A ME STA BENE!
Le storie della storia del
pinguino, Christine Nöstlinger
(trad. Anna Patrucco Becchi)
La nuova frontiera 2021
NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)
"Le storie passano anche
attraverso le persone che ascoltano. Ciò che per loro non è
importante, viene tralasciato. Nel caso di Emanuel e di suo padre
verrà tralasciato quasi tutto: le offerte di lavoro, il barboncino,
l'aver freddo a Corfù e i caloriferi spenti. Rimarrà soltanto una
cosa: c'è un pinguino che nessuno vuole!"
E siccome il padre
di Emanuel sa che Emanuel ama i pinguini e siccome lui ama Emanuel...
Non gli resta che sospirare e sperare che sia la prozia Alexa a dire
che un pinguino in casa lei proprio non lo vuole. E siccome la prozia
Alexa è una signora anziana che ama Emanuel e, in linea di massima, il quieto vivere,
anche questa volta dirà la frase consueta: a me sta bene!
Così al pinguino,
che l'assistente zoologo Schestak non può più tenere in istituto
perché è stato licenziato, né tanto meno nella sua camera in
subaffitto dalla signora Siebenbürger, perché lei è troppo
freddolosa, non resta che andarsene in braccio a Emanuel verso la
casa accanto, dove troverà il freddo e l'affetto necessari per
crescere e diventare grande.
Gli ingredienti di
base per una storia interessante ci sono tutti: una difficoltà di
partenza, un animale esotico, un bambino un po' solo, una mamma che
non c'è, un padre affettuoso, un'anziana un po' originale,
un'antagonista all'acqua di rose e sullo sfondo un quartiere
tranquillo, e una scuola qualsiasi.
Come accade spesso,
a trasformare una storia interessante in qualcosa di più interviene
il guizzo di chi quegli ingredienti li compone ad arte.
Christine
Nöstlinger qui più che altrove è proprio sulla composizione che
lavora, ovvero sulla struttura narrativa che diventa così essa
stessa una protagonista a tutti gli effetti. Già solo le prime righe
e poi le prime pagine sono un 'gancio' irresistibile: Una volta ci
sarà un pinguino che non saprà di essere un pinguino. Accadrà tra
due o tre anni. A seguire, la Nöstlinger snocciola i nove (in
realtà sono sette) indizi che debbono contribuire a schiarire il
quadro d'insieme e che rappresentano la mappa di come orientarsi nel
corso della narrazione, senza doversi sorbire lunghe spiegazioni sul
perché e percome.
Si inizia così,
dritti dentro le cose che succedono, con un bel verbo al futuro, per
accendere la curiosità del lettore: Accadrà un giorno di
primavera, tiepido e sereno. Emanuel sarà con suo padre a fare
colazione. La prozia Alexa ha già fatto colazione prima, perché lei
si alza di buon'ora.
Per tutto il
racconto, solo di rado si incontrano approfondimenti psicologici sui
personaggi, li conosciamo molto meglio attraverso quello che dicono -
per la verità non moltissimo - o quello che fanno. Oppure a loro
viene dedicato un capitolo a sé che in qualche modo contribuisce a
dare loro spessore e a trovare il senso nelle cose che accadono;
tanto per citarne alcuni: Tutta la storia della prozia Alexa,
oppure La storia di Emanuel e dei ricordi. A questi si
aggiungono un paio di capitoletti 'funzionali' a chiarire l'arrivo
della gatta molto grassa e molto vecchia: una sorta di esilarante
cameo 'in crescendo' in un storia già bella buffa di suo. Tutto
questo contribuisce a spezzare una eventuale monotonia di contesto e
di ritmo del racconto, con consegeunte lieve e salutare spaesamento
da parte di chi legge, al solo scopo di tenerlo allegro e vigile.
In tutto questo
saltare di qua e di là, andare e venire dal futuro al passato anche
remoto, entrare e uscire dalla storia con il fine di condividerne la struttura, non debbono sfuggire una sequenza di piccole perle di
saggezza che la Nöstlinger dissemina lungo il cammino e che si
distinguono dal resto perché il tono con cui vengono scritte, ma
sarebbe più corretto usare dette, perché davvero sembra di sentire
una voce bassa fuoricampo che pronuncia cose del tipo: ma quando
le storie vengono raccontate passano per le persone che le
raccontano... oppure la già citata Le storie passano anche
attraverso le persone che ascoltano, oppure un lavoro ben fatto fa sorridere...
oppure ancora le persone tristi non concludono niente. Si percepisce
davvero come la voce di un amico che ti vuole svelare, e solo a te,
qualcosa di importante.
Confortevole sensazione.
Come se non
bastasse, la Nöstlinger che per un centinaio di pagine ci ha tenuti
legati a una storia che richiede una buona dose di 'sospensione dell'incredulità', decide di offrire ai suoi lettori ben tre finali
differenti, ancora una volta creando un gancio relazionale forte fra
chi scrive e chi legge, come a dire: "mi fido di te, per
chiudere la storia, scegli quello che più ti convince!"
A onor del merito,
sebbene tutto questo piacevole e intelligente lavorio per tenere
attaccato alla pagina il proprio lettore sia frutto di un modo di
scrivere che era di gran moda intorno agli anni Ottanta (Le storie
della storia del pinguino risale al 1978), tuttavia la vicenda
dell'arrivo del pinguino a casa dei Bierbauer è anche un pretesto
per andare a guardare più in profondità un bel po' di cose
sull'amore e le sue declinazioni. D'altronde è la Nöstlinger a scrivere, non uno
qualsiasi.
Evviva!
Carla
Noterella al
margine: Di questo libro esiste un'edizione tedesca di Beltz&Gelberg
con copertina di Axel Scheffler che già da sola...
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