lunedì 18 gennaio 2021

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

A DISTANZA RAVVICINATA
 
Jip e Jannecke. Amici per sempre,  
Annie G.M. Schmidt, Fiep Westendorp (trad. Valentina Freschi)
Lupoguido 2020


NARRATIVA ILLUSTRATA PER PICCOLI (dai 4 anni)


"Dall’altro lato del buco c’è una bambina. Ha la stessa età di Jip. 'Come ti chiami?' le chiede. 'Janneke' dice la bambina. 'Abito qui.' 'Ieri non abitavi ancora qui' osserva Jip. 'Oggi sì' risponde Janneke. 'Vieni a giocare con me?' 'Passo dal buco' dice Jip, e ci infila per prima cosa la testa. E poi un braccio. E poi l’altro braccio. E poi rimane incastrato. Janneke lo tira per un braccio. E poi per l’altro braccio. Ma non serve a niente, Jip è incastrato. Allora Jip inizia a piangere. E a strillare. A quel punto esce in giardino il papà di Jip. E il papà di Janneke esce nell’altro giardino. E assieme aiutano Jip a tornare indietro. 'Ecco' dice il papà di Jip, 'adesso hai una vicina. Per giocare con lei, devi uscire dalla porta di casa e rientrare da quella di Janneke'. E così Jip e Janneke giocano assieme, un giorno nel giardino di Jip, il giorno dopo in quello di Janneke. "


Si potrebbe riassumere così: il gioco è fatto. Da oggi in poi questi due bambinetti che sono vicini di casa, con solo una siepe che divide i loro giardini, non smetteranno di passare il loro tempo assieme. Condivideranno il gioco, il cibo, le uscite in città. Diventano fin da subito un punto di riferimento reciproco, per cui quando qualcosa ostacola il loro vedersi quotidiano, per esempio la febbre di Janneke, chiacchierano assieme attraverso il vetro chiuso della finestra, oppure attraverso la cornetta del telefono. 
 

Non sempre vanno d'accordo sui giochi da fare, ma a parte una molletta per il bucato che pizzica il naso, un trasloco inaspettato nella casa di bambole e un cannocchiale 'sparito', per il resto del tempo fanno squadra; come per esempio quando dei bambini più grandi nascondono le scarpe di Janneke sull'albero o quando leggono la storia del gigante spaventoso. Si aiutano anche di fronte al cibo, mangiando l'una i panini avanzati dall'altro, seppure con qualche conseguenza, sbucciando una valanga di mele o decorando ad arte la torta per gli ospiti della cena.
Ma la cosa più bella che capita loro è quella di essere fraterni.


Fraterni.
Su questo libro di brevi racconti è già stato detto e scritto molto. Numerosi e variegati ragionamenti sono stati fatti su quanto Jip e Janneke diano di loro un'immagine di autenticità, seppur sempre e solo narrativa. Il loro presentarsi a noi, attraverso dialoghi e azioni, ce li fa riconoscere come bambini 'veri' e come tali li apprezziamo.
Visto il contesto culturale e gli anni in cui le due figurine nere sono 'nate', 1953 in Olanda, il fatto non costituisce esattamente una novità per chi si occupa di queste questioni. Infatti è cosa nota che nell'immediato dopoguerra parta una vera e propria crociata, per l'Europa dobbiamo guardare al Nord, per l'altra parte del mondo, dobbiamo guardare agli Stati Uniti, guidata spesso e volentieri da magnifiche donne che si fanno paladine di un cambiamento culturale che ha come obiettivo il riscatto dell'infanzia. Quindi, anche in ambito letterario viene data loro la patente di autenticità e dignità, sia che facciano o dicano cose che fanno e dicono i bambini, quelli in carne e ossa, sia che sollevino cavalli o cerchino la poesia sotto il letto.
In una mappa più generale, si potrebbero fissare come punti di riferimento i seguenti nomi, in rigoroso ordine alfabetico: Krauss, Lepman, Lindgren, Montessori, Nordstrom, Schmidt, Wise Brown.
Detto questo, per una volta lascerei qui in ombra chi è in luce, Jip e Janneke, per mettere invece in luce chi è in ombra, i loro genitori.
Parlo dell'aspetto fraterno che attraversa i racconti della Schmidt, ovvero torno al lato fraterno di questa amicizia.
 

Il quid che rende fraterna un'amicizia sta nell'intimità che tra amici si può decidere di condividere, ovvero quella spartizione di spazi e tempi quotidiani che -giocoforza- in una famiglia avviene tra fratelli, da cui l'aggettivo.
In questa prospettiva, nelle storie di Jip e Janneke, un ruolo dirimente lo giocano proprio i protagonisti adulti, e in particolare i rispettivi genitori che, programmaticamente, la Westendorp ha deciso di non rappresentare. Unica eccezione la fa per il dottore e per il signor Dekker.
Pur non disegnati, la presenza delle due mamme e dei papà si percepisce molto nelle parole della Schmidt: quei genitori, così come ce li racconta, hanno il grande merito di mettere alcune regole utili, ma anche di assecondare e nutrire, fornendo loro tutte le occasioni possibili, quella che gli adulti conoscono come la normale insaziabilità dei bambini a frequentarsi.
Fosse per loro, i bambini, non verrebbe mai il momento di smettere di stare con il proprio amico o amica: non verrebbe mai l'ora di cena, non verrebbe mai l'ora di lavarsi i denti, l'ora di dormire, a meno che cena, bagno e letto non fossero condivisi, anche quelli, con i propri amici.
Con la mia psicologia d'accatto mi verrebbe da dire che la ricerca da parte dei bambini di qualcuno come loro con cui condividere le giornate nasca anche dalla necessità di spartire, nelle salite come nelle discese, il carico emotivo del crescere: in sintesi in due è meglio che da soli.
Chi non ha sentito supplicare un bambino, dopo otto ore di scuola assieme, di poter rimanere a giocare con il proprio compagno di banco (i più furbi supplicano già direttamente per una cena o un pigiama party condivisi)?
 
 
Si vuole alludere a questa fame qui.
I genitori di Jip e Janneke concepiti dalla Schmidt questa roba la conoscono e riconoscono e si impegnano a nutrirla. 
 

E, semplicemente facendolo, portano il loro fondamentale contributo a che questi due amici diventino, giorno dopo giorno, fraterni. Creano il terreno ideale perché questa loro amicizia radichi per bene, affinché le loro sicurezze aumentino, le loro individualità si determinino: li fanno dormire assieme, li spediscono alle feste assieme, li fanno visitare dal dottore assieme, li portano a fare compere assieme, li fanno cucinare e cenare assieme. 
 

Se così è, diventa necessario non tralasciare il fatto che la bellezza letteraria di questi due bambini sta anche nella condizione ideale in cui si trovano immersi.
Una sorta di attenta supervisione a distanza ravvicinata che fa intervenire questi adulti illuminati solo - la differenza la fa questo 'solo' - quando la circostanza lo richieda: quando è utile mostrare la strada di casa, quando occorre una fasciatura ben fatta, quando è necessario salvare un gatto e un cane da incipienti sevizie, quando bisogna trovare un modo per sedare la rabbia, quando diventa fondamentale un secondo vassoio, quando c'è da smascherare un ladro o finanziare un giro di giostra in più.
Meditate, genitori, meditate.
 
Carla
 


Noterella al margine. Anche del successo editoriale di queste storie, prima apparse a puntate su uno dei più importanti quotidiani olandesi dell'epoca, l'Het Parool, quindi lette da legioni di bambini sotto forma di libri con le figure in bianco e nero e poi colorate, è stato detto abbastanza. A me non resta che la scultura di Ton Koops che li ritrae sul lungocanale di Zaltbommel, la città natale di Fiep Westendorp.

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