DELLA FILOSOFIA E DEL TEMPO CHE PASSA
Murdo. Il libro
dei sogni impossibili, Alex Cousseau, Éva Loffredo
(trad. Simone
Barillari)
L'Ippocampo 2021
ILLUSTRATI
"10.
Ho sempre sognato di
infilarmi in una busta da lettere.
Con una torta alle
fragole, qualche candelina e dei fiammiferi.
Sulla busta ci
sarebbe l'indirizzo di un amico. Gli lascerei aprire la cassetta delle
lettere, poi accenderei le candeline. La busta prenderebbe fuoco.
Il mio amico ci
soffierebbe su.
E io, in mezzo alle
fragole, griderei: 'Tanti auguri!'"
Questo è il decimo
sogno di Murdo, uno yeti che esiste e che - tra i tanti suoi sogni -
vuole esistere fuori da un libro e vivere su montagne che non siano
di carta. In barba a tutti quelli che credono che gli yeti non
esistano, lui da grande grande sogna di avere un bambino, uguale a
lui, ma più piccolo. Lo chiamerà Junior e lui lo chiamerà papà,
ma sogna anche di essere qualcun altro, in un gioco complicato di
scambi tra passati di persone diverse.
Murdo esiste e la prova
provata sta nel fatto che è in grado di concepire, almeno in questo
libro, 59 sogni impossibili: attraversare uno specchio, farsi un
panino con tutto, girarsi un pianeta tra le mani, abitare nella
scarpa di un gigante, essere obbedito da un fiume, aprire un museo di
sospiri, nascondersi dietro una parola e fare merenda con
un'isola....
Di certo vorrebbe
incontrare quella persona che per la prima volta lo ha definito
abominevole uomo delle nevi. Quel qualcuno non dimostra di essere
gentile, né di intendersene, dato che lui da yeti alla neve
preferisce di gran lunga sassi ed erba. E anche definirlo 'uomo' non
gli pare una grande idea: sarebbe un po' come dire all'uomo che è lo
spaventoso scarafaggio delle valli, o il bieco pidocchio delle città,
senza per questo urtare la suscettibilità di pidocchi e e
scarafaggi, ben inteso.
Questo è uno di quei
libri che l'istinto e l'esperienza mi suggerivano di far decantare.
Molti ne parlavano con parole elogiative, come di un libro fenomeno,
cosa che di norma mi fa stare sempre un passo indietro rispetto alla
prima linea. E mentre accade che il tempo passi, il libro non viene
sepolto da altri, al contrario resta sempre lì a portata di mano. In
questi ultimi due mesi è capitato più volte di riprenderlo per
successive altre letture. Sempre con un velo di sospetto e di
prudenza critica, l'ho riletto - per intero dall'1 al 59 - con
l'intento di arrivare a una conclusione: si tratta effettivamente di
una gradevole operazione letteraria, mascherata da libro per bambini?
Un libro in realtà godibile solo da un pubblico di adulti, perché
ai bambini passa allegramente sulla testa, senza nemmeno sfiorarla?
Oppure, oppure potrebbe essere un buon libro di filosofia per tutti,
bambini compresi?
Con il tempo e con la
riflessione, ciò che accade è che a ogni nuova lettura emergono
elementi che lo rendono sempre più interessante e soprattutto
indelebile, in particolare nel suo aspetto così marcatamente
grafico, caratterizzato per di più da una una scelta di pochi colori
molto calibrata, anche loro indelebili.
Anche se nella
bibliografia di Alex Cousseau non ci sono libri che i bambini non
abbiano potuto apprezzare, pur nella loro complessità, da Dentro
me a Il re senza reame,
resto del mio parere: non tutti e 59 i sogni mi convincono appieno.
Trovo più felici quelli in cui Cousseau si muove disinvolto sul
sottile crinale tra realtà e assurdo, oppure quando gioca con il
concetto di capovolgimento, oppure quando passa repentino da un'idea
a una concretezza, da una forma grafica alla sua concettualizzazione
più estrema.
Ecco in questi esiste
un quid accessibile che li possono far diventare terreno di
confronto, a casa o a scuola, in una lettura centellinata e
condivisa. Potrebbe essere bello ragionare con bambini e bambine del
silenzio dei sassi a cui raccontare le proprie confidenze, oppure
della necessità che abbiamo degli altri per ricordarci chi siamo.
Potrebbe essere bello infilarsi nei tanti giochi che lo yeti
immagina sulla forma delle lettere che si generano sotto i nostri
occhi.
Provare, non resta
altro da fare.
Carla
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