Da oggi ri succede questo.
Si riapre la rubrica IL RIPOSTIGLIO.
Come esattamente un anno fa, rendendo
il nome dal titolo di un meraviglioso racconto di Saki.
E nasce dal
desiderio di togliere dall'oblio di un ripostiglio, quei libri di
orecchio
acerbo
(clic) che - per l'imbarazzo che nasce da un conflitto di interessi
patente - non hanno meritato a tempo debito neanche una riga su
questo blog.
Visto che l'imbarazzo è comunque inevitabile, la rubrica avrà una cadenza vacanziera.
Visto che l'imbarazzo è comunque inevitabile, la rubrica avrà una cadenza vacanziera.
Date
queste premesse, la rubrica si sarebbe potuta anche chiamare: In
punta di piedi, Tutto cambia, Vacanze o ancora Oltre il giardino. Ma
non è successo.
Pellicano qui pellicano lì, Leonard Weisgard
Orecchio acerbo 2021
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)
"C'erano una volta due pellicani. Due grandi grandi pellicani.
E vivevano insieme in un'isola sulla riva del mare. Lì il sole bruciava e soffiava un vento tiepido.
Ma un giorno quel vento si mise a soffiare fortissimo, e uno dei due fu spinto verso nord, lì dove tutto è più freddo che dentro un frigorifero."
La storia è molto semplice.
E' la storia di un viaggio con finale a sorpresa.
C'erano una volta questi due
pellicani che vivevano insieme su un'isola di pellicani. Aria calda
sole pieno. Andavano a pesca la mattina, mangiavano mosche, davano
fastidio alle tartarughe e si davano da fare a costruire il nido.
Ma un giorno arriva un
ventaccio e il cattivo tempo e uno dei due pellicani viene
letteralmente spazzato via. E dove lo porta il vento? Dove nessun
pellicano dovrebbe essere: nel gelido Canada.
Nel mare, sotto di lui,
nuotano balene, foche. Il povero pellicano è così spaesato che non
sente l'odore delle foreste, non vede il totem e non sente gli
indiani che tagliano i tronchi, non vede il treno....
Eppure sono lì
sotto i suoi occhi (e anche sotto gli occhi del lettore). L'unica
cosa che può fare è quella di puntare verso sud per cercare di
tornare a casa.
Così facendo, ripercorre a
ritroso tutta la costa orientale degli Stati Uniti, passando dal New
England, sorvola New York e poi Washington fino a raggiungere di
nuovo il calduccio della Florida, dove una bellissima sorpresa lo
aspetta.
L'origine è presto detta.
Nel 1946 viene pubblicato
negli Usa The Little Island, scritto da Margaret Wise Brown sotto
pseudonimo, Golden MacDonald, e illustrato da uno dei suoi
illustratori prediletti, Leonard Weisgard.
Nel 1947 The Little Island
vince la Caldecott per l'illustrazione. E quando uno vince un premio
deve andarlo a ritirare. E Weisgard parte per la California dove ha
la fortuna di vedere dei pellicani, lungo la costa che sono a pesca.
Rimane affascinato dal loro metodo di procurarsi il cibo: entrano in
acqua come siluri, per poi uscirne con il becco pesante di acqua e
pesci. Weisgard che, tra le tante sue passioni, ha anche quella per
gli animali, decide di approfondire la sua conoscenza di quegli
strani animali e scopre che in Florida, dall'altra parte esatta degli
Stati Uniti, i pellicani vivono in grandissime colonie e che esiste
una riserva naturale a loro dedicata, non lontano dall'isola di North
Hutchinson nella Indian River Lagoon, non lontano da Sebastian (nel
caso qualcuno volesse andarci).
Questa circostanza
costituisce il primo nucleo vitale del libro che poi verrà, Pelikan
Here Pelikan There.
Un libro che sembrerebbe
essere quanto di più 'regionale' si possa concepire, rivela invece
il suo valore 'universale', appena lo si sfoglia.
I bei libri parlano a
tutti.
Qui proviamo a elencare le
ragioni che lo rendono un grandissimo libro.
In primo luogo colpisce la
sua precisione: è un meccanismo narrativo perfetto che ha la
regolarità di un metronomo. Alla pagina seppia, dedicata al
pellicano, che contiene testo, fa seguito sempre una tavola doppia,
coloratissima, totalmente muta, che contiene diversi scenari
geografici, legati al testo della pagina precedente.
In secondo luogo colpisce la
sua capacità di essere interattivo con i suoi lettori e lettrici. Al
suo interno si alternano ben 4 giochi differenti.
Il primo gioco è una sorta
di Cercatrova. Per intenderci nel momento in cui il pellicano arriva
in Canada, nel testo si elencano una serie particolari - animali,
persone, oggetti, luoghi - che il povero pellicano 'spaesato' non
vede, ma che i lettori invece sono chiamati a cercare nella
successiva grande tavola a colori che segue.
Lui, il pellicano, non sente
l'odore delle foreste, non vede il totem e non sente gli indiani che
tagliano i tronchi, non vede il treno... Ma noi sì.
E già così, senza parere,
è stato introdotto il secondo gioco che ha a che fare con i sensi:
annusare un odore, sentire un suono, vedere qualcosa.
Il terzo gioco consiste
davvero nella geografia 'locale' americana, che però nel mondo reso
piccolo dalla diffusione delle immagini, non è azzardato pensare che
anche un bambino di Ostuni riconosca la Statua della libertà, e una
bambina di Cantù riconosca il Campidoglio a Washington.
Senza contare che la
geografia vista dall'alto esercita, almeno per quel che mi riguarda,
un fascino tutto particolare.
Il quarto gioco ha a che
fare con il testo, ovvero con quella strofa finale, che in rima o in
assonanza, ripete sostanzialmente sempre lo stesso concetto: sebbene
il pellicano non abbia visto, sentito, annusato questo e quello, c'è
sempre qualcuno che da terra ha visto lui, sia una giubba rossa
canadese,
Ma la guardia con la giubba
rossa a quanto pare
vide il pellicano volare...
sia una bambina che dipinge
un quadro sul cavalletto
Ma una bambina che dipingeva
un quadro con il cielo tutto blu
vide il pellicano lassù.
Le cose che il pellicano non
vede sono una ghiotta occasione per i bambini di superarlo in
bravura.
Non credo ci si debba
stupire se questi giochi, il ritmo perfetto e cadenzato, le rime e il
continuo alludere a cose che si sentono/vedono/ascoltano abbia reso
questo libro, durante i suoi settantanni di vita, uno dei più amati
e letti da intere generazioni di bambini.
L'ulteriore ragione che lo
rende speciale è la sua qualità estetica.
Anche in questo caso non
credo che sfugga a nessuno che tanto le tavole a colori, quanto
quelle seppia, dedicate all'etologia dei pellicani, possano
considerarsi una vera esperienza estetica per i bambini e bambine che
lo hanno per le mani. Un po' come portarli in un museo a vedere dei
quadri 'modernisti'.
Lo stesso Leonard Weisgard
quando riceve la Caldecott, nel suo discorso di ringraziamento dice
testualmente:"I bambini non sono mai infastiditi dall'arte
contemporanea, come invece lo sono gli adulti" e prosegue
dicendo che i bambini "Vedono un'immagine con un intento e una
vivacità tangibili e talvolta con un umorismo incongruo che le
conferisce una nitidezza tale da renderla ancora più reale."
Ultima nota di merito del
libro sta nel fatto che, sebbene sia da considerarsi del tutto farina
uscita dal sacco di Weisgard, ciò nonostante lo scambio profondo con
la Wise Brown, fecondo fin da un decennio prima, quando i due si
incontrarono e si intesero così tanto, traspare.
Entrambi condividevano
l'interesse nel combinare l'estetica modernista con idee educative
progressiste. Ragione per cui per esempio lei lo volle come
illustratore dei Noisy Books. Ma questa è un'altra storia.
"Storicamente, è stato
il principale illustratore in America a introdurre lo spirito del
modernismo nell'arte del libro per bambini", afferma Leonard
Marcus, forse il più importante studioso di libri per bambini negli
Stati Uniti e curatore di "Magician of the Modern: The Art of
Leonard Weisgard ”presso l'Eric Carle Museum of Picture Book Art di
Amherst.
"La sua arte non era
moderna per il bene del moderno", dice Marcus e prosegue
affermando che "Weisgard si è servito di quel linguaggio
artistico per lui così 'naturale' per comunicare con i più piccoli
in un modo che fosse il migliore e il più profondo."
Quello che nella musica fece
Schönberg, in architettura Wright: delle assolute rivoluzioni
rispetto al passato. Sentendo forte l'influsso di correnti come il
tardo cubismo di Picasso o il surrealismo di Mirò, Weisgard lo fece
nell'ambito dell'illustrazione.
A lui il merito di aver
lasciato ai bambini e alla bambine quanto più spazio possibile per
l'immaginazione, di aver dato forma al loro modo di essere sempre in
movimento, protesi in avanti. Con il corpo e, soprattutto, con la
testa.
Carla
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