lunedì 26 luglio 2021

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

IL MONDO SALVATO DAI RAGAZZINI, DI NUOVO

Una casa sulle ruote, Susin Nielsen (trad. Claudia Valentini)
Il Castoro 2020



NARRATIVA PER GRANDI (dai 12 anni)


"'Indirizzo?' Mi sono guardato i piedi. Indossavo gli stivali da pioggia, senza calzini. Non c'era stato il tempo di cercarne un paio. Constable Lee si è sporta verso di me. aveva le spalle cascanti. Pessima postura. 'Quando abbiamo preso la vostra chiamata stasera, Felix, sembrava che viveste entrambi lì.' Oh, quanto avrei voluto che mi madre fosse con me. Avrebbe avuto subito pronta una spiegazione più che plausibile. Ma io non sono come lei. Non ho un talento innato per la manipolazione della verità.
Così ho continuato a fissare il pavimento. Constable Lee ha ripreso a battere sulla tastiera, sebbene io non avessi detto una parola. 'Felix' mi ha chiamato con tono gentile 'con me puoi parlare... ' 'Ho fame'."


Felix, dodici anni e tre quarti è in una stazione di polizia, perché con Astrid che è sua madre hanno avuto una serata turbolenta a causa di due balordi che, ubriachi, giravano intorno al loro furgone, ovvero la loro casa.
Da quattro mesi lui e sua madre, in gran segreto, vivono in un Westfalia che Abelard, ex fidanzato della madre, le ha lasciato quando è partito per l'India.
Una vera e propria parabola discendente in fatto di abitazioni e condizioni di vita. All'inizio, lasciato anche l'ultimo monolocale nel seminterrato, vivere su una casa a ruote poteva anche avere il sapore dell'avventura, ma a lungo andare vivere in uno spazio così esiguo, freddo e senza bagno, non è piacevole. Mangiare scatolette, spesso rubacchiate qua e là da Astrid che non riesce a trovarsi un lavoro, lavarsi nei bagni dei locali o della scuola, riscaldarsi nelle biblioteche non mette di buon umore nell'uno né l'altra. Per trovare un senso a tutto questo entrambi si dicono che è solo una situazione temporanea, che però non sembra concludersi, ma anzi complicarsi.
Astrid, a suo modo, è una brava madre, estrosa, creativa, divertente anche se decisamente inaffidabile. Ha un carattere molto deciso e una visione del mondo e una interpretazione della verità molto personale, cosa che a lungo andare sta logorando la fiducia di Felix ed entrando in conflitto con tutti i più saldi principi di questo ragazzino. A ben vedere le uniche valvole di sfogo per questo ragazzino sono i suoi due grandi amici, Dylan e Winnie, e il quiz a premi Chi Cosa Dove Quando. E non è poco.
Questa è la storia dettagliata dei suoi ultimi quattro mesi di vita, dall'inizio d'agosto quando è salito sul Westfalia per la prima volta con il suo tomte e Astrid fino al 27 novembre, a meno di una settimana dalla sua partecipazione al quiz, quando ne sono scesi entrambi, scortati da una pattuglia di agenti. Le ultime 50 pagine sono il racconto di ciò che è successo dopo...


Ironia della sorte questo libro, come i due protagonisti della storia, ha vissuto nell'ombra, per ben più di quattro mesi. Ma come è accaduto anche a Felix, a un certo punto ha avuto l'opportunità di uscire di nuovo allo scoperto. E da quel momento non ce n'è stato più per nessuno. Va da sé che averlo apprezzato così tanto ha fatto sì che il senso di colpa di chi scrive per averlo lasciato nell'ombra è grande: paragonabile a quello di Astrid che non riesce a dare al figlio Felix quello che meriterebbe, amore e corso intensivo di francese a parte.
Susin Nielsen è una sicurezza, una garanzia di qualità. Qui con una maturità ancora più profonda, se possibile.
Si riconfermano le sue cifre: la profondità nel raccontare la complessità, la capacità di introspezione psicologica che lascia davvero basiti, chissà se è un fatto di S.d.O.?
E ancora, l'ironia che alleggerisce sempre tutto, la scrittura 'naturale' che Claudia Valentini, sua traduttrice storica, ci restituisce in tutta la sua freschezza. La costruzione di un plot che è di ferro. La rara arte di non mollare mai il proprio lettore, al contrario di lasciarlo sempre in trepidante attesa, tra una sessione di lettura e l'altra.
Si riconferma il fatto di mettere in un solo libro molte questioni: in primis, la fragilità degli adulti, le loro immaturità, e inadeguatezze. Ma anche le difficoltà che possono presentarsi, inaspettate, nella vita di chiunque; ma anche le famiglie monogenitoriali; l'omosessualità; il senso ultimo dell'amicizia; la lealtà; la dignità personale; l'accettazione dell'altro; le priorità valoriali e la loro irrinunciabilità; la solidarietà; l'affettività; il mal di vivere. Tutti temoni su cui la Nielsen scava in profondità, ne racconta le varie prospettive, senza mai giudicare. I suoi personaggi, le situazioni non sono mai sotto accusa, nonostante spesso verrebbe la voglia di stigmatizzare questo o quel comportamento. Di tale compito la Nielsen lascia che siano i suoi lettori a farsene carico, a libro chiuso, a storia finita.
Ma allora che cosa ci fa dire che questo libro è ancora migliore degli altri?
Due cose. La prima: l'assenza assoluta di vellutata facilità. In una trama bella complessa, non c'è occasione che non venga colta per offrire complessità di visione. È difficile da spiegare, ma in sintesi si può ben dire che la Nielsen sia un talento a 'increspare', 'rendere scabre le superfici', far 'baluginare' personaggi, luoghi, situazioni.
La seconda: il fatto che almeno per cinque o sei volte, nel leggerlo, non è possibile frenare la commozione. Proprio non è umanamente possibile.
Tutto quello pensato fin qui contribuisce ovviamente a confermare una sua grande capacità di mettere nero su bianco la sua empatia diffusa, non solo S.d.O quindi, ma forse la spiegazione più convincente a questa condizione si annida in due dettagli che sono rispettivamente nella prima pagina, la dedica in corsivo a Eleanor, e nell'ultima dei ringraziamenti, il West Point Cycles di Vancouver...
Non resta altro da fare che consigliare di leggerle, queste due pagine, magari anche con le 275 che sono in mezzo e che le tengono lontane, ma idealmente contigue.


Carla




 

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