venerdì 26 marzo 2021

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

BABELE 
 

François Place è un grande creatore di universi, universi visivi e narrativi, su due registri che si intrecciano perfettamente. Ritorna in libreria con un albo spettacolare, pubblicato da L’ippocampo editore, intitolato ‘Re e Regine di Babele’.
La narrazione non può che avere un tono leggendario, quasi fiabesco: racconta la storia di una roccia a picco sul mare, ai confini del mondo. Lì vive, da tempo immemorabile, un eremita, che abita una grotta insieme alle capre selvatiche. Re Nimrod viene condotto lì dall’inseguimento, fallito, ad un cervo bianco, che appare e scompare nelle tavole in cui Place descrive il nuovo mondo che il Re vorrà costruire proprio lì. Nel nuovo palazzo, che si erge sempre più alto, vivrà insieme all’amata moglie Zelia. Il loro lungo regno, fatto di prosperità e di pace, non trova degni successori, che si dibattono fra assurdi progetti e battaglie fratricide.
 

Durante il regno di Nimrod XII nel sottosuolo della torre vien trovata una vena di argento, subito sfruttata, non per il benessere del popolo , ma per placare l’avidità del sovrano. Ne seguono lotte fratricide che disintegrano il regno fino a che Nimrod XV, detto il Re di Ferro, non riesce a riunificarlo, morendo però poco dopo. A lui succede la moglie Berenice, con cui inizia una dinastia di sovrane illuminate, che ricostruiscono la torre come un luogo cosmopolita, centro di studi e luogo di commerci con i paesi più lontani. E’ un’epoca d’oro, in cui Babele è luogo di pellegrinaggi di sapienti e di esploratori, dove crescono arte e scienza.
 

La dodicesima sovrana di questa lunga stirpe di regine, Berenice, decide che gli uomini non hanno bisogno d’altro e se ne va in groppa al cervo bianco. La roccia, con le sue grotte e le sue rovine di un passato glorioso, ritorna al vecchio eremita, la cui vita si perde nella notte dei tempi.
In questo racconto rivive la capacità immaginativa de ‘Gli Ultimi giganti’, così come si rinnova la capacità dell’autore di costruire universi fantastici coerenti e credibili, metafore elaborate del nostro mondo, della nostra storia. Così come ne ‘Il segreto d’Orbae’ si intrecciava l’amore per la conoscenza con la potenza dell’amore fra esseri umani, con lo straordinario personaggio femminile di Ziyara, anche qui si contrappone il mondo maschile, potente, sì, ma anche portatore di distruzione, a quello femminile, portatore di sapienza e di giustizia.
 
 
Più che un approccio antropologico, mi sembra emerga un riconoscimento del fallimento di un’idea di potere e di forza, che, alla fine, per quanto siano grandi le imprese compiute, non può che auto distruggersi. Al contrario, l’immagine della femminilità è identificata con la saggezza di chi non soggiace al desiderio di sopraffazione.
Un riconoscimento che suona molto amaro per i tempi che non sono mai maturi per esprimere forti leadership femminili.
Questo grande respiro, questa visionarietà, che va oltre il racconto puro e semplice, non può che rispecchiarsi nelle grandi tavole che lo ospitano, lo racchiudono al loro interno, grandiose e dettagliate, con il consueto gusto per il particolare che l’autore ha sempre espresso nei suoi lavori. Acquerello, o ecoline, e china danno alle tavole levità e ricchezza di dettagli, fra i quali il giovane lettore o la giovane lettrice possono piacevolmente perdersi. Tanti i riferimenti e le citazioni alla storia dei regni europei, fatta di dinastie e guerre permanenti, nello stesso tempo di magnificenza e splendore.
 

Lettura caldamente consigliata a lettori e lettrici di tutte le età, a partire dai sei anni.
 
Eleonora


“Re e Regine di Babele”, F. Place, L’Ippocampo edizioni 2021




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