lunedì 30 agosto 2021

OLTRE IL CONFINE (libri esteri)

"DI DOMAN NON C'È CERTEZZA" (parte 1)
 
The Rock from the Sky, Jon Klassen
Candlewick Press, 2021


ILLUSTRATI
 
"1. The Rock
I like standing in this spot. It is my favorite spot to stand.
I don't ever want to stand anywhere else.
...
Hello.
Hello. What are you doing?
I'm standing in my favourite spot. Come. Stand in it with me.
OK.
What do you think of my spot?
Actually I have a bad feeling about it.
A bad feeling?
Yes."
 
Esterno. Landa piatta e deserta o quasi. Una tartaruga con il cappello è in piedi davanti a un fiorellino: quello è il suo posto preferito dove stare. Arriva un altro animale, una talpa o un armadillo?, che decide di passare del tempo con lei in quel medesimo punto. Ma mentre la tartaruga lo trova molto gradevole, al contrario la talpa/armadillo si sente a disagio... 
 

Come se ci fosse qualcosa di incombente e imminente sopra di loro. Ed effettivamente c'è. La talpa/armadillo si sposta più in là, vicino a uno stelo di tre foglie per sentirsi meglio. La tartaruga gli chiede se lì si sente più a suo agio, ma per la distanza la talpa/armadillo non sente bene ciò che la tartaruga le ha chiesto, quindi torna vicino a lei, al fiorellino, rispondendo che lì accanto a lei si sente ancora peggio di prima e le consiglia di seguirla all'altro punto, quello con le tre foglie. La tartaruga rimane al suo posto, mentre la talpa/armadillo tornata al suo, vede arrivare un serpente. Lo invita a stare un po' lì. A quel punto la tartaruga apostrofa entrambi a gran voce, sostenendo che il suo posto è più bello del loro, ma - come già prima - la distanza si mangia le sue parole, così lei si avvicina per farsi capire. E nell'esatto istante in cui arriva al punto preferito della talpa/armadillo e del serpente e pronuncia la frase che non erano riusciti a sentire - il mio è più bello del vostro - sul fiorellino, ovvero nel punto preferito della tartaruga, atterra dallo spazio la grande roccia, conficcandosi nel terreno.


Così finisce il racconto 1 di questo libro di quasi 100 pagine che ne contiene altri 4: The Fall, la caduta; The Future, il futuro; The Sunset, il tramonto; No More Room, Non c'è più spazio.
Gli interpreti parlanti non cambiano, mentre lo scenario muta, seppure solo in sogno, con il passare del tempo.
Conosciamo così una tartaruga depressa, lievemente bugiarda, fifona, un bel po' sorda, caparbia, invidiosa e anche un po' gelosa. Conosciamo una talpa (o armadillo) sensitiva, accogliente, lievemente romantica e visionaria e molto centrata. E un serpente silenzioso, come solo i serpenti sanno essere. Il fatto che il serpente sia muto, così lo spiega Klassen, dipende dal fatto che lui ha molta paura dei serpenti e quindi preferisce non dar loro il diritto di parola.
 

Nei successivi racconti, come sempre accade nei libri di Jon Klassen, ci sono intere visioni del mondo che li attraversano. Ci sono le fragilità e le insicurezze di alcuni, di quella tartaruga che ruzzola giù dal sassone e se ne vergogna, di quella tartaruga che si terrorizza anche solo sognando, cui si contrappongono le stabilità e le sicurezze di altri, di quella talpa/armadillo che ama godersi la fine dei tramonti, con tutto quello che possono significare... di quella talpa/armadillo che sa schiacciare serenamente un pisolino in compagnia... 
 


E -immancabili- ci sono i cappelli e le bugie. In tal senso si potrebbe pensare che quella tartaruga con il cappello sia una vecchia conoscenza, per averla vista mentire a un amico per arrivare all'unico cappello in palio.
La presenza dei cappelli, è lo stesso Klassen a raccontarlo, è un suo modo per dire che quegli animali stanno indossando i loro abiti di scena: stanno recitando la loro parte (se così è, il riferimento al Beckett di Aspettando Godot, assume ancora più senso). Non a caso, l'unico a non avere il cappello è l'alieno, perché è l'unica presenza che non deve far sorridere o indurre tenerezza. Lui che irrompe nella storia-messa in scena-sogno per scombussolare, per fare paura. Quindi meno caratterizzazioni ha, meglio è  per l'economia della storia.
 


Ma a parte questo ci sono dei legami forti con il suo ultimo libro: Toh! Un cappello! dove già era comparso un tramonto che non si era limitato a fare da sfondo, ma era diventato espressione di una sequenza di stati d'animo.
Con quel libro, The Rock from the Sky e in particolare con il racconto The Sunset, condivide un'atmosfera, ma anche una profondità di senso che nei primi due libri, seppur geniali, non si era ancora vista. Lì come qui tutto si muove intorno alle sfumature emotive che hanno un preciso riscontro anche a livello iconografico. Ma su questo sarà meglio tornarci in seguito.
E forse con esso condivide anche l'interpolazione tra sogno e realtà che, per esempio, è la spina dorsale del racconto The Future.
Questione ironia. Il libro, se ne dirà dopo, fa molto pensare, ma fa anche molto ridere, come è stato in tutti i libri siglati Klassen.
Sebbene non si possa facilmente valutare se The Sunset sia il racconto che fa più ridere i lettori più piccoli, di certo è quello che - per la sottigliezza dell'ironia - mette un sorriso sulla faccia degli adulti, Klassen in testa. 
 

 
Lasciatemi dire che il finale che si tronca con un sospiro inevitabile è un piccolo capolavoro.
Potrei affermare con una certa sicurezza che le risate dei bambini arrivino invece là dove è la comicità a irrompere: a ogni caduta - The Rock e No more Room dove è una pietra a precipitare e The Fall, dove è una tartaruga a ruzzolare. Naturalmente anche il via vai dell'alieno sarà per loro irresistibile.
Attenzione però, come sempre accade nei libri di Klassen, dopo le risate, arriva il pensiero. E qui accade, se possibile, ancora più che in precedenza. [continua]




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