
Che pericolo avevano corso realmente lo
hanno saputo dopo e solo col tempo, leggendo per esempio i libri di
Primo Levi, hanno compreso il baratro di orrore cui erano sfuggite.
Lia, che pure aveva dovuto nascondersi,
cambiare nome, avere paura, si è sentita in colpa per non aver
condiviso la sorte di quegli ebrei che avevano attraversato
l’inferno.
Ma tutte le testimonianze che col tempo
sono emerse e hanno svelato la sinistra grandezza dell’orrore messo
in atto dal Reich hanno fatto sì che l’Olocausto divenisse memoria
collettiva, non più solo degli ebrei e degli altri perseguitati, ma
di tutti noi che vogliamo ascriverci a un mondo civile.
E’ per questo che ogni anno ci
fermiamo un poco ad ascoltare il racconto degli ultimi testimoni, a
leggere quanto è stato scritto. Non possiamo e non dobbiamo
dimenticare quello che è stato, anche perché l’antisemitismo non
è morto, come non lo sono le sotterranee ideologie naziste.
Sono grata a Lia Levi, che ho
incontrato più volte nel corso degli anni, per questa testimonianza
e per le importanti riflessioni che l’accompagnano, necessarie per
affrontare con chiarezza, insieme a ragazze e ragazzi, temi sempre
attuali, e decisivi per la nostra democrazia.
Lettura importante per capire la Shoah
per ragazze e ragazzi dai dieci anni in poi.
Eleonora
“Il giorno della memoria”, L.Levi,
Piemme 2021
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