venerdì 19 febbraio 2021

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)

LA FINESTRA SUL BRIVIDO


Nonostante sia stato definito l'Edgar Allan Poe del XX secolo, o l'Alfred Hitchcock della parola scritta, lui avrebbe voluto diventare un autore di romanzi mainstream, come Francis Scott Fitzgerald. Non ci riuscì e, pur diventando di fatto l'inventore di un preciso genere letterario - il noir - e pur essendo il migliore scrittore di storie di suspense di ogni tempo, Cornell Woolrich visse sempre con questo rammarico nel cuore.
I suoi moltissimi racconti e i suoi undici romanzi colpiscono il lettore con lo stesso impatto, la stessa eco di terrore, angoscia e solitudine e disperazione che si prova nel vedere uno dei film tenebrosi di Hitchcock.
Fu uno scrittore di enorme successo, ciò nonostante condusse una delle vite più misere di sempre: passò oltre 25 anni di fatto recluso in un hotel newyorkese, Il Marseilles di Broadway. Con la decadenza dell'albergo decadde anche lui con sua madre, che dal 1932 fino al giorno della sua morte, non abbandonò neanche per un giorno.
Nel 1943 in una lettera scritta a A.L. Furman, il curatore dell'antologia Mistery Companion, dichiara:
"Sono nato a New York nel 1906, ho frequentato la Columbia, il primo romanzo pubblicato è stato nel 1926 e nella mia vita non ho fatto altro che lo scrittore. Scrivevo già prima di laurearmi. Questo dimostra che non mi è successo poi molto. E questo rende la mia vita tra le meno intense o ricche di eventi da raccontare. Un giorno è uguale all'altro."
Da queste poche righe ne risultano due fatti incontrovertibili: in primo luogo Woolrich era un gran bugiardo, era infatti nato nel 1903 e non si laureò mai, e secondo fu un uomo estremamente solo e privo del tutto di stima per se stesso. Altrove descrisse la sua vita al Marseilles come quella di un insetto chiuso in un bicchiere capovolto: per quanto possa cercare di arrampicarsi sui lati del vetro, tanto ricadrà al suolo, prigioniero.
La sua infanzia, in Messico, un po' complicata a inseguire le attenzioni di un padre piuttosto distratto, la sua adolescenza, di nuovo a New York, con un nonno affettuoso, ma una madre possessiva, resero Woolrich un autore molto particolare e soprattutto un ottimo narratore di infanzie. Nella scrittura, nell'immaginario, costruì tutto quello che la vita sembrava avergli sottratto.
E ha inannelato una serie di perle letterarie tenute insieme da un unico filo: il brivido.
Chiuso nella sua camera d'albergo, senza mai rileggere o rivedere ciò che aveva scritto, lavorò come un matto: dal 1932 al 1948 dalla sua Remington portatile uscirono undici romanzi e più di duecento racconti. Dal 1948 in poi, anno della morte del padre, scrisse molto meno (non doveva dimostragli più la sua bravura) e soprattutto rielaborò e ricompose i materiali accumulati negli anni precedenti. Talvolta, anche spacciandoli per originali, a conferma di quel suo piccolo vizio di mentire.
Il cinema, Hollywood in particolare, si interessò a lui, ma lui anche in questo contesto non dimostrò grande interesse, anzi quasi un sottile astio. Furono proverbiali le sue lamentele perché non fu invitato da Alfred Hitchcock alla prima de La finestra sul cortile, presa dal suo racconto It had to be Murder del 1942.
Hitchcock, in particolare, si dimostrò il più affine di tutti alla poetica di Woolrich e con lui condivise l'insana passione per le storie di suspense.
Verrebbe da chiedersi se, nel girare Psyco, non abbia voluto in qualche modo mettere su pellicola, in grande sintonia con lo stile del suo alter ego, la complicata storia umana di Cornell Woolrich. Chissà.
Se dai suoi romanzi furono tratti molti film autoriali, primi fra tutti i due di Truffaut, invece, dagli anni Cinquanta, furono i suoi racconti, scritti compulsivamente per rivistucole di quart'ordine, a diventare soggetti per il cinema di genere. Lo stesso The boy cried murder del 1947, poi intitolato Fire Escape conta tre diverse versioni cinematografiche (1949, 1966, 1984).
Ora Fire escape, è diventato Scala antincendio. Da solo, o in un cofanetto che si intitola Bambini nella notte e lo vede affiancato a L'occhio di vetro (Through the dead man's eye, 1939), uscito nel 2019, rappresenta una finestra sulla letteratura noir, da cui anche i più giovani possono sbirciare nella letteratura pensata per i grandi.
 
 
Tanto L'occhio di vetro, quanto l'ancora più agghiacciante Scala antincendio sono racconti che hanno per protagonisti due ragazzini dodicenni.
Il protagonista del primo, Frankie, è il figlio di un detective della Omicidi che sta rischiando di essere retrocesso e di diventare un semplice poliziotto in divisa. Frankie decide di aiutarlo, cercando di offrirgli un 'caso scottante' da risolvere, per risollevare le sorti della sua carriera. Coincidenza vuole che in una sequenza di baratti tra ragazzini, nelle mani di Frankie arrivi un occhio di vetro in ottime condizioni. Si convince, non a torto, che quell'occhio di vetro che è stato trovato nel risvolto di un paio di pantaloni portati in lavanderia, sia appartenuto a una persona che è stata uccisa. Un occhio di vetro non è una cosa che si lascia in giro, il legittimo proprietario lo avrebbe cercato, reclamato indietro... Se non lo ha fatto è perché è morto.
 

Prima con un amico, poi da solo, Frankie decide di mettersi sulle tracce di quell'uomo piuttosto sospetto che ha ritarato quei pantaloni in lavanderia. Con il favore delle tenebre, pedina l'uomo, vede dove abita. Pensa di non essere stato visto, ma purtroppo per lui quell'uomo, dalla finestra del suo appartamento, lo vede mentre passeggia avanti e indietro sotto il suo portone. Ora Frankie è nei guai.
Una finestra è importante anche in Scala antincendio. Ed è il punto di osservazione di un delitto. Il protagonista della storia è Buddy, fervida immaginazione e inventore di grandi storie che ai genitori millanta come vere, ragione per cui non viene ormai più creduto, ma invece punito e suonato. In una bollente notte di luglio, Buddy decide di cercare sulla scala antincendio un po' di refrigerio per dormire. Esce dalla finestra della sua stanza dell'appartamento al quinto piano. 

Sale al sesto e mentre è lì sdraiato si accorge che la finestra che ha davanti non è chiusa del tutto e attraverso la tenda può vedere e sentire ciò che accade all'interno: un uomo e una donna litigano, all'improvviso irrompe un secondo uomo, evidentemente in relazione con la donna, e strangola il primo. La coppia decide di disfarsi del cadavere, così sentono le orecchie di Buddy, tagliandolo a pezzi con una lama di rasoio da barba. A quel punto il ragazzino non ce la fa più e decide di fuggire, ovvero di tornare nella sua stanza, ma purtroppo nello scendere a carponi si porta via inavvertitamente con i piedi la coperta, che la coppia aveva steso sul parapetto della scala antincendio. Quindi non è solo Buddy a spostarsi, ma anche la coperta... strano pensa la donna - quando se ne accorge e la vede al piano di sotto - in una notte completamente senza vento...
E qui comincia la grande corsa contro il tempo di Buddy, che dai suoi genitori non viene creduto, anzi chiuso a chiave nella sua stanza... non viene creduto neanche dai poliziotti del suo distretto che riesce a raggiungere fuggendo dalla stessa finestra. Ma in compenso è la madre stessa, inconsapevolmente, a denunciarlo alla donna del piano di sopra che è l'unica a credergli. Adesso lei ha la matematica certezza che nel mondo circola un testimone oculare di quel delitto. Ora anche Buddy, come Frankie, è davvero nei guai.
Fermarsi sull'orlo del precipizio, quello che in gergo è detto il kliffhanger, ovvero l'interruzione brusca di un racconto in corrispondenza di un momento di forte suspense, si rende qui doveroso nel rispetto di chi queste due belle storie avrà la bontà e l'ardire di leggerle.
La grande forza della scrittura di Woolrich sta nel ritmo, già all'epoca fu lo stesso Raymond Chandler a notarlo. I suoi racconti si possono definire turn pager, impossibile staccarsi dalla lettura fino al momento in cui si legge la parola fine. Abile costruttore di suspense, crea meccanismi perfetti in cui il lettore viene messo al corrente di fatti e circostanze che al contrario il protagonista ignora, in parte o del tutto. Il fiato si mozza nell'impossibilità di metterlo in guardia. La suspense si genera altresì quando è lo stesso lettore a trovarsi completamente all'oscuro degli eventi. Ciò genera una identificazione fortissima con il protagonista e il cervello del lettore si mette immediatamente a cercare come un matto per trovare il prima possibile una via di scampo per il protagonista. E quando la trova finalmente il suo cervello produce la meravigliosa dopamina che lo rilassa e lo mette di nuovo comodo sul divano.
E la vita vera di chi legge si separa da di finzione che è sulla pagina.
Woolrich maneggia questi meccanismi narrativi molto bene e non è un caso che spesso i protagonisti delle sue storie siano ragazzini, per convenzione i personaggi meno avvezzi a sapersi togliere dai guai.
Eppure Woolrich, in controtendenza, riconosce loro una dignità tutta diversa, una capacità di mettersi in gioco per altruismo, come nel caso di Frankie, o per puro amore della verità, come fa Buddy. I ragazzini di Woolrich fanno vite diverse e separate da quelle degli adulti e spesso e volentieri si trovano su posizioni di scontro. I grandi, a parte rare eccezioni, sono agli occhi di Woolrich pieni di sicurezze effimere e, alla resa dei conti, dei vigliacchi. La sua difficile infanzia glielo ha dimostrato in qualche modo.
Sullo sfondo di queste due storie, per esempio, ci sono adulti stanchi, strinati dal lavoro e dalle difficoltà della vita, oppure adulti senza scrupoli e assassini, oppure adulti distratti e falsamente sicuri del proprio ruolo.
Questa separatezza tra adulti e bambini, che all'epoca di Woolrich era la norma, è forse una delle ragioni per cui tanto L'occhio di vetro, quanto Scala antincendio sono entrati a far parte della serie di racconti di autori classici curata da Fabian Negrin, le Pulci nell'orecchio.
Si fanno compagnia con i bambini in cerca di risposte, sopravvissuti al disfacimento del pianeta, di Così semplice di Zenna Henderson. Condividono la solitudine e il senso di tradimento del piccolo Rudyard, di Bee bee pecora nera, spedito in Inghilterra dai genitori per studiare, o del povero Van'ka di Cechov. 
Buddy condivide la capacità di immaginazione con il bambino di Saroyan che in testa ha un nido di uccelli (Lo zio del barbiere e della tigre che gli mangiò la testa). La totale incomunicabilità di Buddy in famiglia è la stessa che provano i due fratellini che allevano il cane Rex, così come li racconta Lawrence. Lo sguardo attonito di fronte al disvelamento della crudeltà umana che è davanti agli occhi di Frankie e Buddy è la stessa che Matilde Serao dipinge sugli occhi di Canituccia. La caparbia ricerca della verità di quei due bambini americani è la medesima del bambino tedesco di Heirich Böll che scopre l'inganno della bilancia, ancora un imbroglio degli adulti.
 
 
Fabian Negrin li ha scelti e messi in fila, questi bambini e bambine, per dare loro un posto d'onore agli occhi del mondo. A tutti loro ha dedicato la copertina 'silenziosa' e lo ha fatto ogni volta declinando la propria arte espressiva dal trompe-l'oeil della tigre 'armena' alla colata di colore sul volto, che allude alla pittura di Richter, del bambino sopravvissuto al Tempo Dilaniato.
 
 
Dalla precisione fiamminga di Canituccia alla malinconica ironia della testa di pecora nera che mangia un sandwich d'erba, per Rudyard.
 

Fino allo slancio istintivo, potente, irrefrenabile, bestiale, nel salto di due bambini e di un cane. Fieri di esistere.
 
 
Carla
 
C. Woolrich,  Scala antincendio, illustrazioni Fabian Negrin 
(trad. Mauro Boncompagni), Orecchio acerbo 2021
C. Woolrich, L'occhio di vetro, illustrazioni Fabian Negrin
(trad. Mauro Boncompagni), Orecchio acerbo 2019

Noterella al margine. Per chi fosse incuriosito...


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