A DISTANZA RAVVICINATA
Jip e Jannecke. Amici per sempre,
Annie G.M. Schmidt, Fiep Westendorp (trad. Valentina Freschi)
Lupoguido 2020
NARRATIVA ILLUSTRATA PER PICCOLI (dai 4
anni)
"Dall’altro lato del
buco
c’è una bambina. Ha la stessa età di Jip. 'Come ti chiami?' le
chiede. 'Janneke' dice la bambina. 'Abito qui.' 'Ieri non abitavi
ancora qui' osserva Jip. 'Oggi sì' risponde Janneke. 'Vieni a
giocare con me?' 'Passo dal buco' dice Jip, e ci infila per prima
cosa la testa. E poi un braccio. E poi l’altro braccio. E poi
rimane incastrato. Janneke lo tira per un braccio. E
poi per l’altro
braccio. Ma non serve a niente, Jip è incastrato. Allora Jip inizia
a piangere. E a strillare.
A quel punto esce in giardino il papà di
Jip. E il papà di Janneke esce nell’altro giardino. E assieme
aiutano Jip a tornare indietro. 'Ecco' dice il papà di
Jip, 'adesso
hai una vicina. Per giocare con lei, devi
uscire dalla porta di casa
e rientrare da quella di
Janneke'. E così Jip e Janneke giocano
assieme, un
giorno nel giardino di Jip, il giorno dopo in quello di
Janneke.
"
Si potrebbe
riassumere così: il gioco è fatto. Da oggi in poi questi due
bambinetti che sono vicini di casa, con solo una siepe che divide i
loro giardini, non smetteranno di passare il loro tempo assieme.
Condivideranno il gioco, il cibo, le uscite in città. Diventano fin
da subito un punto di riferimento reciproco, per cui quando qualcosa
ostacola il loro vedersi quotidiano, per esempio la febbre di
Janneke, chiacchierano assieme attraverso il vetro chiuso della
finestra, oppure attraverso la cornetta del telefono.
Non sempre vanno
d'accordo sui giochi da fare, ma a parte una molletta per il bucato
che pizzica il naso, un trasloco inaspettato nella casa di bambole e
un cannocchiale 'sparito', per il resto del tempo fanno squadra; come
per esempio quando dei bambini più grandi nascondono le scarpe di
Janneke sull'albero o quando leggono la storia del gigante
spaventoso. Si aiutano anche di fronte al cibo, mangiando l'una i
panini avanzati dall'altro, seppure con qualche conseguenza,
sbucciando una valanga di mele o decorando ad arte la torta per gli
ospiti della cena.
Ma la cosa più
bella che capita loro è quella di essere fraterni.
Fraterni.
Su questo libro di brevi racconti è
già stato detto e scritto molto. Numerosi e variegati ragionamenti
sono stati fatti su quanto Jip e Janneke diano di
loro un'immagine di autenticità, seppur sempre e solo narrativa. Il
loro presentarsi a noi, attraverso dialoghi e azioni, ce li fa
riconoscere come bambini 'veri' e come tali li apprezziamo.
Visto il contesto
culturale e gli anni in cui le due figurine nere sono 'nate', 1953 in Olanda, il
fatto non costituisce esattamente una novità per chi si occupa di
queste questioni. Infatti è cosa nota che nell'immediato dopoguerra
parta una vera e propria crociata, per l'Europa dobbiamo guardare al
Nord, per l'altra parte del mondo, dobbiamo guardare agli Stati
Uniti, guidata spesso e volentieri da magnifiche donne che si fanno
paladine di un cambiamento culturale che ha come obiettivo il
riscatto dell'infanzia. Quindi, anche in ambito letterario viene data
loro la patente di autenticità e dignità, sia che facciano o dicano cose che
fanno e dicono i bambini, quelli in carne e ossa, sia che sollevino
cavalli o cerchino la poesia sotto il letto.
In una mappa più
generale, si potrebbero fissare come punti di riferimento i seguenti
nomi, in rigoroso ordine alfabetico: Krauss, Lepman, Lindgren,
Montessori, Nordstrom, Schmidt, Wise Brown.
Detto questo, per
una volta lascerei qui in ombra chi è in luce, Jip e Janneke, per
mettere invece in luce chi è in ombra, i loro genitori.
Parlo dell'aspetto
fraterno che attraversa i racconti della Schmidt, ovvero torno al lato
fraterno di questa amicizia.
In questa
prospettiva, nelle storie di Jip e Janneke, un ruolo dirimente lo
giocano proprio i protagonisti adulti, e in particolare i rispettivi
genitori che, programmaticamente, la Westendorp ha deciso di non
rappresentare. Unica eccezione la fa per il dottore e per il signor
Dekker.
Pur non disegnati,
la presenza delle due mamme e dei papà si percepisce molto nelle
parole della Schmidt: quei genitori, così come ce li racconta, hanno
il grande merito di mettere alcune regole utili, ma anche di
assecondare e nutrire, fornendo loro tutte le occasioni possibili,
quella che gli adulti conoscono come la normale insaziabilità dei
bambini a frequentarsi.
Fosse per loro, i
bambini, non verrebbe mai il momento di smettere di stare con il
proprio amico o amica: non verrebbe mai l'ora di cena, non verrebbe
mai l'ora di lavarsi i denti, l'ora di dormire, a meno che cena,
bagno e letto non fossero condivisi, anche quelli, con i propri
amici.
Con la mia
psicologia d'accatto mi verrebbe da dire che la ricerca da parte dei
bambini di qualcuno come loro con cui condividere le giornate nasca
anche dalla necessità di spartire, nelle salite come nelle discese,
il carico emotivo del crescere: in sintesi in due è meglio che da
soli.
Chi non ha
sentito supplicare un bambino, dopo otto ore di scuola assieme, di
poter rimanere a giocare con il proprio compagno di banco (i più
furbi supplicano già direttamente per una cena o un pigiama party
condivisi)?
Si vuole alludere a questa fame qui.
I genitori di Jip e
Janneke concepiti dalla Schmidt questa roba la conoscono e riconoscono e si
impegnano a nutrirla.
E, semplicemente
facendolo, portano il loro fondamentale contributo a che questi due
amici diventino, giorno dopo giorno, fraterni. Creano il terreno
ideale perché questa loro amicizia radichi per bene, affinché le
loro sicurezze aumentino, le loro individualità si determinino: li
fanno dormire assieme, li spediscono alle feste assieme, li fanno
visitare dal dottore assieme, li portano a fare compere assieme, li
fanno cucinare e cenare assieme.
Se così è,
diventa necessario non tralasciare il fatto che la bellezza
letteraria di questi due bambini sta anche nella condizione ideale in
cui si trovano immersi.
Una sorta di
attenta supervisione a distanza ravvicinata che fa intervenire questi
adulti illuminati solo - la differenza la fa questo 'solo' - quando
la circostanza lo richieda: quando è utile mostrare la strada di
casa, quando occorre una fasciatura ben fatta, quando è necessario
salvare un gatto e un cane da incipienti sevizie, quando bisogna
trovare un modo per sedare la rabbia, quando diventa fondamentale un
secondo vassoio, quando c'è da smascherare un ladro o finanziare un
giro di giostra in più.
Meditate, genitori,
meditate.
Carla
Noterella al margine. Anche del successo editoriale di queste storie, prima apparse a puntate su uno dei più importanti quotidiani olandesi dell'epoca, l'Het Parool, quindi lette da legioni di bambini sotto forma di libri con le figure in bianco e nero e poi colorate, è stato detto abbastanza. A me non resta che la scultura di Ton Koops che li ritrae sul lungocanale di Zaltbommel, la città natale di Fiep Westendorp.
Nessun commento:
Posta un commento