venerdì 9 luglio 2021

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

DEI COLORI E DELLE COSE

‘Zehra. La ragazza che dipingeva la guerra’ è un romanzo liberamente ispirato alle vicende di Zehra Doğan, artista curda incarcerata in Turchia per aver diffuso l’immagine di un suo dipinto, raffigurante le distruzioni provocate dall’esercito turco.

L’azione si svolge nella città di Diyarbakir, nel Kurdistan turco, città molto antica e considerata la ‘capitale’ di quella regione.
La vita in quella città, nei fatti occupata militarmente dall’esercito turco, è raccontata con vivacità dall’autrice, Antonella De Biasi: le scuole, i campi, il mercato tutto rimanda ad una vita piuttosto lontana dalla tecnologia ma piena di cultura e di speranze .
L’autrice utilizza i colori per dare i titoli ai capitoli, divisi in due parti: nella prima parte racconta la vita libera della protagonista che, da bambina, immagina di viaggiare per il mondo e diventare una vera pittrice, affidando i propri sogni alle acque del Tigri: qui a guidarci nel mondo di Zehra sono i colori dei fiori e dei frutti di questa terra ricca di bellezze storiche e naturali, fino ad arrivare al grigio antracite della guerra, dei cannoni, delle bombe.
Aver rappresentato artisticamente e aver diffuso l’immagine di questa distruzione è il reato per il quale la ragazza viene arrestata, incarcerata e condannata a più di due anni di reclusione.


La detenzione occupa la seconda parte del racconto e i nomi dei capitoli sono quelli degli elementi da cui trarre fortunosamente dei pigmenti.
In carcere Zehra non ha nulla e così s’ingegna, fabbricando pennelli con i capelli e pigmenti dagli alimenti forniti dal rancio del carcere: verde prezzemolo, arancio curcuma, il rosso del pomodoro o del sangue mestruale. Usa carta da pacchi, fogli di giornale, tessuti, qualsiasi supporto va bene.
La sua fama varca le mura opprimenti del carcere, Zehra Doğan diventa il simbolo dell’oppressione del popolo curdo, diversi artisti si muovono per chiederne la liberazione, da Bansky a Ai Weiwei.
Nel 2019 viene rilasciata.



Ma la vicenda del popolo curdo resta lì, diviso fra più stati, negato nella propria identità: nel territorio turco i curdi non possono parlare la propria lingua, cantare le proprie canzoni, raccontare ai più giovani la propria storia. Dalla fine della Prima Guerra Mondiale l’idea stessa della nazione curda è stata messa nel cassetto, dividendone i territori in 4 stati diversi: Turchia, Siria, Iraq e Iran.
Antonella De Biasi è molto abile nel mescolare queste e tante altre informazioni sulla cultura curda, alle vicende personali e straordinarie di una giovane artista, oggi universalmente apprezzata nel mondo dell’arte.
Al termine del volume, un utile glossario e una ancor più utile bibliografia per tutti quei ragazzi e ragazze che avessero voglia di approfondire la storia di questo popolo perseguitato, cui aggiungerei, per la popolarità che ha conseguito e per l’immediatezza del linguaggio, ‘Kobane calling’, reportage a fumetti del viaggio compiuto da Michele Rech nella regione del Rojava.



Tutte le immagini che arricchiscono il volume sono di Zehra Doğan.
La lettura di questo romanzo può essere consigliata a ragazze e ragazzi consapevoli di quello che accade nel mondo, ma anche a quelli attratti dalle vicende di personaggi straordinari, a partire dai dodici anni; ma ne consiglio la lettura anche a lettori adulti, che si siano dimenticati di una delle vicende che maggiormente infiammano il Vicino Oriente.

Eleonora


“Zehra. La ragazza che dipingeva la guerra”, A. De Biasi, con i disegni di Zehra Doğan, Mondadori 2021





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