UN ALTRO SPICCHIO DI MEMORIA
Più passa il tempo dagli anni
terribili della guerra e dell’Olocausto e più riceviamo
testimonianze che svelano di volta in volta aspetti personali,
testimonianze, episodi finora trascurati, almeno nell’editoria per
ragazzi.
La storia che Anna Sarfatti ci racconta
in ‘Pane e ciliegie’, pubblicato nella collana Contemporanea
della Mondadori, riguarda gli ebrei arrivati a Milano nel 1939,
profughi dai paesi dell’Est Europa invasi dall’esercito nazista.
Ai bambini di queste famiglie si dedica Israel Kalk, che insieme ad
altri volontari fonda la Mensa dei Bambini. Grazie alla generosità
dei donatori, questa mensa, che si ingrandirà progressivamente,
riesce a dare prima uno, poi due pasti al giorno ad un centinaio di
bambini. Ma ci sono anche le gite al parco o le gare di nuoto, c’è
un medico e si cerca di sostenere le famiglie in difficoltà, creando
una rete solidale. Tutto questo con il consenso delle autorità.
Il 10 giugno del 1940 l’Italia entra
in guerra; poco prima era stato deciso l’internamento in appositi
campi degli ebrei non italiani. Vengono portati in questi campi solo
gli uomini al di sopra dei diciotto anni. Le famiglie si dividono e
l’inesauribile Kalk si prodiga per far avere agli internati
vestiti, provviste e notizie dei cari lasciati a Milano.
Lo scoppio della guerra peggiora la
situazione già precaria, con la penuria di cibo e i bombardamenti.
Ma il momento peggiore è dopo l’8 settembre, quando l’Italia
viene divisa in due e per gli ebrei della Mensa l’unica via è la
fuga verso la Svizzera. Anche l’edificio della Mensa viene
bombardato e così quell’esperienza si chiude. Alcuni dei
protagonisti di questa storia, rigorosamente documentata, si salvano,
nascondendosi o fuggendo; altri restano impigliati nella rete dei
rastrellamenti e finiscono i loro giorni un un campo di sterminio.
La scelta dell’autrice di mescolare
ricostruzione storica e vicende familiari dei protagonisti, quindi in
una chiave necessariamente romanzata, fa risaltare un aspetto che
credo interessante.
Nell’esperienza della Mensa dei
Bambini c’è un esempio di auto organizzazione, un esempio davvero
stupefacente, e di solidarietà: niente di ciò che realizzò Kalk
sarebbe stato possibile senza la partecipazione di tanti alla
realizzazione di un progetto così ambizioso. Il lato migliore della
convivenza civile, che riesce a vedere nell’altro un simile a sé.
E’ anche interessante come nella visione illuminata di Kalk non ci
fosse solo l’obbiettivo di nutrire e curare tanti bambini e
bambine, ma anche di riuscire a conservare una sorta di normalità
familiare, osservando le festività ebraiche, celebrando i
compleanni, creando un’isola di normalità mentre il mondo intorno
stava crollando. C’è il tempo per studiare il violino, c’è il
modo di assistere una gattina e i suoi piccoli, si impara a fare le
torte e si fa festa quando maturano le ciliegie.
E’ un’idea di umanità che, a
distanza di tanto tempo, ancora commuove, soprattutto pensando contro
quale nemico questi volontari disarmati stessero combattendo. E
ferisce la nostra coscienza fare il paragone con l’indifferenza con
cui oggi si assiste, alle porte di casa, alle tragedie dei barconi
che affrontano il mare d’inverno o dei profughi che bussano alle
nostre porte, provenendo dai Balcani. Forse la coscienza d’Europa
si è fermata a Moria.
Il racconto documentato e preciso di
Anna Sarfatti è accompagnato dalle immagini firmate da Serena
Riglietti; lettura consigliata a ragazzi e ragazze a partire dai
dieci anni.
Eleonora
“Pane e ciliegie. Israel Kalk, l’uomo
che difendeva i bambini ebrei sotto il Fascismo”, A. Sarfatti e S.
Riglietti, Mondadori 2021
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