BABELE
François Place è un grande creatore
di universi, universi visivi e narrativi, su due registri che si
intrecciano perfettamente. Ritorna in libreria con un albo
spettacolare, pubblicato da L’ippocampo editore, intitolato ‘Re e
Regine di Babele’.
La narrazione non può che avere un
tono leggendario, quasi fiabesco: racconta la storia di una roccia a
picco sul mare, ai confini del mondo. Lì vive, da tempo
immemorabile, un eremita, che abita una grotta insieme alle capre
selvatiche. Re Nimrod viene condotto lì dall’inseguimento,
fallito, ad un cervo bianco, che appare e scompare nelle tavole in
cui Place descrive il nuovo mondo che il Re vorrà costruire proprio
lì. Nel nuovo palazzo, che si erge sempre più alto, vivrà insieme
all’amata moglie Zelia. Il loro lungo regno, fatto di prosperità e
di pace, non trova degni successori, che si dibattono fra assurdi
progetti e battaglie fratricide.
Durante il regno di Nimrod XII nel
sottosuolo della torre vien trovata una vena di argento, subito
sfruttata, non per il benessere del popolo , ma per placare l’avidità
del sovrano. Ne seguono lotte fratricide che disintegrano il regno
fino a che Nimrod XV, detto il Re di Ferro, non riesce a
riunificarlo, morendo però poco dopo. A lui succede la moglie
Berenice, con cui inizia una dinastia di sovrane illuminate, che
ricostruiscono la torre come un luogo cosmopolita, centro di studi e
luogo di commerci con i paesi più lontani. E’ un’epoca d’oro,
in cui Babele è luogo di pellegrinaggi di sapienti e di esploratori,
dove crescono arte e scienza.
La dodicesima sovrana di questa lunga
stirpe di regine, Berenice, decide che gli uomini non hanno bisogno
d’altro e se ne va in groppa al cervo bianco. La roccia, con le sue
grotte e le sue rovine di un passato glorioso, ritorna al vecchio
eremita, la cui vita si perde nella notte dei tempi.
In questo racconto rivive la capacità
immaginativa de ‘Gli Ultimi giganti’, così come si rinnova la
capacità dell’autore di costruire universi fantastici coerenti e
credibili, metafore elaborate del nostro mondo, della nostra storia.
Così come ne ‘Il segreto d’Orbae’ si intrecciava l’amore per la
conoscenza con la potenza dell’amore fra esseri umani, con lo
straordinario personaggio femminile di Ziyara, anche qui si
contrappone il mondo maschile, potente, sì, ma anche portatore di
distruzione, a quello femminile, portatore di sapienza e di
giustizia.
Più che un approccio antropologico, mi
sembra emerga un riconoscimento del fallimento di un’idea di potere
e di forza, che, alla fine, per quanto siano grandi le imprese
compiute, non può che auto distruggersi. Al contrario, l’immagine
della femminilità è identificata con la saggezza di chi non
soggiace al desiderio di sopraffazione.
Un riconoscimento che suona molto amaro
per i tempi che non sono mai maturi per esprimere forti leadership
femminili.
Questo grande respiro, questa
visionarietà, che va oltre il racconto puro e semplice, non può che
rispecchiarsi nelle grandi tavole che lo ospitano, lo racchiudono al
loro interno, grandiose e dettagliate, con il consueto gusto per il
particolare che l’autore ha sempre espresso nei suoi lavori.
Acquerello, o ecoline, e china danno alle tavole levità e ricchezza
di dettagli, fra i quali il giovane lettore o la giovane lettrice
possono piacevolmente perdersi. Tanti i riferimenti e le citazioni
alla storia dei regni europei, fatta di dinastie e guerre permanenti,
nello stesso tempo di magnificenza e splendore.
Lettura caldamente consigliata a
lettori e lettrici di tutte le età, a partire dai sei anni.
Eleonora
“Re e Regine di Babele”, F. Place,
L’Ippocampo edizioni 2021
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