"DI DOMAN NON C'È CERTEZZA" (parte 1)
The Rock from the
Sky, Jon Klassen
Candlewick Press, 2021
ILLUSTRATI
"1. The Rock
I like standing in
this spot. It is my favorite spot to stand.
I don't ever want to
stand anywhere else.
...
Hello.
Hello.
What are you doing?
I'm standing in my
favourite spot. Come. Stand in it with me.
OK.
What do you think of
my spot?
Actually
I have a bad feeling about it.
A bad feeling?
Yes."
Esterno. Landa piatta e
deserta o quasi. Una tartaruga con il cappello è in piedi davanti a
un fiorellino: quello è il suo posto preferito dove stare. Arriva un
altro animale, una talpa o un armadillo?, che decide di passare del
tempo con lei in quel medesimo punto. Ma mentre la tartaruga lo trova
molto gradevole, al contrario la talpa/armadillo si sente a disagio...
Come se
ci fosse qualcosa di incombente e imminente sopra di loro. Ed
effettivamente c'è. La talpa/armadillo si sposta più in là, vicino a uno
stelo di tre foglie per sentirsi meglio. La tartaruga gli chiede se
lì si sente più a suo agio, ma per la distanza la talpa/armadillo non sente
bene ciò che la tartaruga le ha chiesto, quindi torna vicino a lei,
al fiorellino, rispondendo che lì accanto a lei si sente ancora
peggio di prima e le consiglia di seguirla all'altro punto, quello
con le tre foglie. La tartaruga rimane al suo posto, mentre la talpa/armadillo tornata al suo, vede arrivare un serpente. Lo invita a stare un po'
lì. A quel punto la tartaruga apostrofa entrambi a gran voce,
sostenendo che il suo posto è più bello del loro, ma - come già
prima - la distanza si mangia le sue parole, così lei si avvicina
per farsi capire. E nell'esatto istante in cui arriva al punto
preferito della talpa/armadillo e del serpente e pronuncia la frase che non
erano riusciti a sentire - il mio è più bello del vostro - sul
fiorellino, ovvero nel punto preferito della tartaruga, atterra dallo
spazio la grande roccia, conficcandosi nel terreno.
Così finisce il
racconto 1 di questo libro di quasi 100 pagine che ne contiene altri
4: The Fall, la caduta; The Future, il futuro; The Sunset, il
tramonto; No More Room, Non c'è più spazio.
Gli interpreti parlanti
non cambiano, mentre lo scenario muta, seppure solo in sogno, con il
passare del tempo.
Conosciamo così una
tartaruga depressa, lievemente bugiarda, fifona, un bel po' sorda,
caparbia, invidiosa e anche un po' gelosa. Conosciamo una talpa (o
armadillo) sensitiva, accogliente, lievemente romantica e visionaria
e molto centrata. E un serpente silenzioso, come solo i serpenti
sanno essere. Il fatto che il serpente sia muto, così lo spiega
Klassen, dipende dal fatto che lui ha molta paura dei serpenti e
quindi preferisce non dar loro il diritto di parola.
Nei successivi
racconti, come sempre accade nei libri di Jon Klassen, ci sono intere
visioni del mondo che li attraversano. Ci sono le fragilità e le
insicurezze di alcuni, di quella tartaruga che ruzzola giù dal
sassone e se ne vergogna, di quella tartaruga che si terrorizza anche
solo sognando, cui si contrappongono le stabilità e le sicurezze di
altri, di quella talpa/armadillo che ama godersi la fine dei tramonti, con
tutto quello che possono significare... di quella talpa/armadillo che sa
schiacciare serenamente un pisolino in compagnia...
E -immancabili- ci
sono i cappelli e le bugie. In tal senso si potrebbe pensare che
quella tartaruga con il cappello sia una vecchia conoscenza, per
averla vista mentire a un amico per arrivare all'unico cappello in
palio.
La presenza dei
cappelli, è lo stesso Klassen a raccontarlo, è un suo modo per dire
che quegli animali stanno indossando i loro abiti di scena: stanno
recitando la loro parte (se così è, il riferimento al Beckett di
Aspettando Godot, assume ancora più senso). Non a caso,
l'unico a non avere il cappello è l'alieno, perché è l'unica
presenza che non deve far sorridere o indurre tenerezza. Lui che irrompe nella storia-messa in scena-sogno per scombussolare, per fare paura. Quindi meno caratterizzazioni ha, meglio è per l'economia della storia.
Ma a parte questo ci
sono dei legami forti con il suo ultimo libro: Toh! Un cappello!
dove già era comparso un tramonto che non si era limitato a fare
da sfondo, ma era diventato espressione di una sequenza di stati
d'animo.
Con quel libro, The
Rock from the Sky e in particolare con il racconto The Sunset,
condivide un'atmosfera, ma anche una profondità di senso che nei
primi due libri, seppur geniali, non si era ancora vista. Lì come
qui tutto si muove intorno alle sfumature emotive che hanno un
preciso riscontro anche a livello iconografico. Ma su questo sarà
meglio tornarci in seguito.
E forse con esso
condivide anche l'interpolazione tra sogno e realtà che, per
esempio, è la spina dorsale del racconto The Future.
Questione ironia. Il
libro, se ne dirà dopo, fa molto pensare, ma fa anche molto ridere,
come è stato in tutti i libri siglati Klassen.
Sebbene non si possa
facilmente valutare se The Sunset sia il racconto che fa più
ridere i lettori più piccoli, di certo è quello che - per la
sottigliezza dell'ironia - mette un sorriso sulla faccia degli
adulti, Klassen in testa.
Lasciatemi dire che il
finale che si tronca con un sospiro inevitabile è un piccolo
capolavoro.
Potrei affermare con
una certa sicurezza che le risate dei bambini arrivino invece là
dove è la comicità a irrompere: a ogni caduta - The Rock e
No more Room dove è
una pietra a precipitare e
The Fall, dove è una tartaruga
a ruzzolare.
Naturalmente anche il via vai dell'alieno sarà per loro
irresistibile.
Attenzione però, come
sempre accade nei libri di Klassen, dopo le risate, arriva il
pensiero. E qui accade, se possibile, ancora più che in precedenza.
[continua]
Nessun commento:
Posta un commento