mercoledì 4 agosto 2021

IL RIPOSTIGLIO (libri belli e impolverati)

Da oggi ri succede questo. 
Si riapre la rubrica IL RIPOSTIGLIO.
Come esattamente un anno fa, rendendo il nome dal titolo di un meraviglioso racconto di Saki. 
E nasce dal desiderio di togliere dall'oblio di un ripostiglio, quei libri di orecchio acerbo (clic) che - per l'imbarazzo che nasce da un conflitto di interessi patente - non hanno meritato a tempo debito neanche una riga su questo blog.
Visto che l'imbarazzo è comunque inevitabile, la rubrica avrà una cadenza vacanziera.
Date queste premesse, la rubrica si sarebbe potuta anche chiamare: In punta di piedi, Tutto cambia, Vacanze o ancora Oltre il giardino. Ma non è successo.

 

 

Pellicano qui pellicano lì, Leonard Weisgard
Orecchio acerbo 2021
 

ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)
 
"C'erano una volta due pellicani. Due grandi grandi pellicani.
E vivevano insieme in un'isola sulla riva del mare. Lì il sole bruciava e soffiava un vento tiepido.
Ma un giorno quel vento si mise a soffiare fortissimo, e uno dei due fu spinto verso nord, lì dove tutto è più freddo che dentro un frigorifero."

La storia è molto semplice. E' la storia di un viaggio con finale a sorpresa.
C'erano una volta questi due pellicani che vivevano insieme su un'isola di pellicani. Aria calda sole pieno. Andavano a pesca la mattina, mangiavano mosche, davano fastidio alle tartarughe e si davano da fare a costruire il nido.
Ma un giorno arriva un ventaccio e il cattivo tempo e uno dei due pellicani viene letteralmente spazzato via. E dove lo porta il vento? Dove nessun pellicano dovrebbe essere: nel gelido Canada.
Nel mare, sotto di lui, nuotano balene, foche. Il povero pellicano è così spaesato che non sente l'odore delle foreste, non vede il totem e non sente gli indiani che tagliano i tronchi, non vede il treno.... 
Eppure sono lì sotto i suoi occhi (e anche sotto gli occhi del lettore). L'unica cosa che può fare è quella di puntare verso sud per cercare di tornare a casa.
Così facendo, ripercorre a ritroso tutta la costa orientale degli Stati Uniti, passando dal New England, sorvola New York e poi Washington fino a raggiungere di nuovo il calduccio della Florida, dove una bellissima sorpresa lo aspetta.
 
Pellicano qui pellicano lì è un libro che ha la bellezza di settantatré anni, ma neanche una ruga.
L'origine è presto detta.
 

Nel 1946 viene pubblicato negli Usa The Little Island, scritto da Margaret Wise Brown sotto pseudonimo, Golden MacDonald, e illustrato da uno dei suoi illustratori prediletti, Leonard Weisgard.
Nel 1947 The Little Island vince la Caldecott per l'illustrazione. E quando uno vince un premio deve andarlo a ritirare. E Weisgard parte per la California dove ha la fortuna di vedere dei pellicani, lungo la costa che sono a pesca. Rimane affascinato dal loro metodo di procurarsi il cibo: entrano in acqua come siluri, per poi uscirne con il becco pesante di acqua e pesci. Weisgard che, tra le tante sue passioni, ha anche quella per gli animali, decide di approfondire la sua conoscenza di quegli strani animali e scopre che in Florida, dall'altra parte esatta degli Stati Uniti, i pellicani vivono in grandissime colonie e che esiste una riserva naturale a loro dedicata, non lontano dall'isola di North Hutchinson nella Indian River Lagoon, non lontano da Sebastian (nel caso qualcuno volesse andarci).
Questa circostanza costituisce il primo nucleo vitale del libro che poi verrà, Pelikan Here Pelikan There.
Un libro che sembrerebbe essere quanto di più 'regionale' si possa concepire, rivela invece il suo valore 'universale', appena lo si sfoglia.
I bei libri parlano a tutti.
 

Qui proviamo a elencare le ragioni che lo rendono un grandissimo libro.
In primo luogo colpisce la sua precisione: è un meccanismo narrativo perfetto che ha la regolarità di un metronomo. Alla pagina seppia, dedicata al pellicano, che contiene testo, fa seguito sempre una tavola doppia, coloratissima, totalmente muta, che contiene diversi scenari geografici, legati al testo della pagina precedente.
In secondo luogo colpisce la sua capacità di essere interattivo con i suoi lettori e lettrici. Al suo interno si alternano ben 4 giochi differenti.
Il primo gioco è una sorta di Cercatrova. Per intenderci nel momento in cui il pellicano arriva in Canada, nel testo si elencano una serie particolari - animali, persone, oggetti, luoghi - che il povero pellicano 'spaesato' non vede, ma che i lettori invece sono chiamati a cercare nella successiva grande tavola a colori che segue.
Lui, il pellicano, non sente l'odore delle foreste, non vede il totem e non sente gli indiani che tagliano i tronchi, non vede il treno... Ma noi sì.
E già così, senza parere, è stato introdotto il secondo gioco che ha a che fare con i sensi: annusare un odore, sentire un suono, vedere qualcosa.
Il terzo gioco consiste davvero nella geografia 'locale' americana, che però nel mondo reso piccolo dalla diffusione delle immagini, non è azzardato pensare che anche un bambino di Ostuni riconosca la Statua della libertà, e una bambina di Cantù riconosca il Campidoglio a Washington.
 
 
Senza contare che la geografia vista dall'alto esercita, almeno per quel che mi riguarda, un fascino tutto particolare.
Il quarto gioco ha a che fare con il testo, ovvero con quella strofa finale, che in rima o in assonanza, ripete sostanzialmente sempre lo stesso concetto: sebbene il pellicano non abbia visto, sentito, annusato questo e quello, c'è sempre qualcuno che da terra ha visto lui, sia una giubba rossa canadese,
Ma la guardia con la giubba rossa a quanto pare
vide il pellicano volare...
sia una bambina che dipinge un quadro sul cavalletto
Ma una bambina che dipingeva un quadro con il cielo tutto blu
vide il pellicano lassù.
Le cose che il pellicano non vede sono una ghiotta occasione per i bambini di superarlo in bravura.
Non credo ci si debba stupire se questi giochi, il ritmo perfetto e cadenzato, le rime e il continuo alludere a cose che si sentono/vedono/ascoltano abbia reso questo libro, durante i suoi settantanni di vita, uno dei più amati e letti da intere generazioni di bambini.
L'ulteriore ragione che lo rende speciale è la sua qualità estetica.
Anche in questo caso non credo che sfugga a nessuno che tanto le tavole a colori, quanto quelle seppia, dedicate all'etologia dei pellicani, possano considerarsi una vera esperienza estetica per i bambini e bambine che lo hanno per le mani. Un po' come portarli in un museo a vedere dei quadri 'modernisti'.
Lo stesso Leonard Weisgard quando riceve la Caldecott, nel suo discorso di ringraziamento dice testualmente:"I bambini non sono mai infastiditi dall'arte contemporanea, come invece lo sono gli adulti" e prosegue dicendo che i bambini "Vedono un'immagine con un intento e una vivacità tangibili e talvolta con un umorismo incongruo che le conferisce una nitidezza tale da renderla ancora più reale."
Ultima nota di merito del libro sta nel fatto che, sebbene sia da considerarsi del tutto farina uscita dal sacco di Weisgard, ciò nonostante lo scambio profondo con la Wise Brown, fecondo fin da un decennio prima, quando i due si incontrarono e si intesero così tanto, traspare.
Entrambi condividevano l'interesse nel combinare l'estetica modernista con idee educative progressiste. Ragione per cui per esempio lei lo volle come illustratore dei Noisy Books. Ma questa è un'altra storia.
 
 
"Storicamente, è stato il principale illustratore in America a introdurre lo spirito del modernismo nell'arte del libro per bambini", afferma Leonard Marcus, forse il più importante studioso di libri per bambini negli Stati Uniti e curatore di "Magician of the Modern: The Art of Leonard Weisgard ”presso l'Eric Carle Museum of Picture Book Art di Amherst.
"La sua arte non era moderna per il bene del moderno", dice Marcus e prosegue affermando che "Weisgard si è servito di quel linguaggio artistico per lui così 'naturale' per comunicare con i più piccoli in un modo che fosse il migliore e il più profondo."
Quello che nella musica fece Schönberg, in architettura Wright: delle assolute rivoluzioni rispetto al passato. Sentendo forte l'influsso di correnti come il tardo cubismo di Picasso o il surrealismo di Mirò, Weisgard lo fece nell'ambito dell'illustrazione.
A lui il merito di aver lasciato ai bambini e alla bambine quanto più spazio possibile per l'immaginazione, di aver dato forma al loro modo di essere sempre in movimento, protesi in avanti. Con il corpo e, soprattutto, con la testa.


Carla



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