mercoledì 1 settembre 2021

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)

FRA TAUTOGRAMMI E ANAGRAMMI


Costruire storie, di necessità brevi, utilizzando i giochi linguistici non è affatto semplice, soprattutto col vincolo di produrre non solo storie dotate di senso ma anche divertenti.
Lo fa Margaret Atwood con una raccolta intitolata ‘Tric Trac Trio’, pubblicata in questi giorni da Salani: si tratta di tre racconti, dedicati ciascuno a un personaggio, e a una lettera diversa. L’espediente linguistico, infatti, è proprio il tautogramma, in cui la maggior parte delle parole di una frase, in questo caso di un intero racconto, inizia con una determinata lettera, come si capisce già dai titoli: ‘Marbella la simpatica monella’, ‘Il bizzarro Bob e la derelitta Dorinda’ , ‘Il rude ramingo e i ravanelli ringhiosi’, scritti, rispettivamente nel 2011, 2004 e 2003. Nel 2017 sono starti raccolti in un unico volume, con le illustrazioni di Dušan Petricic.
‘Marbella era una magra monella con una chioma voluminosa e malinconici occhi marroni. Un malaugurato martedì o mercoledì, quand’era una minuscola marmocchia, un mulinante e micidiale vento di maestrale aveva menato mille miglia lontano, per una maligna malia, i suoi magnanimi e meritevoli genitori, la mamma modista e il mite papà macellaio.’
Da questo incipit ben si capisce quale sia l’andazzo, fra situazioni grottesche e infinite assonanze : la piccola Marbella finisce nelle grinfie di un mago travestito da lavandaia e riesce ad averne la meglio grazie all’aiuto di una marmotta.
Ritmo velocissimo, parole che si susseguono incalzanti, avventure e disavventure dei diversi protagonisti, uno schema narrativo semplice che punta dritto al divertimento del lettore e della lettrice, sono tutti ingredienti che rendono questa lettura piacevole soprattutto con la lettura ad alta voce, direi quasi obbligata: si può molto giocare con il ritmo con cui si susseguono le parole e con la ripetizione delle lettere, indugiando magari sulle parole più inconsuete. Giocare con le parole, qualunque sia l’artificio linguistico utilizzato, è sempre divertente e fonte di grandi scoperte sui suoni e sui significati delle parole.
 

Grandissimo lavoro quello delle due traduttrici, Ilva Tron e Dida Paggi, quest’ultima autrice, insieme a Manuela Barranu, anche della traduzione dell’ultimo capolavoro di Roald Dahl, ‘Il Vicario, cari voi’. Dahl lo aveva scritto a sostegno di un’associazione dedicata allo studio della dislessia e aveva interpretato il compito, come sempre assecondato dalle illustrazioni di Quentin Blake, a suo modo.
In questa esilarante storia un vicario, ricevuto un importante incarico, si trova a non essere più capace di parlare correttamente, invertendo le lettere delle parole con risultati che si possono immaginare. Nel lavoro di traduzione, proprio per le caratteristiche della lingua italiana che non ha molte parole bifronti, le parole sono state anagrammate, ma il risultato non ha certo perso di efficacia, come già si evince dal titolo. Il povero vicario, fino a quando non riesce a sbrogliare la sua mente un po’ confusa, imbastisce sermoni e conversazioni con parole che ne cambiano il senso, provocando lo sconcerto dei suoi compassati fedeli.
Anche in questo caso, la lettura ad alta voce è consigliata, proprio per sottolineare quei giochi di parole che potrebbero sfuggire ad un lettore inesperto.
Letture come queste, da condividere in allegria a partire dai sette anni, possono essere un buon viatico per la ripresa dell’anno scolastico, che ci auguriamo meno complicato dei precedenti.
 
Eleonora


“Tric trac trio”, M. Atwood, salani 2021
“Il Vicario, cari voi”, R. Dahl, Salani 2007




 

Nessun commento:

Posta un commento