ESSERE DI CASA
Anastasia, di
nuovo!, Lois Lowry (trad. Enrico Santachiara)
21Lettere 2021
NARRATIVA PER GRANDI
(dagli 11 anni)
"'In
periferia!' esclamò Anastasia. 'Ci trasferiremo in periferia? Non
voglio crederci . Non voglio credere che mi abbiate davvero fatto
questo. Appena finisco il mio budino mi butto dalla finestra'. 'Siamo
al piano terra' le ricordò sua madre. 'È da anni che salti giù
dalla finestra di camera tua. La prima volta che lo hai fatto avevi
tre anni e non volevi più fare il sonnellino'. 'Già'. Anastasia se
lo ricordava bene. 'Quando sei venuta in camera mia per svegliarmi e
non mi hai trovato, hai pensato che mi avessero rapita. E io invece
ero fuori a raccogliere i tuoi tulipani'. 'Avrei potuto
ucciderti. Non mi erano mai venuti dei tulipani così belli.'"
Un
trasferimento è all'orizzonte. Da un appartamento nel centro di
Cambridge, dove c'è il MIT e Harvard e dove si vede Boston sullo
sfondo, a una casa nella periferia della città dove la qualità
della vita, almeno per come la pensano i genitori di Anastasia, sarà
migliore: un po' di verde intorno, una casa più spaziosa. Lei non è
dello stesso parere. Quello che le sembra di sapere sull'argomento -
supposizioni avventate secondo suo padre - lo ha appreso dai libri e dalla tv:
in periferia vivono bambini tutti uguali che piagnucolano sui
carrelli dei supermercati, signore con i bigodini rosa in testa, che
se la fanno con i mariti delle vicine, le case sono arredate con
mobili abbinati che non prevedono gli scaffali per i libri, ma solo
tv giganti, coppe di frutta finta sui tavoli del soggiorno, e alle
pareti solo poster della Sierra Nevada e, a tavola, in periferia si
mangia cibo precotto consumato direttamente dalla teglia....
Nonostante
Anastasia cerchi in tutti i modi di convincere i suoi del grande
errore che stanno per fare, nonostante lei convinca anche il suo
fratellino Sam a mettersi di traverso, il progetto dei genitori va
avanti. Fino al momento in cui dal padre di Anastasia viene compilata
l'ennesima lista con le cose che ognuno vorrebbe trovare nella casa
nuova: una stanza piena di luce per dipingere, è la richiesta della
madre, uno studio con alti scaffali per il padre, un cortile per
giocare per Sam e per Anastasia, convinta così di chiedere
l'impossibile (circostanza che li tratterrebbe a Cambridge
giocoforza), la casa dovrebbe avere una torre...
Questa
è la storia dell'estate dei dodici anni di una ragazzina del
Massachusetts raccontata dall'alto del suo metro e settanta.
Grossomodo
venti anni fa Mondadori pubblicava, nell'ottica di creare collane per
precise categorie di lettori e lettrici, una serie dedicata a questa
ragazzina. Nella prima storia, che Lois Lowry scrisse nel 1979, Anastasia aveva ancora nove o dieci anni e suo
fratello Sam era appena nato. Spinta dai suoi lettori, al principio degli anni Ottanta, la
Lowry la riprende in mano il personaggio e va avanti fino al 1995 e fino al 1999 si dedica al piccolo Sam.
Anastasia, di nuovo! con un sottile gioco di ironia sul titolo, segna questo passaggio: Anastasia adesso ha
12 anni.
I libri Mondadori,riconoscibilissimi, con quelle copertine illustrate da Cinzia
Ghigliano, sono stati una dozzina, fedeli a ogni uscita americana, compresi quelli su Sam.
Poi di Anastasia si perdono le tracce. Ma, mai dire mai.
Adesso ricompare, la Anastasia di dodici anni, da tutt'altra parte: un
editore sideralmente lontano da Mondadori, riprende in mano il
catalogo della Lowry - ad eccezione dei libri che le hanno portato la Newbery The giver
(e i suoi sequel) e Conta le stelle che tutti noi abbiamo letto e amato - e pubblica
in perfetta simmetria il suo ultimo romanzo All'Orizzonte (2020) e Un'estate
da morire (1977), il suo primo, nella collana
'ragazzi' che ha come obiettivo 6 titoli all'anno.
Che
Lois Lowry scriva magnificamente (e Santachiara si dimostra all'altezza) è cosa nota e confermata, se fosse
necessario, dalle due Newbery di cui è stata insignita.
In Anastasia, di nuovo! - in particolare - colpisce la sua capacità di dare spessore alle questioni
di fondo, usando sostanzialmente un unico codice narrativo: il dialogo. Conosciamo Anastasia e la sua famiglia, gli
amici, i vicini di casa attraverso quello che si
dicono gli uni con gli altri. Come se la Lowry avesse acceso nella
sua testa un registratore che con fedeltà riporta le parole (e
quindi anche i pensieri) di ciascuno. In questa operazione lei è
capace di mantenere una giusta distanza dai suoi personaggi, ma nello
stesso tempo è lei stessa a incarnarli (la prefazione che il libro
riporta è illuminante in tal senso), come altre volte ha fatto.
Per
intenderci, già nella prima pagina del libro le prime 10 righe sono
occupate da un dialogo serrato, come la maggioranza di quelli che la
Lowry costruisce tra i membri della famiglia. Le ultime righe, a
completamento, ci dicono già molto. Ci restituiscono una famiglia
solida, in cui l'ironia è il registro comunicativo preferito che tutti
sono in grado di utilizzare, una famiglia in cui ci si rispetta, ci
si vuol bene, ci si ascolta. Una famiglia 'normale', della borghesia
colta americana con una madre pittrice e un padre professore
universitario, e due figli in crescita.
In
questo senso la Lowry è molto 'americana' nella sua scrittura
incalzante, ragione per la quale i suoi libri, dai Sappington in poi,
sono sempre molto apprezzati dal pubblico dei più giovani.
Anastasia, di nuovo!
non fa eccezione. Ciò che risalta in primo piano, nella sua
scrittura, è la scatola scenica: ovverosia vediamo ciò che accade e
lo sentiamo accadere, come se fossimo dietro l'obiettivo di una
cinepresa o seduti sulle poltrone di un teatro.
Abile
nella sua costruzione dei personaggi attraverso piccoli gesti, per
esempio il tamburellare di Anastasia con le dita sulle pareti del
corridoio tutte le volte che lo percorre; gesti che si ripetono con
il compito di rendere coerente il contesto e chi lo abita e di
mettere il lettore nella posizione rassicurante di essere già 'uno
di casa'.
Nessuna
voce fuori campo che spiega il perché delle cose che stanno
accadendo. Evviva.
Questa
scelta narrativa non esclude affatto che il lettore si ponga davanti
a un certo numero di questioni, diciamo teoriche, interessanti. La
prima e la più evidente ha a che fare con il cambiamento,
l'inquietudine che segna il passaggio da un luogo conosciuto a uno
pieno di incognite, il distacco da persone e luoghi che fino a ieri
erano certezze. Ecco cose così. Si aggiungono interessanti
riflessioni su quanto di noi ci portiamo dietro nell'entrare in una
dimensione tutta nuova: in questa prospettiva ci sono pagine
bellissime sulle copertine gialle e sui pesci rossi e sulle carte da
parati. L'altra grande questione ruota intorno alla paura che il
cambiamento genera. E non mi riferisco solo a quella di Anastasia, ma
anche a quella della adorabile quanto scontrosa Gertrustein. In una
perfetta simmetria, sullo sfondo infine c'è la grande questione:
l'insicurezza di una adolescente che sperimenta sulla propria pelle
l'affacciarsi di nuove sensazioni, di sguardi differenti, di
trasformazioni del proprio stare con gli altri. E così anche qui
c'è la curiosità verso il nuovo che si affaccia ma anche fortissimo
il desiderio di non lasciare indietro ciò che è stato fino a oggi.
Da
aggiungere alla collezione dei bei libri targati Lowry che, a breve, si allungherà ancora.
Carla
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