mercoledì 20 gennaio 2021

FAMMI UNA DOMANDA!

FRA MEMORIA E RICORDO



Quello di Lia Levi è un piccolo libro importante: ‘Il giorno della Memoria raccontato ai miei nipoti’, pubblicato da Piemme, è contemporaneamente un discorso impegnativo sul tema dell’antisemitismo e dell’Olocausto e, nello stesso tempo, il racconto dell’esperienza personale dell’autrice.
Il suo più grande pregio sta nell’affrontare questioni fondamentali per comprendere la nostra storia in termini semplici, immaginando un pubblico di ascoltatori costituito dai nipoti insieme a bambine e bambini, fra quelli incontrati nelle scuole.
Il primo punto è la definizione di memoria in senso storico, che è qualcosa di più di un insieme di ricordi, diventando patrimonio collettivo di una comunità. Per questo si è sentita la necessità di istituire il Giorno della Memoria, decretato dall’Onu nel 2005. Già qui ci si potrebbe chiedere perché sia passato tanto tempo da quando il 27 gennaio del 1945 le truppe sovietiche varcarono i cancelli di Auschwitz, mostrando al mondo cosa era stato perpetrato nei confronti degli ebrei.
Ma le domande, i quesiti aperti sono molti e spesso le risposte possono essere fuorvianti: l’idea che la ‘soluzione finale’ fosse solo l’opera di un folle e non un’operazione scientificamente pianificata a tavolino, alla cui realizzazione si sono prestate migliaia di persone ‘normali’. La ‘straordinarietà’ dell’obbiettivo che questa operazione si proponeva, sterminare gli ebrei europei come ‘razza’, indicando in essi dei nemici irrecuperabili del Reich e della Germania. Dunque, Hitler incarna quello che si definisce il ‘male assoluto’, qualcosa di ulteriore e diverso rispetto alle innumerevoli atrocità che hanno attraversato la Storia.
Il tema delle origini dell’antisemitismo è estremamente complesso e qui se ne accennano alcuni aspetti, storici, psicologici, culturali. Mentre è estremamente interessante il discorso sull’Italia fascista, quella delle leggi razziali, dell’espulsione degli ebrei dalle professioni e dalle scuole: un’Italia solerte nel seguire l’ideologia nazista, così come la schedatura dei cittadini ebrei ha consentito ai nazisti di ricercare gli ebrei italiani. Triste dimostrazione non solo della subalternità del regime fascista al Terzo Reich, ma anche del profondo antisemitismo già presente nell’ideologia fascista.
Ecco che si arriva alle vicende personali di Lia Levi: è raggiunta dalle leggi razziali a Torino, dove vive; deve lasciare la sua scuola e iscriversi a una scuola ebraica; anche il padre perde il lavoro. La famiglia si trasferisce a Milano, poi cerca di raggiungere la Francia. Infine, Lia e i suoi arrivano a Roma. Qui, una telefonata provvidenziale li avvisa che devono fuggire al più presto, trovarsi un rifugio: è la vigilia del 16 ottobre 1943 e nella Roma occupata dai nazisti sta per avere luogo il rastrellamento del Ghetto e, come tutti sappiamo, dei mille mandati nei campi di sterminio ne sono tornati solo sedici.
Ma di tutto questo né Lia né la sua famiglia sanno nulla: le bambine sono ospitate in un convento di suore, raggiunte dopo qualche tempo dalla mamma. Il padre è nascosto altrove. Si cambia nome, si imparano le preghiere cattoliche, si aspetta che gli americani liberino Roma.
Che pericolo avevano corso realmente lo hanno saputo dopo e solo col tempo, leggendo per esempio i libri di Primo Levi, hanno compreso il baratro di orrore cui erano sfuggite.
Lia, che pure aveva dovuto nascondersi, cambiare nome, avere paura, si è sentita in colpa per non aver condiviso la sorte di quegli ebrei che avevano attraversato l’inferno.
Ma tutte le testimonianze che col tempo sono emerse e hanno svelato la sinistra grandezza dell’orrore messo in atto dal Reich hanno fatto sì che l’Olocausto divenisse memoria collettiva, non più solo degli ebrei e degli altri perseguitati, ma di tutti noi che vogliamo ascriverci a un mondo civile.
E’ per questo che ogni anno ci fermiamo un poco ad ascoltare il racconto degli ultimi testimoni, a leggere quanto è stato scritto. Non possiamo e non dobbiamo dimenticare quello che è stato, anche perché l’antisemitismo non è morto, come non lo sono le sotterranee ideologie naziste.
Sono grata a Lia Levi, che ho incontrato più volte nel corso degli anni, per questa testimonianza e per le importanti riflessioni che l’accompagnano, necessarie per affrontare con chiarezza, insieme a ragazze e ragazzi, temi sempre attuali, e decisivi per la nostra democrazia.
Lettura importante per capire la Shoah per ragazze e ragazzi dai dieci anni in poi.
 
Eleonora


“Il giorno della memoria”, L.Levi, Piemme 2021



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