venerdì 15 gennaio 2021

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

IL RITORNO DEI CLUE


A poco più di sei mesi dall’uscita del precedente romanzo, ecco tornare in azione i Clue, Cecilia, Leo, Une e il cane Egon, già protagonisti de ‘Il mistero della Salamandra’. L’autore Jørn Lier Horst, noto giallista norvegese, ce li propone nuovamente all’opera in ‘Il mistero dell’orologio’.
L’ambientazione è identica, la cittadina di villeggiatura dove sorge la pensione Perla, diretta dal padre della protagonista, Cecilia; identici i personaggi di contorno, come il vecchio Tim, dispensatore di quesiti filosofici di grande rilievo.
Questa volta gli ingredienti dell’intreccio sono più chiari, rispetto al romanzo precedente: il mistero della scomparsa della mamma di Cecilia, avvenuta un anno prima, costituisce il filo conduttore che lega i vari romanzi: la comparsa di una foto, scattata poco prima della sua scomparsa, in cui lei porta un vestito diverso da quello indossato al momento del ritrovamento, aveva chiuso la storia precedente, lasciando il lettore in attesa di una spiegazione; la stessa cosa avviene anche in questo caso, grazie a un ciondolo che compare nelle ultime pagine.
Dunque sappiamo che c’è un mistero da risolvere, più complesso e doloroso di quello che di volta in volta vede impegnati i tre ragazzini nelle vesti di investigatori.
Anche questa volta, nel caso dell’orologio rubato, si susseguono indizi e personaggi misteriosi, di cui sfuggono le relazioni reciproche: c’è un furto clamoroso, di un anno prima, di cui si è reso colpevole un uomo cresciuto proprio lì e che, fuggiasco, si pensa sia ritornato nei luoghi della sua infanzia; c’è un tesoro da ritrovare, la ricca refurtiva del furto, comprendente un raro, preziosissimo orologio. Ci sono luoghi misteriosi legati al passato, come i bunker costruiti dai tedeschi. Infine, ci sono loschi figuri che si aggirano nottetempo intorno alla pensione, poliziotti privati che intervengono al momento giusto, tasselli che piano piano vanno al loro posto.
La trama è imbastita con grande mestiere, portando per mano la lettrice e il lettore a scoprire il senso dei tanti intrighi. Più efficace nel disegno generale, quello relativo al mistero della scomparsa della madre di Cecilia, soprattutto per la curiosità che suscita nel lettore, il breve romanzo si apprezza per due punti fondamentali: la ricostruzione d’ambiente, la vivacità dei personaggi secondari, i riferimenti storici, tutte cose che danno spessore alla narrazione. E, il secondo punto, le riflessioni filosofiche che compaiono spesso attraverso le parole del vecchio Tim, aprendo finestre su questioni importanti. Questa volta si parla, grazie alle parole di Agostino d’Ippona, del tempo e della sua natura. Pochi concetti sono più sfuggenti, definendo qualcosa che appare empiricamente evidente, ma concettualmente difficile da definire. E la nostra Cecilia si addentra nei paradossi, nei molti dubbi e nelle poche certezze che circondano uno dei termini più usati e meno conosciuti.
Non è certo Horst il primo scrittore di gialli a utilizzare la narrativa di genere per parlare anche d’altro, di una realtà storica, o sociale o umana: senza scomodare Simenon, basta pensare agli autori di noir americani o gli stessi giallisti nordici, a partire da Mankell.
Siamo di fronte a un esperimento interessante, che unisce la facilità di lettura, con una narrazione fluida e avvincente, a una certa densità di contenuti.
Consiglio la lettura alle lettrici e ai lettori magari un po’ pigri, a partire dagli undici anni, che apprezzino la fluidità del racconto, accompagnata dalla giusta dose d’intelligenza.
 
Eleonora
 
“Il mistero dell’orologio”, J.L. Horst, Salani 2021





 

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