mercoledì 14 settembre 2022

FAMMI UNA DOMANDA!

UNA ROSA È UNA ROSA

Ogni tanto è bello fare una passeggiate nel campo sterminato delle domande filosofiche. Fra i diversi libri usciti in questi anni, alcuni dei quali segnalati in questa rubrica, c’è ne è uno che da tempo pensavo di proporre, anche se il tema che tratta è davvero impegnativo: si tratta di ‘Questa non è una rosa. Manuale di filosofia, domande ed esercizi per bambini e adulti curiosi’ che i Ludosofici, alias Ilaria Rodella e Francesco Mapelli, propongono per i tipi del raffinato editore Corraini.
Come il precedente, i due autori prendono di petto quesiti fondamentali nella storia della filosofia: se avevano proposto nel volume precedente la domanda ‘chi sono io?’, ora affrontano il secolare tema del rapporto fra i nomi e le cose, che attraversa la storia della filosofia da Abelardo al novecentesco Circolo di Vienna.
Prima di introdurre il tema, ripropongono in termini diversi le definizioni di ‘filosofia’ per poi passare alla storia delle parole, ovvero all’etimologia, che spesso svela significati nascosti e rivelatori: ad esempio la parola robot deriva dal termine ceco robota che vuol dire lavoro forzato. Quindi gli automi, così amati da Asimov, nascono per essere nostri schiavi.
Ma veniamo al cuore della questione: perché diamo nomi alle cose? Per trasmetterci informazioni, per capirci, per distinguere e identificare gli oggetti. In realtà ogni popolazione attribuisce maggiore o minore rilevanza ad una classe di oggetti, specificandone analiticamente i nomi, come, per esempio fanno in una comunità nativa in Brasile, che utilizza 29 nomi diversi per indicare le formiche.
Ma la questione vera è se il nome è necessario perché la cosa corrispondente esista, ovvero ad essere dotato di realtà è il nome (e il concetto che lo sottende) o la cosa? Se noi non attribuiamo un nome ad un oggetto, questo esiste comunque? Ma se il nome attribuisce realtà alla cosa, allora anche i draghi esistono perché hanno un nome?


Naturalmente non tutti i filosofi hanno dato la stessa risposta al quesito riguardante il rapporto fra nomi ( e concetti) e le cose, fra il soggetto e il mondo reale; Democrito, per esempio, era convinto che i nomi fossero frutto della convenzione di una comunità che si accordava per chiamare cavallo proprio quell’animale lì.
Come vedete ci sarebbe da perdere la testa dietro ai rovelli che hanno impegnato moltissimi studiosi; i Ludosofici sono bravissimi a porre questioni così complesse nel modo più semplice possibile, ponendo al lettore e alla lettrice domande via via più intriganti e inserendo nel testo vero e proprio schede per scrivere le proprie riflessioni.
L’impostazione grafica, che agisce sull’impaginazione e sulla dimensione dei caratteri di stampa, e le illustrazioni di Noemi Vola rendono il libro visivamente vivace, ricco di ‘colpi di scena’, creando un vero e proprio percorso all’interno del pensiero filosofico.


Questo, come il precedente, è un ottimo testo per introdurre i giovani lettori e lettrici a un interessante percorso filosofico, da compiere, magari, insieme a genitori curiosi e disponibili. Per quanto possa essere usato anche prima, proprio per l’uso dell’astrazione che il testo comporta, consiglierei la lettura a partire dai dieci, undici anni.

Eleonora


“Questa non è una rosa”, I Ludosofici, ill. di Noemi Vola, Corraini 2019



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