LASCIARSI PIOVERE
Agni e la
pioggia,
Dora Sales, Enrique Flores
(trad. Rossella Michienzi)
Kalandraka 2020
NARRATIVA PER MEDI
(dagli 8 anni)
"Quella
mattina, all'alba, volle uscire a bagnarsi. Senza pensarci due volte,
sentì il bisogno di farlo, per cercare di togliersi di dosso quel
senso di tristezza. Con l'acqua.
Si alzò facendo
attenzione a non svegliare nessuno, e uscì dalla porta della
baracca. Era solo nel vicolo, e rimase di fronte alla sua piccola
casa dal tetto di latta. L'acqua cominciò a bagnarlo; una goccia,
un'altra ancora... Era tiepida, come l'aria di quell'alba. Piano
piano, gradualmente, Agni stese le braccia e iniziò a muoverle, su e
giù, con lentezza, per sentire le gocce cadere sulla sua pelle, e in
quel momento tranquillo, da solo con sé stesso, con le sue domande
sentì che a volte è bene lasciarsi piovere."
Agni,
con i suoi 10 anni, vive a Bombay, in una delle tantissime baracche
che si affacciano su un vicolo fangoso. È uno dei tantissimi bambini
che vivono in povertà estrema, è uno dei tantissimi che lavorano.
Passa tutte le sue giornate con le mani nell'acqua acida a strofinare
i panni sporchi nel lavatoio del signor Kumar. In questo modo
contribuisce a portare qualche soldo a casa e a essere di aiuto al
resto della famiglia. Tutti i giorni si ripetono uguali e uguale è
il percorso ogni mattino per andare, assonnato, e ogni sera per
tornare, stanco. Domenica a parte che è il giorno in cui non si
lavora e si va al mare con il resto della famiglia con un motocarro
in prestito o al mercato con la madre per comprare frutta e, se i
soldi lo permettono, anche un pesce che diventerà saporito.
La
felicità sembra essere lontana da qui. Eppure.
Come
dice Ma, non è ricco chi possiede di più ma chi sorride di più,
chi sogna di più. E questo Agni lo sperimenta ogni giorno, di sogno
in sogno, di desiderio in desiderio. Immagina quando riesce a
infilarsi nel piccolo cinema del signor Shanti, immagina quando con
il suo dito viaggiatore esplora il vecchio mappamondo che ha a casa,
immagina quando impara la parola amore, immagina il brivido sulle
labbra di Lilli e il Vagabondo che si uniscono, immagina il sapore
dei gamberi della signora Sharma, immagina quando decide di cambiare
strada per tornare e sente che da una casa escono risate di
bambini, immagina quando si siede con il suo migliore amico Abhay
sulla vecchia panchina sul lungomare di Bandra.
Immagina ascoltando
tutti i racconti che gli fa il suo fratello maggiore Vijay.
Questo
libro ha dentro di sé almeno due voci. Una, più stentorea e più
chiara, è quella che racconta un fatto certo che è la condizione
sociale in cui Agni vive. Il fatto che a dieci anni abbia già alle
spalle almeno altri quattro o cinque anni di lavoro, il fatto che si
svegli alle cinque e mezza ogni mattina e non vada a scuola, il fatto
che non sappia leggere o scrivere, il fatto che i suoi unici svaghi
siano quattro calci al pallone nella breve pausa di pranzo e ogni
sabato, dopo il lavoro, un film nella sala di proiezione a tre vicoli
dal suo, il fatto che abbia sempre un po' fame, il fatto che il
lavoro paia essere l'unico destino anche della piccola sorella
Lalita, il fatto che Agni veda ogni sera Ma e Baba sfiniti di fatica.
A
questa se ne intreccia un'altra, molto più sottile e profonda, che
esprime qualcosa di non così tangibile, non così certo come è certa la
realtà. Una voce che racconta la materia dei sogni, ovvero quello
che sta dentro di noi. In altre parole esiste una prima storia che si
dedica ai fatti della vita di Agni, attenta ai contorni delle cose.
La seconda ha un modo di raccontare del tutto diverso. Le parole
dicono ciò che non si può toccare, afferrare, perché non ha
contorni e di solito è un po' più lontano: per esempio, ci dice
dell'orizzonte dopo il mare sporco che Agni ha davanti quando siede
con il suo amico a ragionare? Si tratta di parole che puntano anche
verso l'alto, per esempio in cerca di una stella da regalare? Così
facendo, la seconda voce ha il compito di raccontare il mondo
interiore, i sogni, i desideri, i pensieri di quel bambino e di quel
pugnetto di persone che gli girano attorno. E meno male che questo
accade. In caso diverso, questa sarebbe solamente la storia di un
mucchio di relitti.
E
così accade che in un bambino - il cui nome significa fuoco - la
fatica di una giornata a lavorare duro si 'incenerisca' su una
panchina scrostata o nel buio di un cinemino, che l'odore acre
dell'acido del lavatoio 'diventi fumo' di fronte al profumo dei
manghi maturi del mercato, che poche rupie restino dischetti di
metallo e che siano i sogni, invece, a cambiargli la giornata, che la
pioggia forte di una notte, non sia solo fango all'alba, ma abbia il
gusto di lavarsi via la pesantezza.
Carla
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