FRA TAUTOGRAMMI E ANAGRAMMI
Costruire storie, di necessità brevi,
utilizzando i giochi linguistici non è affatto semplice, soprattutto
col vincolo di produrre non solo storie dotate di senso ma anche
divertenti.
Lo fa Margaret Atwood con una raccolta
intitolata ‘Tric Trac Trio’, pubblicata in questi giorni da
Salani: si tratta di tre racconti, dedicati ciascuno a un
personaggio, e a una lettera diversa. L’espediente linguistico,
infatti, è proprio il tautogramma, in cui la maggior parte delle
parole di una frase, in questo caso di un intero racconto, inizia con
una determinata lettera, come si capisce già dai titoli: ‘Marbella
la simpatica monella’, ‘Il bizzarro Bob e la derelitta Dorinda’
, ‘Il rude ramingo e i ravanelli ringhiosi’, scritti,
rispettivamente nel 2011, 2004 e 2003. Nel 2017 sono starti raccolti
in un unico volume, con le illustrazioni di Dušan Petricic.
‘Marbella era una magra monella con
una chioma voluminosa e malinconici occhi marroni. Un malaugurato
martedì o mercoledì, quand’era una minuscola marmocchia, un
mulinante e micidiale vento di maestrale aveva menato mille miglia
lontano, per una maligna malia, i suoi magnanimi e meritevoli
genitori, la mamma modista e il mite papà macellaio.’
Da questo incipit ben si capisce quale
sia l’andazzo, fra situazioni grottesche e infinite assonanze : la
piccola Marbella finisce nelle grinfie di un mago travestito da
lavandaia e riesce ad averne la meglio grazie all’aiuto di una
marmotta.
Ritmo velocissimo, parole che si
susseguono incalzanti, avventure e disavventure dei diversi
protagonisti, uno schema narrativo semplice che punta dritto al
divertimento del lettore e della lettrice, sono tutti ingredienti che
rendono questa lettura piacevole soprattutto con la lettura ad alta
voce, direi quasi obbligata: si può molto giocare con il ritmo con
cui si susseguono le parole e con la ripetizione delle lettere,
indugiando magari sulle parole più inconsuete. Giocare con le
parole, qualunque sia l’artificio linguistico utilizzato, è sempre
divertente e fonte di grandi scoperte sui suoni e sui significati
delle parole.
Grandissimo lavoro quello delle due
traduttrici, Ilva Tron e Dida Paggi, quest’ultima autrice, insieme
a Manuela Barranu, anche della traduzione dell’ultimo capolavoro di
Roald Dahl, ‘Il Vicario, cari voi’. Dahl lo aveva scritto a
sostegno di un’associazione dedicata allo studio della dislessia e
aveva interpretato il compito, come sempre assecondato dalle
illustrazioni di Quentin Blake, a suo modo.
In questa esilarante storia un
vicario, ricevuto un importante incarico, si trova a non essere più
capace di parlare correttamente, invertendo le lettere delle parole
con risultati che si possono immaginare. Nel lavoro di traduzione,
proprio per le caratteristiche della lingua italiana che non ha molte
parole bifronti, le parole sono state anagrammate, ma il risultato
non ha certo perso di efficacia, come già si evince dal titolo. Il
povero vicario, fino a quando non riesce a sbrogliare la sua mente un
po’ confusa, imbastisce sermoni e conversazioni con parole che ne
cambiano il senso, provocando lo sconcerto dei suoi compassati
fedeli.
Anche in questo caso, la lettura ad
alta voce è consigliata, proprio per sottolineare quei giochi di
parole che potrebbero sfuggire ad un lettore inesperto.
Letture come queste, da condividere in
allegria a partire dai sette anni, possono essere un buon viatico per
la ripresa dell’anno scolastico, che ci auguriamo meno complicato
dei precedenti.
Eleonora
“Tric trac trio”, M. Atwood, salani
2021
“Il Vicario, cari voi”, R. Dahl,
Salani 2007
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