mercoledì 5 gennaio 2022

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

LA SCIMMIA E BECKETT

La scimmia che si era persa, Luca Tortolini, Simone Rea 
Il castoro, 2021 

ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni) 

"C'era una volta una scimmia che si era persa. Non si sapeva bene dove. Non si sapeva bene neanche come. Era una scimmia che si era persa. E bisognava assolutamente ritrovarla. Allora andarono a cercarla. Ma ovunque andassero la scimmia non c'era." 

L'urgenza di ritrovare la scimmia che si era persa era anche dettata dal fatto che proprio quella sera avrebbe avuto luogo IL GRANDE SPETTACOLO DELLA SCIMMIA, e senza di lei, sarebbe stato un bel guaio. C'erano già un sacco di biglietti venduti e così si sparse ancora di più la voce della sua scomparsa e tutti, ma proprio tutti, si misero in cerca. 
All'ora di inizio, il teatro era gremito, ma della scimmia nessuna traccia. Davanti al pubblico spazientito una voce annunciò che lo spettacolo non avrebbe avuto luogo perché la scimmia non c'era. 


Tutti, tranne una bimbetta paziente, se ne andarono molto seccati, oppure delusi, qualcuno era triste, per l'accaduto. Di lì a poco la scimmia però comparve sul palco del teatro vuoto, a parte la bimbetta sulla sedia in fondo. Per lei fece un bellissimo spettacolo, forse il migliore e lei applaudì felicissima, ma chiese anche alla scimmia di ripetere il giorno dopo lo stesso spettacolo perché lei ci avrebbe portato un suo amico a vederlo. 
La scimmia promise. 
All'indomani, all'ora esatta dello spettacolo, il teatro era di nuovo gremito, c'erano anche la bimbetta e il suo amico, ma della scimmia nessuna traccia. Ma una volta uscito il pubblico furibondo, solo due spettatori, anzi tre, si godettero la meraviglia, che - è cosa nota - solo pochi sanno vederla. 

E a proposito di meraviglia.
Una delle meraviglie che gli albi illustrati possono generare sta nella relazione che tiene insieme le parole e le immagini. Nella quasi infinita gamma di rapporto tra i due sistemi comunicativi si misura la differenza tra un albo e un libro con le figure, ossia quel particolare tipo di libro in cui le immagini si limitano a essere pure e semplici traduzioni visive della lingua testuale. 
La meraviglia, in questo caso, è quasi del tutto circoscritta alla qualità del disegno. Il che non è poco, ma attiene quasi esclusivamente all'estetica. E con certezza gerarchizza i due codici espressivi. 
Quando invece la lingua testuale ha la capacità di dire, o meglio, di non dire, il disegno si insinua e poi si espande e si gonfia a saturare tutto lo spazio che le parole non occupano. 
Per fare in modo che questo accada, quando sono due i progetti creativi distinti che collaborano su un unico libro, da una parte chi scrive il testo e dall'altra chi lo illustra, è necessaria una certa dimestichezza con il rispetto dello spazio altrui e la generosità. In altre parole, chi scrive deve saper creare un ambiente, quella che Shaun Tan in altri contesti chiama 'architettura leggera', e anche saper tacere al momento opportuno, facendo esercizio di modestia. Mentre chi disegna deve saper riconoscere quell'atmosfera data e accomodarcisi: un po' come andare a una festa con un abito adatto, senza perdere la propria identità.


L'ambiente che Tortolini crea è quello di una attesa quasi senza esito e di un sotteso senso dell'assurdo. Rispetto alla regola Beckettiana, qui la scimmia-Godot arriva, ma l'atmosfera della commedia dell'assurdo resiste imperterrita, in quel continuo cercare senza cercare e quindi anche senza voler trovare. 
Simone Rea, in questa atmosfera, ci si accomoda felicemente a tal punto da disegnare la scimmia anche nelle pagine in cui tutti la stanno cercando, senza vederla. 


L'architettura leggera di Luca Tortolini è insita nel grande mistero che attraversa tutta la storia e nella grande domanda finale. Ma non solo e ci torniamo subito. 
Emerge anche nel grande silenzio del testo circa i personaggi della storia: gli unici definiti sono la scimmia e la bambina (e il suo amico), su cui Simone Rea non ha alternative, a parte quella di antropomorfizzare il primate, mettergli infradito e maglioni a collo alto. Il resto del pubblico - e non si tratta di poca cosa - è principalmente nella testa di Simone Rea che costruisce un altro dei suoi bestiari magnifici (qui a matita) e lo fa agire in un contesto botanico degno di nota e che a me personalmente ricorda l'amatissima natura 'disegnata a memoria' della Crowther. 


All'illustratore è data carta bianca sulla costruzione delle tavole, singole o su doppia pagina, a lui la scelta dei colori e delle loro dominanze che, trattandosi di Rea, costituiscono un codice espressivo ulteriore. 


Luca Tortolini mette sulla pagina il grande mistero di questa attesa per qualcuno che non c'è perché si è perso, e Simone Rea ne approfitta e la declina a suo modo, facendoci capire che la scimmia non sembra particolarmente sperduta, quanto piuttosto consapevole di andarsene in vacanza. E non da sola. Quindi Simone Rea introduce qualcun altro su cui Luca Tortolini non aveva speso nemmeno un rigo. E questo gli permette di espandere la storia in una direzione inaspettata, forse anche per Tortolini stesso. Ed ecco la meraviglia. 
E ancora. Il regalo che il testo fa a tutti i lettori e all'illustratore, primo fra tutti i lettori: la grande domanda finale. 
Generosi sono i libri che finiscono con un quesito o con un immaginifico chissà. E bravo è quell'illustratore che in questa atmosfera di incertezza si accomoda, dando una sua personalissima risposta che ha il pregio da un lato di rimettere tutto in ordine, ossia di rassicurare gli animi di tutti coloro che sanno che le promesse vanno mantenute, ma nello stesso tempo dall'altro accende la meraviglia con luminose presenze che sconfinano nell'ombra e nel mistero di un bosco. 


Una buona storia non si deve fermare. 

 Carla

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