Undicesimo comandamento, Davide Calì, Tommaso Carozzi
Kite Edizioni 2022
ILLUSTRATI
"Non sfidare la natura"
Nei cieli di una metropoli, tra i grattacieli si fa largo, fluttuante nell'aria fumosa, il muso di una balena. La sua grande ombra si riflette al suolo su un tappeto di macchine intasate nel traffico. La gente per strada alza gli occhi al cielo, per questa oscurità improvvisa e inaspettata. Quello che i loro occhi vedono ha dell'incredibile: decine di grandi cetacei silenziosissimi attraversano il cielo, nuotano nell'aria, sgusciando tra i palazzi. Arrivano rasente i tetti delle auto, dalle finestre degli uffici li si possono guardare in quei loro occhietti sempre troppo piccoli.
Un bambino dal finestrino della sua macchina le guarda affascinato. E al principio sono proprio queste le due emozioni che si diffondono tra la gente per strada con in mano il proprio cellulare per fotografare: meraviglia e terrore. Con lo scorrere del tempo, la notizia delle balene nel cielo di Melville, città dell'Australia, finisce sugli schermi delle televisioni. Allora non si tratta di un sogno collettivo - se lo dice anche la tv, deve essere vero!
Onore al merito, il generale a capo delle operazioni ha la sua medaglia e Melville parrebbe in salvo. Parrebbe...
Quando si concepiscono storie di questo genere, di portata così archetipica e allo stesso visionaria, in qualche modo distopica, e lo si fa in assoluta assenza di parole guida (a parte il titolo e le quattro parole della quarta di copertina, che ci portano in una direzione precisa) si offre al lettore una occasione ghiotta per costruire subito una rete di riferimenti e per darne una propria e personale lettura.
L'intento dal tono biblico di Calì, alias Cornelius per l'edizione francese, sembra dichiarato e ha a che fare con il rapporto malato tra uomo e natura.
I termini, in qualche modo la lingua utilizzata, in cui la questione viene posta suonano perentori: come lo sono i comandamenti, legge fondante per il Cristianesimo. In qualche modo si sfiora l'apocalisse.
Il nocciolo della questione, ossia l'approccio violento e rapace che l'umanità dimostra di avere nei confronti del pianeta su cui vive, è un tema molto caro a Davide Calì che da tempo crea occasioni, e quindi concepisce e racconta storie, mosso evidentemente dall'urgenza di porre la questione nelle mani e nelle orecchie di chi ha il merito di volerle ascoltare.
Lo ha fatto per esempio, anche in una chiave decisamente più ironica di questo Undicesimo comandamento, con L'isola delle ombre. Mi piacerebbe non considerare una coincidenza il fatto che i riferimenti all'Australia, nella città di Melville, siano tanto in quel libro, quanto in questo. Molto più certa è, invece, la sua profonda riflessione sull'impatto dell'uomo nei confronti della natura, in particolare il mondo animale, riflessione maturata, è lui a raccontarlo, tornato da un lungo soggiorno in l'Australia qualche anno fa.
Intorno a tutto questo non si può non cogliere il piacere e la volontà di avere uno sguardo visionario, che sposta tutto su un registro 'letterario' che ne smussa le inevitabili asperità e il rischio di diventare didascalico e troppo prescrittivo.
La scelta di raccontare questa storia senza parole, come si diceva, lascia aperta la porta a tutta una serie di fecondi ragionamenti, ognuno con radici e riferimenti diversi.
Primo fra tutti, spicca quello di Tommaso Carozzi, che qui giganteggia (oltre a molto altro, per tecnica, per capacità di restituire la luce, per sensibilità nei tagli prospettici e nella composizione) al suo primo albo.
A parte il dichiarato intento di connettersi a doppio filo con Herman Melville e il suo Moby Dick, citato qui e lì, nei balenieri come nei cingolati, c'è chi ha colto affinità con la storia per eccellenza del kolossal americano, King Kong del 1933; si può vedere un omaggio all'America di Hopper, al Surrealismo degli oggetti in volo di Magritte, oppure cogliere legami con l'immaginario di David Wiesner, nel concepire un attacco silenzioso quanto incredibile, dal cielo a una umanità che resta, almeno in un primo momento, inebetita. Per non parlare del finale...
Si ispira anche a certa letteratura di fantascienza, fino a diventare profetico nei confronti del soggetto del film Don't look up! : in fondo il grido d'allarme, l'atmosfera di stupore misto a terrore, e il tipo di reazione messa in campo per risolvere il problema non sembrano tra loro molto distanti.
Ma questo voluto silenzio, al pari di quel tipo di bianco e nero dato dalla grafite, porta con sé anche molto altro.
In primo luogo riflette la condizione umana nei confronti della natura. Lo dice molto chiaramente Davide Calì, affermando che la natura non usa parole per esprimersi e per colpirci.
Inoltre il silenzio e il volo (l'alternanza di visione dall'alto e dal basso), in questo libro, non fanno che sottolineare la potenza di quei cetacei in aria e la pochezza delle prime razioni scomposte degli uomini, minuscoli al suolo.
Fino a un preciso momento, ossia a quello della reazione violenta e prevaricatrice che, almeno temporaneamente, fa pensare a una vittoria schiacciante dell'uomo.
Le balene, enormi ma di fatto inermi, planano morbide nei loro profili, sulla città senza evidenti intenti bellicosi, ma immediatamente accendono nell'immaginario delle persone che disegna Carozzi e in noi che le vediamo, finita l'incredulità, lo stesso terrore negli occhi che dovettero generare i bombardieri in guerra o quei due aerei di linea che sono entrati, in una bella giornata di sole, dentro un paio di grattacieli di New York.
Libri così ben concepiti e realizzati sono necessari.
Carla
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