IL NOCCIOLO DI VERITA'
Sinnos 2022
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)
"Un giorno, sono andato nel bosco per raccogliere un po’ di aglio orsino.
Ci facciamo il pesto ed è super buono! Non so perché si chiami aglio orsino, visto che qui non ci sono orsi. Avevo quasi finito di riempire il mio cestino quando ho sentito uno strano canto. E saltava da un albero all’altro.
Veniva dall’alto e faceva più o meno così: cucù, cucù, cucù.
Allora ho alzato la testa e l’ho visto!"
Sono partiti in tre, due adulti e un bambino, per andare a raccogliere l'aglio ursino, che si chiama così perché gli orsi usciti dal letargo amano cibarsene. Siamo in primavera, lui fiorisce e l'orso si risveglia e con il suo naso lo scova per farne scorpacciate per purificarsi lo stomaco dopo il lungo periodo di digiuno.
Anche se lì di orsi non ce ne sono, il nome di questo agli selvatico e molto aromatico non cambia. Ma quando si va nel bosco per raccogliere qualcosa e quindi si cammina tutti concentrati con lo sguardo a terra, può sfuggire quello che succede in alto, tra le chiome degli alberi. Può sfuggire ai grandi, ma a quel bambino no. Riconosce quel verso e allora, alzando lo sguardo lo vede, anche se solo per un attimo.
Vede dove abita e capisce quanto sia piccolo e quanto la sua proverbiale timidezza lo aiuti a tenersi lontano dagli sguardi indiscreti che potrebbero turbare la sua pace e la sua intimità...
Questa è solo una delle storie della primavera.
Per ciascuna stagione, tre diverse storie, con personaggi ogni volta differenti, in epoche tra loro anche lontane, per raccontare le cose che possono succedere, anzi che sono successe, in un bosco. Ma anche per ragionare sul rapporto che esiste tra noi e un luogo che è contemporaneamente tante cose: l'habitat delle fiabe, ma anche delle linci, il luogo di lavoro di un taglialegna, la riserva per il legnatico di chi abita ai margini della foresta.
Attraverso una dozzina di racconti diversi, che Charline Collette ha raccolto nel tempo, si gironzola intorno alla zona che lo delimita, per poter essere testimoni degli sconfinamenti, o ci si addentra per appropriarsi di parti rilevanti, altro che quattro foglie di aglio ursino o due ceste di finferli (non sono trombette di morto!), interi appezzamenti di alberi che vengono tagliati, che nel migliore dei casi diventano zone di rimboschimento. Il bosco come luogo di scoperta: una grotta trovata con gli amici durante l'infanzia con stalagmiti e stalattiti e famiglie di pipistrelli, che disperatamente, a distanza di molti anni, una nonna cerca di ritrovare per farla vedere al proprio nipotino... Forse anche le grotte scoperte nell'infanzia, solo a essa appartengono. Quando si diventa grandi, il bosco e i suoi misteri diventano un'altra cosa.
Nel bosco è un libro che contiene buoni disegni, alcuni faticano a uscirti dalla memoria; contiene buone storie, forse per il loro nocciolo di verità; è piacevole anche il ritmo con cui sono raccontate; e soprattutto si dimostrano lontane da ogni retorica e leziosità: anche su chi detesta la caccia, esercita un certo fascino vedere cacciatori che vanno e vengono attraverso l'erba alta, esattamente come capita nella vita vera.
In queste storie, in questa loro veste che ricorda il fumetto, nel loro essere così diverse, anche nelle voci che le narrano, prende spessore la complessità del rapporto che tiene insieme l'umanità e la natura dentro cui abita.
Emblematico, forse uno dei più belli tra la dozzina, è il racconto dedicato agli occhi della lince. Nell'incontro notturno e inaspettato tra due ragazze in macchina e una lince abitante del bosco si può vedere 'in trasparenza' la linea di confine che esiste tra 'la civiltà' e la natura, un confine che noi nella nostra prevaricante posizione valichiamo facendo spesso invasione di campo.
Ma la vera forza, sembra voler dimostrare Charline Collette, non è quella dell'uomo, ma è quella che illumina gli occhi di quella lince, che -nascosta- non smette di tenerci d'occhio.
C'è da augurarsi che ogni bambino abbia provato almeno una volta quella sensazione di stupore, misto a rispetto e timore, che si prova appunto nel momento in cui i nostri occhi 'vedono' la natura per quello che è: per esempio gli incontri notturni con volpi o cinghiali, o caprioli che rimangono abbagliati dai fari della macchina su cui si viaggia, oppure quelli che si possono fare camminando in silenzio attraverso una radura o in un bosco, nell'incrociare un animale selvatico che, per curiosità o per essere sopravento, non si sottrae al nostro sguardo.
Sono incontri 'rubati' - furtivi, che però si stampano nella memoria perché sono rari, se non unici.
Quello stesso sguardo che riempie gli occhi, quando si scollina da una duna e dall'altra c'è solo il mare. Ecco, è quella roba lì.
Come diceva il grande Charlie Brown, in piedi con il nado all'insù , guardando un cielo stellato: "l'universo mi schiaccia sempre un po'..."
Carla
Nessun commento:
Posta un commento