IL MONDO SALVATO DAI RAGAZZINI, DI NUOVO
Una casa sulle ruote, Susin Nielsen
(trad. Claudia Valentini)
Il Castoro 2020
NARRATIVA PER GRANDI (dai 12 anni)
"'Indirizzo?' Mi sono guardato
i piedi. Indossavo gli stivali da pioggia, senza calzini. Non c'era
stato il tempo di cercarne un paio. Constable Lee si è sporta verso
di me. aveva le spalle cascanti. Pessima postura. 'Quando abbiamo
preso la vostra chiamata stasera, Felix, sembrava che viveste
entrambi lì.' Oh, quanto avrei voluto che mi madre fosse con me.
Avrebbe avuto subito pronta una spiegazione più che plausibile. Ma
io non sono come lei. Non ho un talento innato per la manipolazione
della verità.
Così ho continuato a fissare il
pavimento. Constable Lee ha ripreso a battere sulla tastiera, sebbene
io non avessi detto una parola. 'Felix' mi ha chiamato con tono
gentile 'con me puoi parlare... ' 'Ho fame'."
Felix, dodici anni
e tre quarti è in una stazione di polizia, perché con Astrid che è
sua madre hanno avuto una serata turbolenta a causa di due balordi
che, ubriachi, giravano intorno al loro furgone, ovvero la loro casa.
Da quattro mesi lui
e sua madre, in gran segreto, vivono in un Westfalia che Abelard, ex
fidanzato della madre, le ha lasciato quando è partito per l'India.
Una vera e propria parabola discendente in fatto di abitazioni e condizioni di vita. All'inizio,
lasciato anche l'ultimo monolocale nel seminterrato, vivere su una
casa a ruote poteva anche avere il sapore dell'avventura, ma a lungo
andare vivere in uno spazio così esiguo, freddo e senza bagno, non è
piacevole. Mangiare scatolette, spesso rubacchiate qua e là da
Astrid che non riesce a trovarsi un lavoro, lavarsi nei bagni dei
locali o della scuola, riscaldarsi nelle biblioteche non mette di
buon umore nell'uno né l'altra. Per trovare un senso a tutto questo
entrambi si dicono che è solo una situazione temporanea, che però
non sembra concludersi, ma anzi complicarsi.
Astrid, a suo modo,
è una brava madre, estrosa, creativa, divertente anche se
decisamente inaffidabile. Ha un carattere molto deciso e una visione
del mondo e una interpretazione della verità molto personale, cosa
che a lungo andare sta logorando la fiducia di Felix ed entrando in
conflitto con tutti i più saldi principi di questo ragazzino. A ben
vedere le uniche valvole di sfogo per questo ragazzino sono i suoi
due grandi amici, Dylan e Winnie, e il quiz a premi Chi Cosa Dove
Quando. E non è poco.
Questa è la storia
dettagliata dei suoi ultimi quattro mesi di vita, dall'inizio
d'agosto quando è salito sul Westfalia per la prima volta con il suo
tomte e Astrid fino al 27 novembre, a meno di una settimana dalla sua
partecipazione al quiz, quando ne sono scesi entrambi, scortati da
una pattuglia di agenti. Le ultime 50 pagine sono il racconto di ciò
che è successo dopo...
Ironia della sorte
questo libro, come i due protagonisti della storia, ha vissuto
nell'ombra, per ben più di quattro mesi. Ma come è accaduto anche a
Felix, a un certo punto ha avuto l'opportunità di uscire di nuovo
allo scoperto. E da quel momento non ce n'è stato più per nessuno.
Va da sé che averlo apprezzato così tanto ha fatto sì che il senso
di colpa di chi scrive per averlo lasciato nell'ombra è grande:
paragonabile a quello di Astrid che non riesce a dare al figlio Felix
quello che meriterebbe, amore e corso intensivo di francese a parte.
Susin Nielsen è
una sicurezza, una garanzia di qualità. Qui con una maturità
ancora più profonda, se possibile.
Si riconfermano le
sue cifre: la profondità nel raccontare la complessità, la capacità
di introspezione psicologica che lascia davvero basiti, chissà se è un fatto di S.d.O.?
E ancora,
l'ironia che alleggerisce sempre tutto, la scrittura 'naturale' che
Claudia Valentini, sua traduttrice storica, ci restituisce in tutta
la sua freschezza. La costruzione di un plot che è di ferro. La
rara arte di non mollare mai il proprio lettore, al contrario di
lasciarlo sempre in trepidante attesa, tra una sessione di lettura e
l'altra.
Si riconferma il fatto di mettere in un solo libro molte questioni: in primis, la fragilità degli adulti, le
loro immaturità, e inadeguatezze. Ma anche le difficoltà che
possono presentarsi, inaspettate, nella vita di chiunque; ma anche le
famiglie monogenitoriali; l'omosessualità; il senso ultimo
dell'amicizia; la lealtà; la dignità personale; l'accettazione
dell'altro; le priorità valoriali e la loro irrinunciabilità; la
solidarietà; l'affettività; il mal di vivere. Tutti temoni su cui
la Nielsen scava in profondità, ne racconta le varie prospettive,
senza mai giudicare. I suoi personaggi, le situazioni non sono mai
sotto accusa, nonostante spesso verrebbe la voglia di stigmatizzare
questo o quel comportamento. Di tale compito la Nielsen lascia che
siano i suoi lettori a farsene carico, a libro chiuso, a storia
finita.
Ma allora che cosa
ci fa dire che questo libro è ancora migliore degli altri?
Due cose. La prima:
l'assenza assoluta di vellutata facilità. In una trama bella
complessa, non c'è occasione che non venga colta per offrire
complessità di visione. È difficile da spiegare, ma in sintesi si
può ben dire che la Nielsen sia un talento a 'increspare', 'rendere
scabre le superfici', far 'baluginare' personaggi, luoghi,
situazioni.
La seconda: il fatto
che almeno per cinque o sei volte, nel leggerlo, non è possibile
frenare la commozione. Proprio non è umanamente possibile.
Tutto quello
pensato fin qui contribuisce ovviamente a confermare una sua grande
capacità di mettere nero su bianco la sua empatia diffusa, non solo S.d.O quindi, ma forse
la spiegazione più convincente a questa condizione si annida in due
dettagli che sono rispettivamente nella prima pagina, la dedica in
corsivo a Eleanor, e nell'ultima dei ringraziamenti, il West Point Cycles di
Vancouver...
Non resta altro da
fare che consigliare di leggerle, queste due pagine, magari anche con le 275 che
sono in mezzo e che le tengono lontane, ma idealmente contigue.
Carla
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